31 dicembre 2011

Rivoluzione silenziosa.

Fiumi di parole sono passati sulla Samp, su quello che è successo nel 2011, su tutto ciò che si è sbagliato e si poteva fare meglio.. nel farvi gli auguri di un buon 2012 - sia sportivo che personale - non posso che dire che aspetto di vedere come ci si muoverà nel mercato di Gennaio e, sopratutto (aspetto da non sottovalutare), se Iachini verrà lasciato al suo posto per molto tempo, nonostante stia - almeno a quando scrivo - facendo peggio di Atzori.

Fatta questa premessa, vi lascio con una famosa citazione di Thomas Jefferson, più utile per uno Stato che per una società di calcio, ma che fa capire l'andazzo che potrebbe prendere la situazione in casa blucerchiata se le cose a fine Gennaio non fossero soddisfacenti..

"I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero aver paura dei popoli."

E ancora un ultimo consiglio per la proprietà, nell'agire con giudizio nel primo mese che verrà dell'anno nuovo:

"Non vi sono certezze, solo opportunità."

Nel caso le cose andassero male, consiglio a tutti una rivoluzione silenziosa: non assalti alla squadra, minacce di morte sui muri di Bogliasco o piazzate minatorie ad allenatore e giocatori. Bensì una attiva ma non violenta contestazione, mirata: stadio vuoto nelle partite casalinghe, striscioni di protesta contro la proprietà, la dirigenza ed i giocatori e totale disinteresse (se non vero, almeno apparente) per coloro che stanno portando questa società alla rovina. Su tutti, la maglia.. ma di certo, non bisogna neanche esser fessi e sostenere a tutti i costi coloro che non stanno facendo il necessario per salvare il salvabile. Detto questo, è un mio consiglio personalissimo e non un'indicazione di massa. Certo, abbiamo sostenuto l'insostenibile l'anno scorso e si è vista come è andata. Forse il modo per smuovere l'ambiente non è quello.

Auguro quindi a tutti i sampdoriani veri un buon anno e soddisfazioni maggiori, dalla vita e dalla nostra benamata.


Tifose blucerchiate che piangono al termine di Samp-Palermo del 15 Maggio 2011.

27 dicembre 2011

Dateci l'Oscar.

Ha colmato il vuoto lasciato da Cassano, sono sicuro che farà bene. Ha aumentato l'entusiasmo di dieci volte. Ho provato a offrire Pazzini alla Juve. Pazzini ha voluto andare via. Capisco che i tifosi possano essere delusi e che ci sia qualche critica, ma se si passa ad un livello superiore, mollo tutto. La corda è molto tesa e ci vuole poco perché si spezzi. Segnare nel derby mi farebbe piacere. Alla Samp non avevo più stimoli. Conquisteremo la salvezza. Questa Sampdoria vale di più della posizione che occupa in classifica. Possiamo tranquillamente centrare la salvezza. La squadra ha grandi mezzi, si riprenderà. Tornare alla Roma? Lì ci sono le mie origini. Non firmo per il pareggio. Siamo tutti sotto esame. Non mi dimetto. Avanti con Cavasin, anche se la scossa non è arrivata. Restiamo in sella anche in B. Lotteremo con le unghie e con i denti. Con Cassano e Pazzini mi divertivo di più. Paghiamo mille pareggi, nonostante un attacco formidabile. Non sono un fenomeno, di più. Ce la faremo. Proveremo a vincere il derby. La retrocessione sarebbe un danno enorme. Abbiamo ancora fame. Io sono ottimista, ce la possiamo fare. Tanti errori, ripareremo. Farò meglio di papà. Tanti gol per il ritorno in A della Samp. Rimango alla Sampdoria per dimostrare quello che valgo. Affrontare la B a testa alta, lasciandoci alle spalle gli errori commessi. Io dimissionario? Smentisco categoricamente. I sei mesi alla Sampdoria sono stati un inferno. E' una rosa di un'altra categoria. Non è un vantaggio essere favoriti. Con Atzori, la squadra ha un futuro. Vogliamo arrivare in finale di Coppa Italia. Ne vinciamo nove delle prossime dieci. Ora non abbiamo più alibi. Nessuno vince il campionato alla nona giornata. C'è delusione, ma andiamo avanti con Atzori. Basta trattamenti con i guanti bianchi. Iachini tecnico vincente, scelta naturale. Cerezo ci aiuterà a costruire una rete di osservatori internazionali, sul modello Udinese. Voglio la nazionale. Chiedo scusa ai tifosi. Io ci credo nella Serie A. La Sampdoria non ha giocatori di personalità. Palombo merita la Serie A. Voto zero all'U.C. Sampdoria. Adesso abbiamo il dovere di porre rimedio alle valutazioni fatte in precedenza.

Se fosse un film, sarebbe "Il Silenzio Degli Innocenti". Se fosse stato un progetto serio, sarebbe arrivata l'Europa un anno sì ed un anno. Se è realtà, si chiama Sampdoria dell'anno solare 2011, il peggiore della sua storia. E nonostante questo, non pensate che ci meritiamo un Oscar, per i migliori attori non protagonisti (perché non al centro dell'attenzione e non responsabili dei disastri di quest'anno, ahimé) in un film drammatico? Fateci un pensierino.

I giocatori della Samp 2010-2011 dopo Samp-Palermo e la retrocessione matematica.

24 dicembre 2011

L'Amleto blucerchiato.

"Essere o non essere, ecco la questionese sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine. Morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare."
Così parlava William Shakespeare - attraverso il personaggio di Amleto - nel suo famoso monologo facente parte della tragedia che prende il nome dal protagonista sopracitato. Certo, lungi da noi buttarci nella letteratura (non ne ho le facoltà), ma di certo si può cercare l'accostamento tra l'Amleto di Shakespeare e una sorta di Amleto blucerchiato che in queste ore si starà ponendo gli stessi dilemmi. Facile capire che parliamo di Angelo Palombo, 30 anni, da Ferentino, capitano di lungo corso nella storia blucerchiata, da dieci anni con la maglia doriana addosso e da quasi quattro condottiero della nostra ben amata. La domanda, più insistente fra tutte, che lui - ma anche noi - si starà ponendo è: "Restare o non restare, questo è il problema. Se sia più nobile soffrire le dichiarazioni di un direttore sportivo imprudente e poco rispettoso della mia storia in questa società oppure lottare, con tutte le mie forze, per rimanere fedele a questa bandiera. Rimanere, partire. Risalire, forse sognare."

Fatta questa parafrasi non certo impeccabile, possiamo concentrarci sul fatto che se ne sono dette tante sul numero 17 blucerchiato in questi mesi. Dopo la retrocessione ed il pianto davanti ai tifosi, era normale aspettarsi che la sua volontà fosse quella di rimanere, nonostante le voci di una partenza imminente e addirittura di una vendita il 31 Agosto alla Fiorentina per sette milioni e mezzo di euro, rifiutata dallo stesso Angelo. Segno di come la Sampdoria gli sia dentro, sia una parte di lui indelebile nel suo cuore. Poi, il rendimento durante questo campionato (come quello scorso, obiettivamente scadente per un buon giocatore come lui) ha reso tutto ancora più complicato, con la società molto decisa nell'incassare quel poco di soldi che la "carcassa" (chiaramente sportiva) di Palombo può portare nelle casse di questa società molto disorganizzata.

