15 giugno 2019

Separazione necessaria.

Siamo arrivati ai titoli di coda, visto che è arrivata anche l'ufficialità, ma Marco Giampaolo è ai saluti con la Sampdoria, dopo tre anni che hanno rilanciato la sua carriera (affermandolo come uno dei tecnici più interessanti del campionato italiano) e hanno permesso alla società di valorizzare molti profili (ricavandone anche discrete plusvalenze in sede di calciomercato).

Per capire come sarà il futuro, è meglio guardarsi indietro e capire cosa lascia questo triennio, capendo a fondo com'è andato il rapporto tra il tecnico e la società blucerchiata (interrotto nonostante un contratto fino al giugno 2020).

Giampaolo e il suo inizio alla Sampdoria: un'avventura che ha regalato diverse soddisfazioni.

Ci sono stati tanti momenti positivi di questo triennio. Se teniamo a mente come la Sampdoria sia nona nella classifica perpetua della Serie A, il tecnico abruzzese non ha fatto altro che rispettare queste aspettative. La Sampdoria si è piazzata decima nel 2016-17, nona nel 2017-18 (a pari merito con il Torino) e nona nel 2018-19.
A questo, vanno aggiunte le plusvalenze: la Sampdoria è oggi diventata come l'Udinese e vive di player trading, pratica necessaria per la sopravvivenza nel calcio d'oggi. I nomi sono tanti, ma le operazioni Torreira e Škriniar sono fiori all'occhiello per la società. La speranza è di trovare qualcuno in grado di applicare lo stesso sviluppo nei giocatori.
Nel farlo, Giampaolo ha permesso alla Sampdoria di essere una delle squadre più interessanti del panorama italiano. Tra Sarri, De Zerbi e compagnia cantante, l'ormai ex tecnico blucerchiato si è ritagliato un profilo edonistico, affascinante, quasi da contro-altare rispetto al pragmatismo che si è impossessato del nostro calcio negli ultimi anni.
Per carità, il pragmatismo non è facile da gestire e bisogna essere camaleontici per saperlo gestire (es. Allegri), ma quando alleni una squadra di metà classifica, è obbligatorio metterci qualcosa in più, anche a costo di scalare qualche posizione in graduatoria. La Sampdoria non ha nemmeno dovuto subire questa sorte, perché tutto ha funzionato abbastanza bene in questi anni.
Oltre ai profili valorizzati, io voglio sottolineare un lavoro più sottile da parte di Giampaolo, ma molto più complicato: i giocatori recuperati. Jacopo Sala sembrava ormai un giocatore da buttare e quest'anno ha invece disputato una discreta stagione; Nicola Murru sembrava un'operazione gestita malissimo e quest'anno ha giocato la miglior annata della sua carriera.
Secondo alcuni, Grégoire Defrel era da buttare dopo l'annata a Roma e quest'anno è andato in doppia cifra; Manolo Gabbiadini era inservibile dopo Southampton e invece promette bene in vista della prossima stagione; infine, Gianluca Caprari era pronto a lasciare Genova per Udine ad agosto e invece, nonostante un brutto infortunio, ha avuto il suo momento di gloria. 
Infine, c'è un dettaglio non da poco per i tifosi di Genova: i derby. Personalmente me n'è fregato sempre il giusto, ma Giampaolo ha giocato sei derby, non perdendone nemmeno uno e vincendone quattro. Ha scritto il suo nome sulla stracittadina e nella storia della società.

L'ultima recita contro la Juventus al "Ferraris", non così lontana dall'impronta vista con il suo Empoli a Torino contro la Juventus nel 2015-16.