Chiaramente, per dare un'opinione a riguardo, bisogna lasciare da parte i sentimentalismi. Che Palombo sia - e sopratutto, rimarrà - un pezzo della Samp, non c'è dubbio. A confermarlo anche le dichiarazioni degli ultimi giorni, nelle quali sembra che il capitano ribadisca la sua volontà di rimanere alla Samp. E' indubbio che una partenza a Gennaio, dopo i buoni propositi di inizio anno di riportarci in A con il suo contributo, sembra di cattivo gusto; ma neanche si può pretendere che un uomo d'onore e rispettoso - come Palombo si è dimostrato in questi anni - voglia rimanere se è indesiderato dalla società. Parole come quelle di Riccardo Garrone (che, quando si tratta di cessioni, è sempre in prima linea: Garrone: "Palombo merita la Serie A") non lasciano spazio a molti dubbi. Viene da chiedersi perché la merita adesso e non a Giugno: forse perché si è capito che la A è molto lontana e si cerca d'incassare quei due spiccioli che possano riempire le casse languide della società?

Fare una valutazione su tutto questo è difficile, perché il cuore dei sampdoriani è contento - nonostante tutto quello che è successo quest'anno - di avere ancora una bandiera da sventolare. Molti club potranno avere risultati, soldi e grandi competizioni europee da giocare, ma non hanno un simbolo come il nostro. Totti alla Roma e Del Piero alla Juve potrebbero essere degli esempi. Ma ho sempre pensato che più in basso si scende, più grande è il rispetto per la bandiera che sventola. Facile per Del Piero restare alla Juve in B, sapendo che la A - con una squadra come quella che aveva la vecchia signora in B - era semi-assicurata. O facile per Totti rimanere a Roma, sapendo che sulla sua busta-paga c'è un contratto di 5 milioni d'euro l'anno ed un posto da dirigente. Un po' meno facile è quando la tua società è a pezzi, non c'è un futuro chiaro per i colori ai quali ti sei affezionato e tu stesso non ti senti più indispensabile come prima. E rispetto Palombo per questo, sopratutto come uomo. Ma sarei cieco a non fare anche un'analisi razionale su ciò che accade perlomeno in campo. Perciò, bando ai sentimentalismi e tentiamo di farla.

Da una parte, c'è il rendimento in campo del giocatore; dall'altro, il rispetto nei suoi confronti e le motivazioni che possono indurlo a rimanere o partire. Il giocatore vs. la bandiera, il professionista vs. l'uomo, la razionalità vs. l'irrazionalità. Una visione dualistica che non può essere che tale per i sampdoriani. Ma proviamo comunque a razionalizzarla.

Il rendimento sul campo di Palombo è in discesa negli ultimo anno e mezzo. Credo che questo sia sotto gli occhi di tutti. Personalmente, non condivido la tesi di chi addita i meriti del "Palombo regista" alla presenza di Cassano. Palombo diventa regista nel momento in cui Mazzarri - allenatore del 2007-2008, anno del sesto posto e di sessanta punti - realizza che Volpi non sia più indispensabile. Lo mette in panchina, trasforma Palombo in regista, Franceschini in un corridore instancabile dai piedi non sopraffini e Sammarco o Delvecchio negli incursori che devono sfruttare i corridoi aperti da Cassano e Bellucci. E' una scelta coraggiosa, che paga, perché l'Angelo blucerchiato, a 27 anni, era pronto al salto di qualità: diventa un regista di discreto livello, raggiunge la nazionale e nessuno lo stacca più da quel posto. Forse lì nasce una parte dei demeriti tecnici di Palombo: nessuno è stato in grado di metterlo in discussione. Non posso fare a meno di notare che quest'anno il solo Atzori, in due partite, lo ha messo in panca: è stato fatto giocare anche in condizioni precarie sia di forma che - sopratutto - di rendimento. Una buona gestione tecnica non fa queste cose: vedi Pirlo al Milan, messo coraggiosamente via da Allegri, ma capace di trovare alternative al neo-juventino.
Dopo la Champions League conquistata sotto Delneri, Palombo era all'apice del rendimento: lì nessuno è stato in grado di vedere, ma sopratutto di ammettere, che Angelo è un discreto regista, ma non è un Xabi Alonso, un Pirlo o - per metterla su livelli più normali - un Corini o un Volpi. E' un mediano adattato, fa il suo, ma non può tirare la carretta da solo: con la partenza di Cassano e Pazzini, questi demeriti si sono anche accentuati oltre i loro limiti, almeno in A. In B, invece, ci si aspettava che la sua esperienza gli permettesse di avere la meglio rispetto a centrocampisti dinamici, ma inesperti. Non è successo: chiaro che sia un'opinione personale, ma ho trovato Palombo da sufficienza solo in sette partite delle 18 che ha giocato. Voti, quindi valutazioni personali, vero.. ma non credo di andare molto distante dalla realtà.

Poi c'è il profilo del rispetto e delle motivazioni: Angelo è cresciuto con un rivale per il posto a centrocampo. Nella stagione della prima promozione in A, guadagnò il posto con grinta e grazie anche all'infortunio di Bolaño, che - venuto dal Parma - doveva essere il compagno di Volpi sulla mediana. Nelle stagioni successive, ha convinto Novellino, sconfiggendo - sportivamente parlando - i più blasonati Donati, Dalla Bona e Donadel. Tutti rimandati al Milan perché incapaci di soffiare il posto ad Angelo. Per lui, probabilmente, è stata una ricompensa ed un'iniezione di fiducia, tanto che è migliorato tecnicamente anche grazie a questa spinta emotiva. L'anno scorso qualcosa è cambiato: vedere una società così poco rispettosa di sé stessa deve aver spinto anche lui ad essere meno decisivo - almeno come rendimento - nel girare rotta. Ha rilasciato molte interviste e ci ha messo molte volte la faccia, anche quando forse non era necessario (sopratutto in questi primi quattro mesi di B).

Fatta quest'analisi, cosa si può dire? Dico prima la mia personalissima opinione: una partenza di Angelo mi dispiacerebbe moltissimo, perché rappresenta quel poco di sampdorianità che resiste in società. Però, se ben rimpiazzato da un regista serio e con una cessione remunerativa (in questo momento, più di 5-6 milioni non credo possa valere), ci potrei stare. Purché se ne parli a Giugno e a missione-promozione fallita. Perché farlo partire adesso non significa nulla. Per lui, che ha promesso di vivere quest'anno di B con noi, e per la società, che avrebbe ancor meno credibilità nei suoi prossimi proclami su eventuali programmi futuri. Io sono fortemente convinto che, per differenti ambizioni, le strade di Palombo e della Sampdoria si separeranno a breve. Ma spero solo che non sia ora. Perché resistere, adesso, è la cosa più importante. E forse, con investimenti mirati, non dico che ci sia la possibilità della A sicura (sapete come la penso, se avete letto qualche articolo precedente), ma almeno un riscatto che ci porti a dire, a fine stagione, che ce la siamo giocata come potevamo nella seconda parte di stagione e che, se Palombo rivuole la Serie A e la Samp non gliela può dare, è giusto allora che vada, al giusto prezzo.

Ma adesso, con tutto quello che è successo quest'anno, indicare Palombo come maggior problema della Samp in campo e cederlo sembra una mossa avventata e confusa. Chiaro che il suo stipendio da un milione e mezzo di euro l'anno deve essere motivato da prestazioni di gran lunga migliori. Ma pensate veramente che tolto Palombo, i problemi spariranno? Aspettiamo Gennaio e speriamo che la società sfrutti una qualità che non ha mai dimostrato in questo lungo e tremendo 2011: la lungimiranza.



Angelo Palombo, 30 anni, in azione l'anno scorso in Bari-Sampdoria.

20 dicembre 2011

Non è un film.

Questa Sampdoria targata 2011 è sorprendente. Tu, da tifoso medio quale sei, attaccato ai tuoi colori, pensi che il fondo sia stato non solo toccato, ma ampiamente raschiato. Limitiamoci ad eventi recenti: pensi che perdere a Nocera, pareggiare con il Modena, la partita contro la Juve Stabia siano esempi di come il barile sia stato bucato a forza di raschiarlo. No, no, no: la Samp ti sorprende e tira fuori contro un Pescara battagliero, ma meno in forma di prima (ho visto fare cose agli abruzzesi ad inizio campionato molto più straordinarie), una delle peggiori prestazioni di tutto il campionato. Il tifoso sampdoriano forse si aspettava la sconfitta a Pescara, ma non così, non senza fare un tiro in porta contro una delle difese più bucate della B, non con un centrocampo che - sopratutto nei primi 45' - non ha idea di cosa fare con il pallone. Persino Foggia sembra essersi "mediocrizzato" nell'ambiente blucerchiato: da che faceva magie, adesso non riesce neanche a fare le cose semplici e sembra un pivello anche di fronte al feroce Verratti (classe '92, ne farà di strada) nell'occasione dell'1-0, quando si lamenta per un presunto fallo e lascia andare il suo avversario serenamente in porta.

Ogni tanto ti dici che non è vero. Che è tutto un sogno. Che sei ancora al minuto 92 di Sampdoria-Werder Brema e l'arbitro sta per fischiare la fine. Che l'assegnazione della Rete d'Argento del Club de Paoli ancora non è arrivata. Che ieri te la sei giocata a S. Siro contro i campioni d'Italia. Che sei a meno due dalla Champions, nonostante Cassano sia ai margini della rosa. Niente, non è così. Sei in B, nel campionato più mediocre della sua storia, un campionato che dovevi stravincere e che invece guardi dal tuo "onorevole" 10° posto, con 26 punti in 20 partite (una media da salvezza stentata nella serie cadetta). Intendiamoci, se questa squadra fosse veramente capace di cambiare rotta (cosa che ha dimostrato ampiamente di NON saper fare, almeno non con i suoi uomini più rappresentativi), una speranza ci sarebbe ancora almeno per la corsa playoff. La Reggina è a quattro punti, non un'eternità: una squadra con carattere si rimboccherebbe le maniche e ribalterebbe la situazione. Ma siccome questo non è un film, la Samp non vince dal 1° Novembre, sono passate sette giornate, con cinque pareggi e due sconfitte di misura. Forse qualcuno, in animo suo, arriva persino a rimpiangere Atzori.

Sulla partita di oggi c'è poco da dire. Il Pescara ha strameritato di vincere, con anche un gol annullato ad Immobile. Mi viene da dire che non è stato un signor Pescara (di quelli che sei abituato a vedere con Zeman), ma è bastata l'ordinaria amministrazione per metterci sotto. Davanti ed in mezzo elettroencefalogramma piatto più che mai: Palombo bastonato da Togni, Foggia battuto da Verratti per voglia e persino per semplicità delle giocate, Rispoli e Castellini inferiori anni luce agli operai tuttofare Balzano e Zanon. Gli unici pericoli per Anania sono arrivati da tiri o cross deviati, ma l'unico tiro nella porta del Pescara è stato quello di Piovaccari al 10' del 1°T. Se non ve lo ricordate, questo dovrebbe far riflettere sulla caratura delle occasioni create dalla Samp oggi.

Uno allora si guarda intorno e dice: cosa si può fare? L'opinione personale è: niente. Parlo molto razionalmente e dico che c'è poco da fare: quest'anno ci sono stati due d.s., quattro allenatori e decine di giocatori diverse. Il problema sembra tecnico, ma sopratutto mentale e motivazionale; ho già detto che la colpa non può essere additata ai tifosi (presenti anche a Pescara), splendidi e sempre vicino alla squadra (anche se quest'anno si sono registrati alcuni episodi contestabili, figli di una situazione purtroppo insostenibile). E' come se quest'ambiente fosse scarico, è come se lo spettro della retrocessione aleggiasse negli spogliatoi ed avesse contagiato, dopo le prime uscite perlomeno decenti, anche i nuovi. Purtroppo, succede quando tieni coloro che ti hanno fatto retrocedere anche l'anno dopo.
Il dovere di crederci è della società, non mio. Io continuerò a tifare la Samp come sempre, a viverla con tanta passione ed affetto, ma accendo anche il cervello e mi dico che non saranno un paio di giocatori a cambiare una situazione che va avanti da poco più di un anno.

Da Costa 6 | Il ragazzo compie un paio d'errori, ma non si disimpegna male. Fa il suo e prova a fermare tutto quelli che gli si parano davanti: grande la respinta su Immobile all'ultimo secondo.
Rispoli 5 | Una media tra il 4 per la fase difensiva ed i suoi piedi ed il 6 per le proiezioni in velocità. Faccio fatica a ricordare, in 16 anni da tifoso sampdoriano, un terzino più scarso di lui. Penso che il fantasma di Cleto Polonia abbia fornito prestazioni più edificanti con la maglia blucerchiata.
Rossini 6,5 | Ancora una volta, il migliore. Alza la testa, ha dei buoni fondamentali, ma sopratutto - passatemi il termine - ha le palle di fare i passaggi più rischiosi, seppur con intelligenza.
Volta 5,5 | Soffre Immobile, che è tutto tranne che fermo, al contrario suo.
Castellini 4,5 | Non c'era mancato, devo essere sincero. Sansovini dalle sue parti non crea tantissimo, ma sul gol se lo perde e non va mai in proiezione offensiva.
Palombo 4 | Se qualcuno aveva ancora dubbi di tipo tecnico sul cederlo, eccovi serviti. Capisco l'affetto e capisco che la famiglia Garrone non lo sta trattando in maniera corretta, ma - per quanto concerne il campo - è inguardabile.
Dessena 4 | Anche la sua presenza è un mistero. Non dà assolutamente nulla di più. Koman, con la sola forza dell'alito, produrrebbe più pericoli.
Soriano 6 | Si fa vedere, fa le cose semplici e giuste. E gioca solo perché manca Bentivoglio. Se non sono questi segni di confusione..
Foggia 4,5 | Il brutto voto se lo becca anche lui oggi. S'intestardisce nel dribbling contro due che lo pressano sempre, sbaglia tante cose semplici, ma sopratutto - nell'occasione dell'1-0 - piange troppo. Verratti gli sfila il pallone con grinta, ma lui - invece di corrergli dietro, mordendogli le caviglie - si lamenta. Ecco, se anche lui diventa così, è il caso di farsi due domande. Nel finale fa lo stesso errore, fortunatamente Immobile si mangia l'ennesimo gol della serata.
Bertani 4 | In palese condizione scadente. Ormai le sue pagelle sono ripetitive.
Piovaccari 4 | Ha sbagliato tutti gli stop, non pensavo fosse possibile. Il ragazzo è chiaramente poco interessato a darsi da fare per la Sampdoria.