Ovviamente non bisogna nascondersi dietro un dito per i tratti negativi. Se posso fare un paio di rimproveri al tecnico, sono alcune lunghe strisce di risultati negativi che hanno caratterizzato le prime due stagioni (nel finale della prima, la squadra rimase senza vittorie per ? gare) e la pessima gestione della seconda parte del 2017-18, dopo aver raccolto un gruzzolo di vantaggio per tornare in Europa.
Non dimentichiamo anche l'integralismo tattico a cui è stata soggetta la Sampdoria: il 4-3-1-2 ha fornito un'identità e delle volte è stato leggermente piegato (alternando una seconda punta al "10" classico che sarebbe servito), ma il modulo è rimasto in piedi per tutta la durata di questi tre anni. Un piano-B non si è mai veramente visto.
Inoltre, alcune uscite non sono state delle migliori. Alcune me l'hanno fatto inevitabilmente amare, anche per inclinazione personale («Ministro io? Non abbiamo poltrone da occupare, siamo all'opposizione»), ma frasi come quelle di Torino dopo il mancato 2-2 contro la Juventus sono da cancellare e forse segnalano un limite per il quale Giampaolo non è mai arrivato a certi livelli.
E qui casca l'asino. Chi ci perde in quest'addio? Forse più la Sampdoria che il tecnico. Non sarà facile trovare un altro valorizzatore del genere, capace di insegnare calcio con una certa sagacia. Anche Giampaolo rischia: il possibile sì alla proposta del Milan è per me fuori da ogni logica, vista l'attuale situazione rossonera e le difficoltà economiche che inevitabilmente interverranno sulla realtà del club nel 2019-20.
Tuttavia, il manager abruzzese sentiva che l'asticella fosse stata bloccata e che non si potesse crescere più di così. E sono d'accordo, ma è inevitabilmente così. Come può crescere la Sampdoria in questo scenario, in questa Serie A, con questa proprietà? Pensare altrimenti è fuorviante, visto che c'è un limite che non si può superare, se non con una super-stagione.

E ora? Giampaolo è probabile che si accordi con i rossoneri, mentre il nome più forte di queste ore per la Sampdoria è Eusebio Di Francesco. IMHO meno maestro di calcio rispetto a Giampaolo, ma su quella via. L'unica cosa che mi turba è la proposta di un triennale: se le cose non dovessero andar bene, tale accordo diventerebbe un peso enorme. E preferirei un nome in salita piuttosto che qualcuno in cerca di riscatto dopo un passo falso nella propria carriera.
La Sampdoria, invece? Un paio di cessioni ci saranno come al solito e le indiscrezioni sulla cessione del club continuano. Intanto, qualche colpo - Thorsby, Chabot e Maroni - è già stato messo in atto, in modo da tutelarsi. Aspettiamo la nuova stagione e prendiamo quest'addio per quel che è: una separazione necessaria.

Grazie, mister.

Marco Giampaolo, 51 anni, lascia la Sampdoria dopo tre stagioni.

04 settembre 2018

Che domenica bestiale.

Un risultato inaspettato, ma meritato. Una debacle di una squadra tra le candidate allo scudetto, che però non spiega tutti i suoi problemi. Una fantastica serata per un gruppo che ha rinnovato parecchio, ma che ha giocato un'ottima gara. Una Sampdoria ordinata e cinica abbatte il Napoli per 3-0, con il risultato che espande i meriti della compagine di Giampaolo.

Le due squadre riunite a centrocampo nel pre-gara per ricordare le vittime di Ponte Morandi.

La Sampdoria si presenta alla prima in casa commemorando le vittime di Ponte Morandi e con diversi cambiamenti: dentro Ekdal e Saponara dal 1', così come c'è l'esordio di Tonelli, che prende il posto di Colley. Il Napoli comincia le sue rotazioni: dentro Verdi e Diawara, fuori Callejon e Hamsik. Tutto normale per chi giocherà tante gare.
Al 1', subito occasione per il Napoli: lancio al millimetro di Allan e Insigne sbuca alle spalle di Tonelli, anticipando Audero con un lob. Peccato che il pallonetto sia troppo lento e Andersen possa rimediare senza affanni. Gli ospiti hanno il pallino del gioco, ma in pochi minuti si ritrovano incredibilmente sotto nel punteggio.
Al 10', su corner del Napoli, la squadra azzurra si fa trovare scoperta: Defrel aggancia il pallone e appoggia per Linetty, che lancia il contropiede. Appena ricevuta la palla sulla linea di centrocampo, Saponara cambia lato di prima e serve Defrel, che fatica nel controllo, ma poi spara un gran destro di controbalzo per battere Ospina: 1-0.
In vantaggio a sorpresa, la Sampdoria non cambia la sua attitudine: ordinata uscita della palla, passaggi corti e squadra stretta, con il difetto di essere deboli sui lati. Il Napoli tenta di impensierire Audero, ma né un sinistro di Milik né una punizione di Insigne impensieriscono il portiere blucerchiato. E anzi, arriva il raddoppio.
Al 31', palla perfetta di Ekdal per la corsa di Bereszynski, che mette in mezzo un pallone rasoterra. Quagliarella aggancia e realizza di non avere spazio per il tiro, scaricando la sfera sul vicino Defrel: il francese esita, ma alla fine calcia e trova pure la fortunata definizione di Albiol, che spiazza di fatto il portiere: doppietta e 2-0.
Il primo tempo finisce così, con l'ammonizione del neo-entrato Ramirez per fallo su Allan: purtroppo l'infortunio di Saponara l'ha costretto ad alzare bandiera bianca nei primi 45'. Ancelotti punta su due cambi per la ripresa, sostituendo gli evanescenti Insigne e Verdi per una trazione migliore, inserendo Mertens e Ounas nella ripresa.
Purtroppo per gli ospiti, i cambi producono qualcosa, ma non il cambiamento di cui avrebbero bisogno. Le occasioni migliori arrivano da un colpo di testa di Milik (parato centralmente da Audero), da una carambola Andersen-Audero su un cross di Ounas (fuori) e da un tiro rasoterra di Mertens (anche questo salvato agevolmente).
Nella girandola di ammonizioni e sostituzioni, arriva non solo il gol che chiude la gara, ma un vero e proprio capolavoro. Su un cross debole di Bereszynski, al minuto 74, è Quagliarella a gelare Koulibaly e Ospina con un tacco dalle sembianze quasi animali: come un granchio, il 27 avvolge la palla nel suo tacco e segna uno dei gol dell'anno.
La partita finisce sostanzialmente lì. La Sampdoria si chiude dietro e completa i cambi, mentre il Napoli ci prova per altre due volte: il destro di Milik finisce fuori di poco, mentre l'assist dello stesso polacco trova Mertens a centro area, ma non basta anticipare Audero in uscita, perché il numero 14 mette la palla alta.