Obiang 5 | Brutto voto pure per lui stasera: entra male, sbaglia parecchi lanci lunghi, ma almeno è più intraprendente del capitano.
Koman 6- | Si vede pochissimo, la palla dalle sue parti non arriva mai, quel poco che fa è un qualche cosa di associabile a questo gioco chiamato calcio.
Fornaroli s.v. | Onestamente, in 5 minuti cosa può fare, se nei primi 85 non ha ancora tirato nessuno?

Speriamo sia un film. E speriamo anche che ci sia un "happy ending" alla fine.



Daniele Dessena, 25 anni, rincorre Lorenzo Insigne, 20 anni.

17 dicembre 2011

L'isola che non c'è (più).

C'era una volta l'U.C. Sampdoria. Un paradiso per (quasi) tutti i calciatori che avevano la fortuna di vestirne la maglia. Purtroppo questo sembra un lontano ricordo, a confronto con la realtà che negli ultimi 12 mesi abbiamo di fronte a noi: giocatori che hanno un nome da Serie A, ma che non riescono a rendere come dovrebbero secondo il loro curriculum vitae sul campo. Eppure, una volta, non era così..

Potremmo avere un doppio approccio per questo tema: andare lontano nella memoria o, più facilmente, avvicinarci agli ultimi 8 anni di Serie A. Volendo adottare il primo semplice modo, Ruud Gullit è nella memoria di tutti: arriva nella stagione 1993/1994, viene dal Milan che ha vinto tutto negli ultimi anni, ma non ha un buon rapporto con Capello. Alla Samp, fa capire che - pur avendo 32 anni - ha ancora tanto da dare: 41 presenze complessive e 18 gol, per una Samp che nel '94 arriva 3° in campionato e vince la sesta Coppa Italia della sua storia. Torna al Milan dopo il prestito, ma la musica è sempre la stessa: il tempo di constatare che Capello non lo vuole comunque avere tra i piedi e torna di nuovo a Genova, dove regala ancora gemme della sua grandezza calcistica fino a fine anno, con altre 22 presenze e 9 gol.

Questa tendenza, inauguratasi con uno dei più grandi campioni di sempre del calcio europeo, si è rivelatasi molto più proficua sotto la gestione Garrone, sopratutto nei primi anni: di esempi ce ne sono a bizzeffe, ma cerchiamo di evidenziare solo i più importanti. Garrone arriva nel 2002 e la squadra riesce subito a salire: sarà nel periodo che va dal 2003 al 2010 che la Samp diventa una sorta di isola felice, dove i giocatori riescono ad esprimersi serenamente e a dare il meglio, riuscendo a toccare gli apici della propria carriera con la maglia blucerchiata. Chiaramente, non è stata una regola matematica, ma è stata sempre una cosa che ho notato, di cui andavo fiero (in quanto tifoso sampdoriano) e che mi manca molto, sopratutto adesso che siamo in B. 

Di quegli anni faccio i dieci esempi migliori - senza fare una lista troppo lunga per essere elencata - di coloro che sono stati rivitalizzati o definitivamente valorizzati da quel grande paradiso felice che è stato la Sampdoria per diversi anni:
10 - Marco Pisano, terzino sinistro (1981)
Chi non se lo ricorda nell'anno della quasi Champions (o quasi scudetto, visti poi gli strascichi di Calciopoli..), galoppare sulla fascia sinistra in maniera quasi instancabile? Arrivato a parametro zero dal Brescia, il ragazzo passa quasi inosservato, salvo poi conquistarsi la fiducia di tutti. Dopo due anni a buoni livelli nel 4-4-2 di Novellino, il Palermo lo compra a peso d'oro, facendo lamentare i tifosi sampdoriani. Sarà un affare: a Palermo delude, litiga con la tifoseria, facendo poi il giro d'Italia tra Torino, Parma e Bari, finendo poi a Vicenza. Un mese fa rischiò di segnare anche il 2-0 che avrebbe probabilmente portato Atzori non solo all'esonero, ma anche alla graticola pubblica..
9 - Francesco Antonioli, portiere (1969)
Dopo anni di luci (tante, sopratutto a Bologna) ed ombre (alcune, condensate tra Roma e Milano), arriva alla Sampdoria che sembra quasi scarico. Anche nel primo anno a Genova, ci sono luci ed ombre, con alcuni errori che sembrano far dubitare della scelta ricaduta sull'esperto portiere, già allora 34enne. Nelle due stagioni successive, sarà invece uno dei fari della squadra, tanto da essere rimpianto e ricordato bene. Ancora adesso gira sui campi della Serie A, a 42 anni. Un fenomeno.
8 - Stefano Bettarini, terzino sinistro (1972)
Più famoso fino alla Samp per la storia d'amore con la Ventura che per il suo gioco, Bettarini arriva alla Samp nel 2002 e contribuisce in maniera tangibile alla promozione in Serie A. Anche l'anno dopo, gioca in maniera ficcante e spettacolare, tanto da far strabuzzare gli occhi a molti dei suoi detrattori e conquistare la maglia della nazionale maggiore nel Feb. 2004, con l'esordio contro la Repubblica Ceca. Il dopo è storia di tutti i giorni: il trasferimento a Parma con poca fortuna (infortunio grave), chiusura della carriera calcistica, calcio-scommesse (due volte) e comparsate in tv di rara tristezza. Si è spremuto con noi, insomma.
7 - Max Tonetto, terzino/centrocampista sinistro (1974)
Dopo una buona carriera, con punte di fama sopratutto a Lecce, arriva alla Samp grazie ad un'altra operazione a parametro zero del buon Beppe Marotta. L'effetto del suo arrivo nel 4-4-2 di memoria novelliana è strepitoso: con Pisano, forma una catena sinistra che letteralmente rade al suolo gli avversari, tanto da farci vivere momenti memorabili (strepitosi i suoi gol contro Fiorentina e Milan nel 2005). E' il trampolino di lancio: con la stessa formula (lo svincolo), va alla Roma nel 2006 e ne diventa un punto di riferimento per le rincorse scudetto dei giallorossi della capitale.
6 - Antonio Cassano, seconda punta (1982)
Sulle doti di Cassano, nessuno discute. Lo si sapeva che era un fenomeno, lo si era intuito a Bari, lo si era definitivamente capito a Roma e, nonostante il periodo di Madrid, non si riusciva a credere che un fenomeno del genere fosse finito. La Samp lo prende in prestito dal Real e lo rigenera in una maniera che molti avrebbero faticato a credere. Quel che realizza dal 2007 al 2010 con la maglia blucerchiata addosso è fatto di tante giocate spettacolari, qualche passaggio a vuoto (ma sarebbe Cassano altrimenti?) e moltissimo affetto. La fine è burrascosa, ma il Cassano visto alla Samp - e qui lo sottoscrivo con il sangue - non si vedrà mai più. Per fare un esempio, un po' come il Ronaldo visto all'Inter.
5 - Francesco Flachi, seconda punta (1975)
Qui sulle doti, invece, c'era qualche dubbio. Lui voleva sfondare nella sua Firenze, giocandosela al meglio delle sue possibilità. Ma non fu fortunato, non c'era spazio per lui nella sua squadra del cuore e così, dopo Ancora e Bari, decide di emigrare (stavolta definitivamente) alla Samp. Saranno 8 anni magici, che permetteranno a Ciccio di rimanere sempre nei nostri cuori: 112 gol in 250 presenze con la maglia della Samp, terzo cannoniere di tutti i tempi della squadra blucerchiata. Cose che, a pensarci ora, ci sembrano impossibili. L'esempio di come un giocatore con una testa pazza, circondato dal giusto affetto, possa dare il massimo.
4 - Aimo Stefano Diana, centrocampista destro (1978)
Dopo gli anni di Brescia in cui si fa conoscere, arriva la possibilità della Sampdoria. Sarà un affare anche qui: 18 gol ripartiti in 96 presenze, gioca talmente bene che rischia addirittura la chiamata nella squadra che poi diventerà campione del mondo nel 2006 e segna anche con la maglia azzurra, nell'amichevole contro la Costa d'Avorio dell'anno precedente. Nell'estate del mondiale, proprio come Pisano, parte per Palermo per Bonanni, Terlizzi e 2,5 mln. di euro: molti piangono. Se la rideranno alla fine: Diana a Palermo non se la passa bene, poi viene impacchettato con Pisano e mandato a Torino, salvo poi fallire anche lì e ritrovarsi a Bellinzona (Cavasin docet). Ora passeggia sui campi di Lega Pro con il Lumezzane: quando si dice la magia che aveva l'ambiente Samp di quegli anni..
3 - Christian Maggio, terzino/centrocampista destro (1982)
Doti da passista indiscutibili, arriva dalla Fiorentina (dopo un passaggio incolore in prestito al Treviso), con la quale ha raggiunto la promozione in A nel 2004, ma nella quale non gioca praticamente mai. Si dice sia anche un infortunato di lungo corso. Sarà l'ennesima scommessa vinta di quegli anni: arriva in un ambiente martoriato dalla mancanza di vittorie, ma nel 2006-2007 è una delle poche note buone della stagione e, l'anno dopo, esplode con Cassano a metterlo in condizione di segnare in qualunque modo (9 gol in 29 presenze, un mostro). A coronamento di tutto, segna un gol contro la Juve che fa cadere giù lo stadio e forse anche Roberto Carlos dalla poltrona. Arriva anche la pre-convocazione per gli Europei, che però non si concretizza nell'inclusione nella spedizione azzurra per Austria e Svizzera 2008. Viene ceduto quell'estate al Napoli per 8 mln. di euro, con grossi rimpianti.
2 - Luca Castellazzi, portiere (1975)
Un esempio alla Flachi. Altro portiere che, negli anni, non fa vedere nulla di trascendentale, ma comunque gioca nelle massime categorie professionistiche: si forma sopratutto a Brescia, dove passa sei anni, con passaggi anche a Catania, Reggio Calabria e passato a Monza, Padova e Varese. Insomma, a 30 anni arriva alla Sampdoria sostanzialmente per fare il secondo e nessuno si aspetta moltissimo da lui. Tanto meno quando, dopo la partenza di Antonioli, incappa in un annus horribilis nella stagione 2006-2007, dove perde il posto prima per Zotti e poi per Berti. Sembra insomma destinato a passare la vita a fare il panchinaro: ma nel 2007-2008, pur se con qualche errore, si guadagna i galloni da titolare e non li molla più. Diventa straordinario: ho visto fare cose a Castellazzi che, probabilmente, neanche Romero in questo momento è in grado di fare. L'esperienza fa il suo quando il portiere ha una certa età e Luca, ormai 34enne, è artefice anche della nostra splendida cavalcata verso la Champions del 2009-2010, seppur solo nella sua prima parte. Storari completerà il suo lavoro, ma giustamente il portierone viene incensato a destra e manca (Cassano ne chiederà la convocazione in nazionale nel 2009) e, essendo in scadenza di contratto, firma per l'Inter. Per quanto mi riguarda personalmente, il rimpianto più grande della gestione Marotta: quanto sarebbe stato utile l'anno scorso un 36enne di questo rango? Grazie comunque, Luca.
1 - Giampaolo Pazzini, centravanti (1984)
L'esempio perfetto di come l'ambiente giusto ti cambia la vita (da calciatore). Pazzini è la classica promessa che non sboccia ancora: partito dalle giovanili dell'Atalanta e arrivato in Serie A con la stessa maglia orobica, a metà della sua prima esperienza nella massima serie viene comprato dalla sua squadra del cuore, la Fiorentina. Lui, toscanaccio doc, non vede l'ora di godersi l'esperienza viola. Pagato 6,5 mln., non riesce mai - nei suoi 4 anni a Firenze - a dimostrare quanto vale. Le cause sono multiple: la pressione di giocare per la squadra che tifi, avere dei mostri sacri a giocare con te (Toni, Vieri, Gilardino), il giocare ad una sola punta della Fiorentina che lo costringe spesso alla panchina, la legge per cui deve sempre dimostrare più di quanto ce ne sia bisogno. Fatto sta che i gol sono 33 in 134 partite con la maglia viola. Pochini. Ma la Samp - in zona retrocessione ed in grosse difficoltà - ci vuole credere e spende 9 mln. per averlo accanto a Cassano. Diventa la mossa della vita per entrambi: Pazzini trova la continuità e la tranquillità mai avuta, segna con una regolarità da far paura e diventa il più grande centravanti italiano in circolazione; la Samp diventa una squadra pericolosa per tutti e raggiunge l'Europa più grande nel Maggio 2010. Il resto è storia: pressioni, affetto che però non sempre basta, esigenze di bilancio e ben 48 gol in 87 presenze con la maglia blucerchiata. Cose dell'altro mondo. In cuor mio, spero sempre che il Pazzo torni quando sarà finito il contratto con l'Inter. 