L'umiltà di Fabio Quagliarella, uno che non esulta perché gli amori vengono prima delle emozioni istantanee.

Audero 6.5; Bereszynski 7, Andersen 7, Tonelli 7.5, Murru 6.5 (dal 13' s.t. Sala 5.5); Barreto 6.5, Ekdal 7.5 (dal 38' s.t. Ronaldo Vieira s.v.), Linetty 7; Saponara 6.5 (dal 35' p.t. Ramirez 5.5); Defrel 8, Quagliarella 7.5

Al di là dello scarto - che mi è sembrato esagerato: la produzione di xG è stata la stessa tra le due squadre -, la vittoria della Sampdoria è stata iper-meritata. Una prestazione di squadra, che ha dimostrato come gli aggiustamenti rispetto a Udine abbiano funzionato. E soprattutto come alcuni elementi siano fondamentali per questa squadra.
Come detto già dopo la prima gara, Ekdal è un buon interprete per il ruolo di regista: non è Torreira, ma ha eleganza, calma e raziocinio sufficiente per giocare in quella posizione. Tonelli ha esordito con una prestazione super, mentre Saponara - nonostante un problema muscolare che l'ha costretto all'uscita dopo 35' - ha mostrato altri buoni spunti dopo Udine.
Problemi? Continuo ad avere qualche dubbio su Audero e Murru. Il portiere ha mostrato ancora una volta talento nell'uno contro uno, ma il suo gioco di piede non è lontanamente vicino a quello di Viviano e bisognerà lavorarci. Per il terzino, invece, rimane il problema dei suoi buchi difensivi, non sfruttati adeguatamente dal Napoli nei primi 45'.
La coppia d'attacco, invece, sembra aver carburato. Al di là del capolavoro di Quagliarella, Defrel si muove, corre tanto e sembra esser tornato il giocatore che a Cesena mi aveva stupito. Nota di merito anche per Rolando Vieira: entrato nel finale, il ragazzo è un diamante grezzo. Molto duro nei contrasti (forse troppo), ma buona visione di gioco.
E il Napoli? Abbiamo capito una cosa, che avevo già intuito durante il calciomercato estivo: ho il dubbio che Verdi e Insigne non possano giocare insieme, ma solo alternarsi. Entrambi amano impostare il gioco e far gravitare il pallone attorno a sé, ma non è possibile nel 4-3-3 del Napoli, con Callejon che sembra ancora più importante che nella gestione Sarri.
Ora c'è la pausa, con la Sampdoria che ha colto un successo importante: al ritorno dallo stop internazionale, la squadra giocherà contro un Frosinone ancora senza un gol all'attivo e soprattutto fanalino di classifica con un punto. La speranza è di spingere e guadagnare un'altra vittoria, specie dopo una domenica bestiale come questa.

La squadra festeggia il 3-0 finale sotto la Gradinata Sud.