Questa una top-10 indicativa. Ma ci si chiede anche perché la Samp non riesce ad avere più quest'ambiente magico. Colpa dei tifosi non può essere: chiaro che certi episodi (gli assalti dopo Milan-Samp e Nocerina-Samp) non sono giustificabili, anche perché vanno a colpire quasi sempre i meno colpevoli, ma è anche vero che non so quante tifoserie ti riempiono lo stadio nonostante quello che è successo quest'anno. E' come se la magia fosse finita. E se fossimo l'isola (felice) che non c'è più?

Giampaolo Pazzini, 27 anni, nel 2009 in Samp-Bologna 4-1.

10 dicembre 2011

V per vergogna.

Sapete quando nella vita pensate di aver toccato il fondo? Quando dite che c'è un barile che non può essere raschiato sulla sua base? Ebbene, questa Samp riesce quest'anno a sorprenderti ogni volta.. in negativo. Personalmente, dico che mi aspettavo una partita brutta stasera, contro una squadra come la Juve Stabia che ha una buona organizzazione di gioco, non si tira mai indietro (vedi prestazioni a Padova e Torino) e aveva già prima di questa gara di stasera più punti effettivi di noi. Ma mai pensavo di dovermi ricredere anche sulle peggiori delle prestazioni.
E' finita pari grazie ad un guizzo di Pozzi, che sarà un po' discontinuo, ma è l'unico che vede la porta (6 gol in 12 presenze); fatto sta che le vespe avrebbero meritato la vittoria, sopratutto per il gioco espresso (normale e semplice, con tanta corsa e collaborazione) e per il fatto che gli manca anche un rigore (Palombo stende Sau, a Bari due settimane fa ci lamentammo per un rigore del genere non concesso su Pozzi).

Onestamente, anche guardando la formazione iniziale, non pensavo di aspettarmi nulla di che: nonostante la produzione di gioco inesistente del centrocampo del nuovo tecnico, ci sono sempre Dessena, Palombo e Bentivoglio in campo, mentre Obiang sta in panchina, Soriano in tribuna e Signori ha le valigie pronte per Gennaio. Bertani è sempre lì, alla 19° presenza stagionale, nonostante non sia più lo stesso d'inizio stagione. Insomma, la voglia di provare altro non c'è.
E difatti il primo tempo ha raggiunto gli stessi livelli dei primi 45' di Samp-Sassuolo: orrendi. Una squadra molle, con Rossini ad impostare (se da una parte sono contento che il ragazzo abbia personalità, mi preoccupa che i tre di centrocampo non ce l'abbiano) ed i tre "tenori" di centrocampo che si guardano senza capire bene che cosa fare in campo. Bentivoglio giochicchia, Dessena non lo noti fino al 25' del primo tempo e Palombo continua a stampare il suo numero sul prato del Marassi, buttandosi quando non sa più che fare con il pallone. Però al capitano non hanno ancora spiegato che in B questi falli non si fischiano, che si corre e si mazzola finché si può, forse è il caso di farglielo notare.

Capitolo Juve Stabia: complimenti alla squadra di Braglia. E' stata la squadra più convincente venuta a giocarsi la partita a Genova (insieme al Sassuolo), anche più del Torino o del Padova: veloci, corti, organizzati ed instancabili. Sono la dimostrazione che devi avere giocatori che si conoscono e che hanno voglia di lottare, più una base di fondamentali, piuttosto che la tecnica. In B vige questo tipo di legge, alla Samp lo devono ancora capire. Sau è un bel giocatore, che avevo personalmente già notato l'anno scorso nel Foggia di Zeman: non mi spiegavo perché ad Agosto fosse ancora senza squadra, ora molti capiranno perché avevo quest'interrogativo. Giocatore che mi piacerebbe avere in squadra se mai rimanessimo in B l'anno prossimo (ipotesi non lontana ormai), anche se il cartellino del giocatore è del Cagliari.. vedremo.

Si è pareggiato nel finale, immeritatamente, con la forza della disperazione. I pareggi in campionato diventano ben undici, in casa si viaggia con 12 punti in 10 partite (media da retrocessione sparata) e Iachini ha fatto quattro punti in quattro punti. Meditiamo su questi numeri.



Romero s.v. | Difficile dargli un voto. In uscita è preciso, ma gli unici due tiri della partita che prende sono entrambi imprendibili: il primo va sul palo, il secondo entra. A dimostrare che non basta un super-portiere per tornare in A. 
Rispoli 4 | La sua presenza in campo può essere spiegata solo con il fatto che è l'unico terzino destro di ruolo: non posso credere che, con un'alternativa qualsiasi ma di ruolo, giocherebbe. Non mette un cross, corre tanto ma in maniera confusa. L'unico cross è quello che mette nelle mani di Colombi al 50' del 2°T, inoltre soffre Zito manco fosse Marcelo o Dani Alves.
Volta 5+ | Stava giocando una buona partita e, nel finale, per poco non trova anche un bel gol del pareggio. Peccato che nel mezzo si addormenti e si dimentichi di Sau, che piazza il capolavoro. Mi dispiace per il ragazzo, quest'anno non sta attraversando un buon periodo.
Rossini 6,5 | Ancora lui il migliore. Le sue sgroppate fanno capire che il ragazzo è fornito degli attributi giusti, ma ti fa realizzare anche che il centrocampo non ha un'idea buona neanche a pagarla. Compie i suoi doveri alla grande. Sensibile pensasse a riscattarlo dall'Udinese.
Costa 6 | Dalla sue parti, Erpen non combina niente. Fa il suo bene, certo.. qualche progressione offensiva maggiore non l'avremmo disdegnata.
Bentivoglio 5 | Il suo solito cincischiare ci tedia - per non essere più rudi - parecchio, ma lui continua nella sua mediocrità. Non è più super-irritante come prima, ma rimane comunque un giocatore che non mi sembra utilissimo alla causa.
Palombo 4,5 | Il clou lo raggiunge in due momenti, lanci sbagliati a parte come al solito quest'anno: 1. quando, per proteggere un pallone, casca aspettando chissà quale fischio; nel frattempo, i giocatori della Juve Stabia ripartono e per poco non rischiamo; 2. quando, con Sau lanciato a rete, pone la stessa opposizione che il Tonno Riomare oppone al grissino nella famosa pubblicità. Sta diventando imbarazzante lasciarlo in campo a tutti i costi.
Dessena 4 | Il peggiore dei tre. Si danna, ma i risultati sono: un cartellino giallo, un tiro alto su una delle poche buone invenzioni del Foggia odierno e basta. Braccia rubate all'agricoltura.
Foggia 6+ | Come dicevo già la scorsa volta, al ragazzo succedono due cose: si sta mediocrizzando anche lui e purtroppo, per questo, fa due o tre spunti a partita (taglio bello per Piovaccari, passaggio filtrante per Dessena ed assist per Pozzi) che però non valgono neanche la metà dei quattro milioni che ci vorrebbero per il suo riscatto.
Bertani 4 | Un grosso "boh". Ormai, se volete vedere il mio commento su una sua prestazione, basta che scorrete alle partite precedenti.
Piovaccari 5,5 | Purtroppo al ragazzo mancano alcuni fondamentali del calcio, come si nota su alcuni pressing portati male o alcuni scambi non portati a termine. Gli manca un po' di voglia, perché è palesemente scazzato. Se ci aggiungi che gli manca anche un po' di fattore C (Colombi gli respinge almeno tre occasioni buone), capisci che forse è il caso di lasciar perdere.