29 agosto 2018

Inizio amaro.

Un'ora di pieno sonno e una preoccupante involuzione, dovuta a molteplici motivi: si va da quella che è sembrata una scarsa condizione alla difficoltà di integrare nuove soluzioni in un progetto tattico che è sempre uguale, ma che richiede nuovi eroi. La Sampdoria di Udine è stata tutta nella mezz'ora finale, ma non è bastata ad evitare la sconfitta per 1-0 in Friuli.

Marco Giampaolo, 51 anni, somatizza bene la sconfitta di Udine.

La Sampdoria si presenta a Udine con il solito 4-3-1-2: senza due-tre pezzi fondamentali del passato, Barreto è il regista per questa gara, mentre Colley, Audero, Jankto e Defrel sono alla prima assoluta in A con la Doria. Dall'altra parte, Julio Velázquez è reduce dal 2-2 di Parma e conta su De Paul e Machis per supportare Lasagna.
Il primo tempo è stato un dominio dei friulani. Già al 3' Audero tenta un'uscita avventurosa, ma fortunatamente Lasagna non lo punisce da 45-50 metri. Appena tre minuti più tardi, è Fofana a provare la conclusione dopo una respinta su angolo, ma ancora Audero si rende protagonista, evitando il peggio.
Ma al 9' l'Udinese passa in vantaggio: palla in diagonale da Fofana a De Paul, con l'argentino che finta di servire Samir sul taglio. Bereszynski segue correttamente il taglio dell'avversario ed è allora Andersen che dovrebbe uscire sull'argentino, ma il danese esita. Colley prova a coprire al posto suo, ma è tardi: Audero non può nulla ed è 1-0.
I padroni di casa non si fermano qui: palla in profondità per Lasagna, ma Audero è miracolo in uscita. Altri tre minuti e al 18' il portiere della Samp pone un altro mattoncino per salvare la squadra, stavolta su un colpo di testa di Behrami. E al 25' una sponda di Lasagna serve Machis, che corre alle spalle di Murru: un salvataggio con la faccia dell'estremo difensore doriano evita il 2-0.
Fortunatamente, il secondo tempo è diverso. L'Udinese rallenta e non è più lo tsunami dei primi 45', anzi la Samp sfiora il pareggio con una gran giocata di Defrel: servito da Quagliarella, l'ex Roma punta Nuytinck e lo salta parzialmente, quanto basta per trovare lo spazio affinché parta un tiro mancino. Purtroppo la palla finisce sul palo.
Dopo una girandola di sostituzioni e ammonizioni, la Samp deve aggiustare il tiro in campo per trovare il pareggio. Il merito è del cambio tra uno spento Jankto e il neo-arrivato Ekdal, sistemato nel ruolo di regista al posto di Barreto, con il paraguayano di nuovo mezzala. Subito Bereszynski impegna Scuffet al 70', ma il meglio deve arrivare.
Al 76' Kownacki sfiora il palo con un suo tiro da dentro l'area, mentre Linetty ha due conclusioni che per poco non centrano il pareggio: prima il pallone sfiora il secondo palo, poi il polacco impegna Scuffet in una parata complicata. E nel finale è Ekdal a essere contrato da Behrami a un passo dall'1-1. Purtroppo è l'ultima chance.
Infatti, l'Udinese ha persino un paio di occasioni nel finale per raddoppiare: Teodorczyk al 91' salta sia Murru che Andersen, ma non trova la porta di fronte ad Audero. E due minuti più tardi è Mandragora a impegnare il portiere della Sampdoria, costretto al corner. Finisce 1-0 per l'Udinese: forse meritatamente, ma il pareggio non era lontano.


Audero 6; Bereszynski 5.5, Andersen 5.5, Colley 5.5, Murru 5; Linetty 6, Barreto 4.5 (dal 24' s.t. Ekdal 6.5), Jankto 5; Ramirez 5 (dal 13' s.t. Saponara 6.5); Defrel 6, Quagliarella 5.5 (dal 27' s.t. Kownacki 6).