Pozzi 6,5 | Schierato in un'inedita posizione di esterno d'attacco (secondo me, una vera e propria bestemmia calcistica), guadagna due falli e si vede poco. Quando conta, però, c'è e tira fuori il pareggio insperato. 6 gol in 12 partite è una buona media, continua così, Nick.
Koman 6+ | Uno dei più positivi stasera. Ci si chiede cos'abbia meno dei tre di centrocampo attualmente titolari. La risposta è "nulla" e già lunedì a Pescara dovrebbe essere in campo dal 1'.
Maccarone s.v. | Tocca un paio di palloni, ma entra tardi ed inspiegabilmente per Dessena.

Su Iachini, continuo nella mia politica di non-commento, inutile parlare di ciò che è palesemente sbagliato dall'inizio. A centrocampo non si produce gioco e giocano sempre gli stessi; Bertani è purtroppo nulla ora e continua a metter piede in campo; i primi 45' sono una vergogna e non c'è una faccia nuova dopo l'intervallo. Geniale anche la scelta di non portarsi neanche un centrale di difesa in panchina: che il cielo ci protegga quelli in campo.


Chiudo con due riflessioni basate sullo stesso sentimento: la vergogna. La vergogna di aver incontrato perlopiù arbitri scandalosi in B, visto che manca un rigore alla Juve Stabia e Romero è stato ammonito perché aveva i calzettoni e, per questo, salterà la trasferta di Pescara, costringendoci praticamente ad una sconfitta annunciata. Ma anche la vergogna a cui è sottoposto Pasquale Sensibile in questi momenti, dimostrando che la squadra "difficilmente migliorabile" è in realtà "difficilmente peggiorabile": tanto per dire, i migliori sono stati un ragazzo poco utilizzato finora, il bomber che dovrebbe partire ed un giovane poco utilizzato che però gioca in una nazionale maggiore europea. Difficile non vergognarsi, ancor più dopo oggi.


Federico Piovaccari, 28 anni, in azione contro la Juve Stabia.

08 dicembre 2011

Sliding doors.

Dispiace, perché dispiace. Dispiace trovare sempre da rimproverare qualcosa a questa società, ma vedendo ciò che è successo ieri, non si può fare a meno di guardarsi indietro. Il riferimento è chiaramente alla straordinaria impresa del Napoli, che ieri ha completato il suo capolavoro vincendo due a zero con il Villareal e proseguirà la sua avventura nella competizione più importante, la Champions League. Sì, quella che a nominarla ti senti strano.. è passato poco più da un anno da quando piangevamo il gol di Rosenberg al 93' di quella partita maledetta. Ti chiedi ancora se Gastaldello e Ziegler non si potevano spiegare meglio, ti domandi se Di Carlo potesse evitare la standing ovation a Cassano e tenerlo in campo quei 5 minuti in più, ma sopratutto ti guardi sgomento e dici: "Non potevamo essere noi al Madrigal ieri?"

Sì, te lo chiedi. Al di là delle differenze oggettive tra le società SSC Napoli e UC Sampdoria (di budget, di profitti, di merchandising, di stadio), fino al 2010 non sembrava che la nostra programmazione fosse peggiore della loro. Con squadre per lo più pari (noi meglio davanti con Cassano e Pazzini, loro meglio dietro con De Sanctis e Campagnaro, in mezzo eravamo alla pari), a Maggio dell'anno scorso siamo in Champions. Arriva il preliminare ed uno si aspetta che, se proprio i pezzi dello staff tecnico e manageriale debbono partire (per Marotta e Delneri è l'occasione della vita, che il primo si sta giocando - a mio parere - male ed il secondo ha già buttato via), almeno quelli della squadra rimangano. Ed invece niente.. si trattengono tutti, ma Storari ci viene "scippato" dalla Juve grazie ad un favore mafioso del Milan (dopo l'affare Sheva, colpisce ancora Galliani) e tornano Zauri e Guberti, di cui forse si sarebbe fatto volentieri a meno. Uno si aspetta allora che arrivi qualcos'altro, qualche nome importante a rinforzare la squadra. Si fa bene ad inserire i giovani tra le riserve, per una maturazione che era nella programmazione Samp. Ma il grande difetto della società Sampdoria di quest'ultimo anno e mezzo è che, quando c'è da sostituire qualcuno di bravo, arriva matematicamente qualcuno di peggiore. E non di poco.

Ed ecco che uno sogna tutta l'estate Weiss (personalmente non mi piaceva, ma un piccolo salto di qualità sarebbe stato) e la società, invece, si spreca con la comproprietà di Guberti. Nessuno avrebbe chiesto spese pazze (sogni come Van der Vaart o Guti erano chiaramente irrealizzabili, se non in prestito), ma almeno qualche nome di prospettiva per la Champions sarebbe stata cosa buona e giusta. Un'ipotetica formazione così messa in campo:

Marchetti/Sorrentino

Nagatomo - Volta - Gastaldello - Ziegler

Semioli - Palombo - Guarin - Giaccherini

Cassano - Pazzini

Non tanto nel preliminare, ma più in generale in CL, con le riserve che avevamo a supportarla, forse avrebbe fatto la sua figura buona. E poi invece, da lì, partì tutto quell'anno che ci ha portato dove siamo ora. Sfiduciati, stanchi e forse anche un po' incazzati perché ti dici che, a livello tecnico, non eravamo di meno di quel Napoli a cui arrivammo davanti nel 2009-2010.

Purtroppo sono ragionamenti passati. Ed io faccio un'analisi tecnica, ma non posso fare a meno di ricordare come l'inesperienza e sopratutto la sfiga furono componenti importanti in quelle due partite maledette. Perché gol come quello di Fritz o come quello di Rosenberg non ne ho visti troppi in vita mia..
E con buona parte del calcio (direi anche della vita) affidata al caso, non puoi fare a meno di chiederti: "E se fosse andata in un altro modo?"





06 dicembre 2011

Non è una squadra per giovani.

Maggio 2011: la Sampdoria, dopo un girone d'andata in cui era in una posizione discreta (se non addirittura allettante, visto che ci si era arrivati senza Cassano, ormai separato in casa), riesce nell'impresa di cambiare due allenatori, il direttore sportivo, i giocatori e sopratutto di 10 punti in 12 partite e filare in Serie B, a discapito di un Lecce non trascendentale e di un altro paio di squadre inferiori - solo tecnicamente e, purtroppo, solo in teoria - ai blucerchiati.
In quell'occasione, il nuovo "vice-presidente vicario" (pare un boia, a definirlo così) Edoardo Garrone promette una rapida ed immediata risalita, attraverso un progetto vincente e di lunga durata, da far passare attraverso una nuova dirigenza, un cambio tecnico alla guida della squadra ed una piazza pulita senza precedenti.