C'è un primo problema enorme da risolvere ed è quello del regista. Un problema che scorporato su due piani: se sostituire Torreira è semi-impossibile, mettere Barreto in quel ruolo dal 1' è stato un suicidio. Ekdal ha sicuramente rappresentato una soluzione migliore e chissà che persino il giovane Rolando Vieira non possa fin da subito essere un'opzione preferibile al paraguayano.
Il secondo ostacolo è il terzino sinistro: contro Machis, Murru è sembrato inadeguato, proprio come l'anno scorso, nonostante Strinic non ci sia più e lui abbia avuto la certezza di fare il titolare fin dal ritiro. La speranza è che Junior Tavares lo scavalchi nelle gerarchie, ma i 12 milioni messi a bilancio la scorsa estate pesano tutti. Ognuno di loro.
E davanti? Davanti il reparto sembra spoglio, vista l'età di Quagliarella e la poca fiducia in Caprari. Tuttavia, Defrel è sembrato pimpante e reattivo, sfiorando persino il suo primo gol in blucerchiato. Sopratutto il duo di trequartisti sembra nettamente migliorato, visto che Ramirez ha le sue prove incolori, ma Saponara è entrato bene nella ripresa.
Sull'Udinese non ho molto da dire: nel pre-campionato l'ho messa tra le papabili per la retrocessione, nonostante le prime due giornate di campionato e la buona rosa dal centrocampo in su provino altro destino per i friuliani. Julio Velázquez sta lavorando bene, ma ho timore che il reparto difensivo - soprattutto Scuffet - costeranno punti cruciali al club bianconero.
E ora? C'è il Napoli, una squadra che non battiamo da otto anni: l'ultima volta fu il 16 maggio 2010, il giorno dell'approdo in Champions League. Eppure anche la sola strada per tornare in Europa League - con questa squadra, questa condizione e meccanismi da raffinare - sembra lontanissima. Questo è stato un inizio amaro, speriamo che il proseguimento sia migliore.

Julio Velázquez, 36 anni, alla prima vittoria da allenatore in Serie A.

20 agosto 2018

Stagione che viene, eroi che trovi.

L'estate è finita (o quasi). La durata ristretta del calciomercato - grazie a Dio: non solo per ragioni logistiche, ma proprio di sopravvivenza lungo il caldo estivo - ha permesso alle squadre di Serie A di tracciare un bilancio al momento della prima giornata. E sebbene le tremende vicende del crollo di Ponte Morandi abbiano rinviato l'esordio della Sampdoria in campionato, si può tirare le somme prima della fine di agosto.

Marco Giampaolo, 51 anni, e una barba che cresce parallelamente alle difficoltà sul mercato.

A giugno avevo scritto che la Sampdoria difficilmente avrebbe potuto colmare la distanza che l'ha separata dall'Europa, ma c'erano delle cose da sistemare e dei legittimi dubbi. Come se la sarebbe cavata Osti senza la stampella Pecini? Chi sarebbe rimasto e chi sarebbe andato via? Quanto l'arrivo di Sabatini avrebbe condizionato il tutto in salsa sudamericana? E quali giocatori avremmo perseguito per la terza annata targata Giampaolo?

MERCATO IN USCITA - Voto 7-
(voto agosto 2017: 8,5)

Alla fine dello scorso campionato, la necessità era di liberarsi di alcuni pesi morti, in senso economico e tecnico (quindi non funzionali al progetto). Mentre si è fatta un po' di pulizia e si è usata la collaborazione con la Vis Pesaro per dare ad alcuni giovani minuti in Lega Pro, comunque alcuni punti sono clamorosamente mancati.
Vasco Regini e Jacopo Sala sono ancora a Genova, certificando come l'uscita dei due sia ormai virtualmente impossibile: il primo per motivi tecnici, il secondo per motivi economici (l'operazione con l'Hellas Verona del gennaio 2016 è una spada di Damocle sulle spalle della Samp). Rimangono in rosa, a disposizione di un tecnico che non credo conti su di loro.
Qualcun altro, invece, è andato via. Finalmente Ricky Álvarez è partito per il Messico - sfruttando la rescissione e firmando con l'Atlas -, mentre Matias Silvestre ha deciso di giocarsi le sue carte a Empoli, dove potrà fare da chioccia. Dispiace per la partenza di Emiliano Viviano, che ha trovato una chance unica di andare allo Sporting Lisbona per virtualmente chiudere la carriera.
Ci sono invece addii che erano annunciati, a partire da quello più grosso: Lucas Torreira ha salutato Genova dopo un biennio straordinario, accompagnato da un Mondiale da meritato protagonista. E quando finalmente l'Uruguay l'ha lasciato esprimere, l'Arsenal ha pagato 30 milioni di euro per averlo. Peccato per la clausola: per me, Lucas ne valeva 45-50 di milioni.
Allo stesso modo, si è scelto di lasciar andare Gian Marco Ferrari, ritornato al Sassuolo di fronte a una cifra impossibile per il riscatto. Se in fase di costruzione è stato utile, ha mostrato troppe debolezze nella seconda parte della stagione. Peccato anche per Ivan Strinić, ora ai box per un problema al cuore, ma passato al Milan dopo aver giocato la finale del Mondiale: per sei mesi, è stato il miglior terzino visto al Doria nell'ultimo lustro.
Diverse le operazioni di piccola taglia: sono curioso di vedere come si evolveranno le carriere di Michele Rocca e Giacomo Vrioni (rispettivamente in prestito a Livorno e Venezia), mentre ci saluta Andrés Ponce, trasferitosi all'Anzhi dopo tante premesse non rispettate. Allo stesso modo, Federico Bonazzoli ha una chance unica in un ambiente tranquillo come Padova.
Dopo tanta attesa, Valerio Verre è (giustamente) andato in prestito a Perugia, dove potrà giocarsi meglio le sue carte; lo stesso vale per Leonardo Capezzi a Empoli. Andrea Tozzo avrà un avanzamento di carriera in prestito all'Hellas Verona, mentre David Ivan - ve lo ricordate il gol al Palermo? - è finito alla Vis Pesaro. Ouch.
Chiusa finale su due pupilli personali e sulla cessione principale. Lorenzo Šimić e Filip Đuričić non faranno parte della Samp 2018-19: IMHO, due grandi errori. Šimić ha fatto discretamente a Empoli e Ferrara, ma Giampaolo non l'ha giudicato adatto al suo gioco (è rimasto in prestito alla Spal); il serbo ha vissuto quattro mesi straordinari a Benevento e ora dispenserà calcio a Reggio Emilia, sempre sotto De Zerbi.
Il finale è per Duván Zapata. Personalmente la cessione non mi trova in disaccordo: la cifra è consistente (14+12 = 26, ben più di quelli pagati al Napoli nell'agosto 2017), così come la sensazione che Giampaolo non fosse pienamente convinto dal centravanti. E neanche cederlo all'Atalanta è il problema, bensì non avere in mano un vero sostituto alla fine del mercato.

Duván Zapata, 27 anni, partito a sorpresa verso Bergamo.

MERCATO IN ENTRATA - Voto 6+
(voto agosto 2017: 7+)

Se da una parte le partenze sono state limitate (Praet e Bereszynski sono rimasti, invece pensavo sarebbero partiti), dall'altra le entrate sono state diverse, sebbene nessuna faccia urlare al colpo del secolo. Un paio ci si avvicinano - per necessità tecniche -, ma servivano tre colpi: un terzino sinistro, un regista per il post-Torreira e un altro centravanti. Diciamo che non siamo vicini a questo scenario.

Partiamo dai piccoli colpi: Vid Belec è rimasto con l'impressione di fare il secondo, ma sarà il terzo, perché la Sampdoria ha firmato Rafael - svincolato dal Napoli dopo quattro anni con tante ombre - come back-up. Gabriele Rolando è tornato dopo un ottimo anno a Palermo, ma parte da quinto terzino: un peccato. 
Bene invece il ritorno alla base di Maxime Leverbe, che era stato seguito dal Cagliari e che potrebbe essere il quarto o quinto centrale. Dipende come consideriamo Alex Ferrari, che per me è un esterno di fascia destra, quindi in competizione con Sala e Bereszynski: un giocatore volenteroso, che potrebbe essere utile in qualche momento della sstagione.
Per sostituire Viviano, la Sampdoria ha scelto Emil Audero: personalmente avrei evitato un affare di compra y recompra con la società più forte dello scenario italiano, ma il portiere di scuola Juventus ha fatto benissimo a Venezia e chissà che non si confermi a Genova.
Perché il mercato in entrata è stato appena sufficiente? Perché i giocatori sono arrivati, ma non sembrano aver colmato i tre buchi di parlavo a inizio paragrafo. Partiamo da davanti: ho apprezzato molto Grégoire Defrel tra Cesena e Reggio Emilia, ma il giocatore visto l'anno scorso a Roma - 20 presenze, una rete (su rigore) - non può valere 18,5 milioni di riscatto a fine anno.
Una vera e propria rapina a mano armata, inspiegabile per lo stato del francese, che comunque - nel sistema di Giampaolo - credo possa far bene. Serviva un regista per il post-Torreira? Saltato il ritorno di Obiang, si è puntato su un mix: da una parte l'esuberante gioventù di Rolando Vieira (arrivato dal Leeds per 6,5 milioni), dall'altra la solida esperienza di Albin Ekdal (che ho visto piuttosto in forma al Mondiale e non è costato praticamente nulla, quindi bene).
Per rinnovare parzialmente la difesa, due azzardi o scelte esotiche (lo scopriremo a fine campionato): Omar Colley è un difensore molto fisico, arrivato dal Genk e che va idealmente a sostituire Silvestre. Dovrebbe giocarsi il posto con Andersen, così come Júnior Tavares dovrebbe giocarselo con Murru: una scelta sudamericana in pieno stile Sabatini, ma forse sarebbe servito un terzino dal profilo molto più solido.
Ci sono però anche delle note positive. La prima è Jakub Jankto: la Sampdoria ha prelevato un giocatore stanco di rimanere a Udine, ma che può beneficiare dal passaggio tra le mani di Giampaolo. Dopo aver giocato da esterno in Friuli, l'obiettivo è trasformarlo in una mezzala: trucco già riuscito con Praet, perché non con lui?
Ma soprattutto Giampaolo riabbraccerà due pretoriani del suo anno a Empoli (costo complessivo dei riscatti a 16,5 milioni di euro): il primo è Lorenzo Tonelli, che è finalmente arrivato alla Sampdoria dopo 18 mesi di inseguimento a Napoli, dove la sua figura è stata poco valorizzata. Il tutto nonostante la presenza di Sarri: una cosa che non riuscirò mai a spiegarmi.
L'altro arrivo - al fotofinish - è quello di Riccardo Saponara, che ha giocato la miglior stagione della sua carriera sotto Giampaolo. Il 4-3-1-2 è tagliato per la sua presenza e sacrificare Ramírez qualche metro più avanti - piuttosto che passare al 4-3-2-1 - è la maniera giusta per far convivere tutti in pace. E personalmente non vedo l'ora di rivedere il giocatore ammirato a Empoli.

Si comincia domenica prossima, quando la Sampdoria sarà impegnata a Udine contro una squadra dai mille punti di domanda. Noi ne abbiamo di meno, ma la tensione tra Osti e Giampaolo, l'1-0 striminzito contro la Viterbese in Coppa Italia e un tecnico scontento per il mercato non depongono a favore del 2018-19, che rischia di essere una stagione incolore per la Sampdoria.

Lorenzo Tonelli, 28 anni, ha firmato per la Sampdoria dopo un anno e mezzo di inseguimento.

05 giugno 2018

Sulla riva del fiume.

Si ride, si scherza e si sogna. Oddio, sognare fa male: in questo biennio (soprattutto nella stagione appena conclusa), abbiamo visto come volare vicino al sole ci riduce come un novello Icaro del calcio contemporaneo. Però è giusto che la Sampdoria si faccia una domanda: quali sono le prospettive del prossimo futuro? Perché in questi giorni c'è un filo di confusione.

Dawid Kownacki, 21 anni, un giocatore su cui impostare il futuro.

Partiamo da quello che c'è stato, da una verità inconfutabile. Non fatevi ingannare dalla vittoria contro la Juventus, dalla partenza monstre di questo campionato o dalle strisce positive di quello passato: la nostra realtà è questa, quella di chi deve combattere per sopravvivere e può permettersi al massimo la parte sinistra della classifica.
Se l'anno scorso è stato una discreta indicazione in tal senso, quest'anno l'ha confermato. Paradossalmente, ero più preoccupato quest'anno, dopo aver perso diversi giocatori, piuttosto che nell'estate 2016, quando il fallimento del "progetto" Montella aveva generato un vuoto di panchina e un grosso punto interrogativo sul futuro.
Viene anche da chiedersi quale debba essere il giudizio sull'operato di Marco Giampaolo e sui suoi due anni alla guida del Doria. La risposta è semplice: nonostante il difetto dell'integralismo (un giorno qualcuno morirà di 4-3-1-2 e fantasia), l'allenatore abruzzese ha fatto un buon lavoro, portando la squadra due volte al 10° posto.
Non che manchino i difetti, eh. Il rendimento lunatico della squadra fa parte di un gruppo con un'età-media bassa (soprattutto al primo anno), ma dev'essere anche superato a lungo andare. Non possiamo permetterci il luna park emozionale, perché se ti dicesse bene è il 16 maggio 2010... ma se ti dicesse male, è il 15 maggio 2011.
Non ero così spaventato dall'eventuale partenza di Giampaolo. Ho sempre pensato che una novità ci avrebbe fatto bene, specie in una Serie A così livellata verso il basso, dove rischiare la retrocessione è un'impresa. Persino il Chievo più brutto degli ultimi anni e un Cagliari inguardabile sono riusciti a confermarsi nel campionato appena concluso.
E poi c'è la valorizzazione del parco tecnico, che conduce alla politica di player trading intrapresa negli ultimi anni. Politica verso cui sono favorevole, perché non c'è alternativa: la classe media non esiste più - a meno che non ti chiami Atalanta e il tuo progetto tecnico sia a prova di bomba - e bisogna pur sopravvivere in una qualche maniera.
Guardiamo ai lati positivi: siamo partiti dal luglio 2014, quando due giocatori di proprietà della Sampdoria hanno presenziato alla finale del Mondiale (Shkodran Mustafi da una parte, Sergio Romero dall'altra) e ci ritroviamo quattro anni più tardi con ben cinque giocatori che andranno a giocarsi Russia 2018 (e tre che forse l'avrebbero meritato e sono rimasti esclusi). Non è poco in questo mare di incognite.

La partita non contava nulla, ma le parole di Giampaolo nel post-gara non lasciano intravedere nulla di buono.

E poi? E poi ci sono comunque i dubbi, che permangono sulle nostre teste. Perché la dirigenza è in ristrutturazione, perché Daniele Pradè si sta per accasare all'Udinese e perché la possibile partenza di Riccardo Pecini - vero asso nella manica della Sampdoria dei tempi recenti - in direzione Empoli rischia di essere una botta dalla quale sarebbe difficile riprendersi.
Già, perché l'iper-lodato d.s. Carlo Osti è sempre lo stesso che ha condotto campagne acquisti con poca prospettiva senza un attento lavoro di scouting a sostenerlo. Ricordiamoci che la sua prima campagna acquisti ha annoverato l'acquisto di Fornasier, De Vitis, Gianluca Sansone, Barillà e il primo Petagna: non brillantissimo, ecco. 
Quindi attenzione, perché il mercato è il campo in cui ci giochiamo una serena sopravvivenza e non bisogna lavorarvi a cuor leggero. Lo stesso mercato da cui arriveranno delle necessità, perché la lista dei partenti rischia di esser lunga, a partire da quel Lucas Torreira che sembra non solo incamminato verso una grande carriera, ma che è già lontano da Genova.
A lui potrebbero aggiungersi Dennis Praet (la clausola da 26 milioni è una sicurezza, ma il mercato è gonfiato e qualcuno ci proverà), Emiliano Viviano (Sporting Lisbona, Parma e Bologna han già bussato), Bartosz Bereszynski (in un'epoca senza terzini, il polacco vale oro) e persino Gianluca Caprari (che ha deluso e dovrebbe ripartire altrove).
E cosa serve di preciso a questo club, qualora tutte queste pedine si muovessero? Beh, non servono solo i sostituti, i cui nomi potrebbero far piacere e produrre ulteriori plusvalenze: se arrivassero Skorupski, Zajc, Sensi, Widmer e un Bruno Petković (quest'ultimo per dare più spazio a Kownacki), sarei più che contento.
Poi ci sono anche le necessità immediate. Un vero terzino sinistro, visto che l'unico buono ha firmato per il Milan a costo zero e gli altri tre di questa stagione - Murru, Regini e Dodô - non ne facevano uno buono ASSIEME. Un regista, che non può esser come Torreira, ma deve andare in quella direzione, giocando sul corto.
Prioritaria è la dismissione di asset dannosi dal punto di vista tecnico, come Sala, Álvarez e soprattutto Regini, magari scegliendo anche un capitano più prestante. O di quelli economicamente pesanti a lungo termine: Barreto e Silvestre possono rimanere se accettano un ruolo minore, altrimenti è giusto che partano.

P.S. Una chiusura finale la voglio dedicare all'ipotesi De Zerbi, circolata per un mesetto alle voci di un Giampaolo verso Napoli (e che mi avrebbe fatto piacere vedere al "Ferraris"). Oggi l'ex tecnico del Benevento riparte da Sassuolo, una buona piazza per mettere in piedi un laboratorio tattico, nonostante Iachini abbia garantito loro un altro anno in A. Vedremo nell'estate 2019 che valutazioni faremo.

Lucas Torreira, 22 anni, probabilmente saluterà: è stato comunque bellissimo.