Dicembre 2011: stessa storia, stesso posto, stesso bar. La Sampdoria è al di fuori addirittura della zona play-off (oltre ogni peggiore previsione al ribasso), imbambolata, sulle gambe ed in palese confusione mentale, nonché con una condizione che sembra da fine campionato, quando invece di giornate sul calendario della serie cadetta ne mancano ben 24. Inutile dire che siamo un po' tutti delusi dal nuovo corso e le colpe si possono ben distribuire tra tutti i protagonisti. Da Garrone jr., che ha messo i soldi, ma probabilmente si è dimostrato un po' meno accorto nel scegliere i suoi collaboratori, a Sensibile, autore di una campagna acquisti fatta di parecchi soldi spesi, ma ben poche idee futuribili; da Atzori, colpevole di una squadra palesemente inadatta per la risalita immediata in quanto a gioco ed idee, ai giocatori stessi (chi più, chi meno), incapaci di scrollarsi dei fantasmi del passato e di ricominciare da capo a mettere un mattoncino per volta per il ritorno nella massima serie, nonostante abbiano alle spalle una tifoseria che - per abnegazione ed attaccamento alla maglia - sembra aver recepito il messaggio di "risalita" molto meglio di coloro che mettono piede in campo.



Detto questo, un dato oggi mi salta all'occhio. Veramente, l'avevo già notato, ma volevo farlo notare anche a chi magari è stato meno attento: il passaggio che più sembra aver deluso e che, sopratutto, sembra aver portato più velocemente a questo stato di cose è la famosa "piazza pulita" mai arrivata. Ripercorriamo queste operazioni di mercato: a Giugno se ne vanno Curci e Guberti (tutti e due o nessuno sembra esser la condizione della Roma e noi, costretti dalle fregature della comproprietà, li diamo via per un tozzo di pane), più Mannini (uno dei meno negativi nel 2010-2011, inspiegabilmente regalato al Napoli che comunque non lo voleva e difatti lo darà al Siena). Macheda torna a Manchester dopo un'annata da dimenticare, Ziegler va da svincolato alla Juve solo per poi scoprire che Conte non se lo fila, Zauri torna fortunatamente alla Lazio e Biabiany va al Parma. L'operazione, in sé per sé anche sensata (si cerca di rientrare dei 7 milioni spesi), non rimane tanto sensata se poi ti prendi in prestito Castellini (che alla Roma fa solo 12 presenze, per lo più nei minuti finali) e Rispoli (autore di una stagione disastrosa che per poco non manda il Lecce in B al posto nostro).
Le operazioni di cessione - a vario titolo - di Lucchini, Stankevicius, Cacciatore, Poli e Tissone definiscono l'organico che oggi viaggia a metà classifica in Serie B. Cosa salta all'occhio? Che componenti molto più gravi dell'incredibile retrocessione dell'ultima stagione calcistica (e forse di tutta la storia della Serie A) sono ancora qui, a guadagnarsi il proprio stipendio, nonostante prestazioni di ieri e di oggi non sufficienti, se non da brivido.

Stupisce come la nostra società punti alla risalita grazie a giocatori stanchi, poveri di motivazione e magari anche a ciclo finito con la nostra maglia. Sia che essi siano stati parte del disastro nella massima serie, sia che siano arrivati dopo. E' indubbio che Palombo e Gastaldello siano patrimonio di questa società. Ma è anche indubbio che i soldi te li devi guadagnare con prestazioni perlomeno decenti: ragionamento che vale per qualsiasi lavoro, ancor più per chi ha la fortuna di far coincidere la propria passione con la propria professione.



Se un occhio ben attento guarda la rosa di quest'anno, noterà che ci sono ben 14 giocatori già presenti l'anno scorso. Io capisco che, per il d.s. Sensibile, sia difficile fare molti affari in uscita, in un mercato in cui non ci sono molti soldi in giro e forse neanche troppe proposte per i nostri giocatori. Ma veramente era necessario tenere molti di coloro che si sono resi protagonisti l'anno scorso di cotanto disastro?

Di quei 14, aguzzo la lente d'ingrandimento su chi ha speso più tempo sul campo o su chi, negli ultimi anni, ha dimostrato ampiamente di non essere più utile alla causa blucerchiata: riferendoci ai primi, i nomi di Gastaldello, Palombo, Maccarone; citando i secondi, i vari Accardi, Dessena, Padalino, Semioli (quest'ultimo per infortuni) hanno la precedenza.

Nomino anche gli altri 7, ma per loro ci sono almeno delle scusanti generiche, come il fatto di aver giocato poco (Da Costa, Laczko), di avere avuto chance per lo più fuori ruolo e di poco minutaggio (Koman, Fornaroli) o magari di essere almeno giovani e quindi di avere altre possibilità con la maglia blucerchiata addosso (Volta, Obiang). Su Pozzi, faccio un discorso semplice: in A i gol li ha fatti, in B per ora è in media decente, certo abbassarsi l'ingaggio sarebbe cosa buona e giusta.



Tutto questo preambolo per dire cosa? Un concetto molto semplice: se vogliamo evitare di fare la fine del Torino - almeno a livello finanziario - toccherebbe cambiare filosofia. Garrone dice di puntare al modello Udinese.. allora perché, quando si è trattato di prendere qualche uomo di fantasia, si è andati a prendere un ragazzo di 28 anni, con gli ultimi 2 anni passati per lo più in panchina, invece di un giocatore del mercato estero (che magari sarebbe costato anche meno: riscatto di Foggia a quattro milioni, ricordiamolo..) dalle prospettive più ampie?

Che strada bisogna percorrere? Quella dei giovani. Io ho visto i dati sulle presenze: i giocatori con più gettoni in campo quest'anno sono Bertani (18), Palombo e Castellini (16), Semioli (14), Bentivoglio e Piovaccari (13). Tutti giocatori che hanno dato poco (Bertani, Semioli) o niente rispetto al nome che hanno (Palombo, Castellini, Bentivoglio, Piovaccari). Non sarebbe (stato?) il caso - visto che per ora il mercato è chiuso - a giocatori che non hanno questo gran nome (i sopra citati), ma che per lo meno hanno voglia? A cui aggiungo Signori, Soriano, Rossini, tutta gente che perlomeno morderebbe l'erba il sabato.

Che il cielo ce ne scampi, ma se rimanessimo in B, che si fa? Ti sei tenuto un anno in più giocatori che hanno dato un contributo misero. E che hai stra-pagato un altro anno, dopo quello della retrocessione. Alla famosa covata d'oro che vinse lo scudetto, la Coppa Italia, e la Supercoppa Italiana non è stata una vera possibilità, salvo alcuni (Marilungo). Veramente una formazione del genere..

Romero

X - Rossini - Volta - Laczko/X

Signori/Poli - Obiang - Soriano

Koman/Krsticic

Fornaroli - X/Pozzi

..potrebbe regalare uno spettacolo peggiore di quello visto? Con al posto delle X dei giocatori-scommesse prese però da FUORI (il Dortmund che prende Kagawa a 400.000 euro dal Cerezo Osaka o Zamparini che spende un milione per Ilicic dal Maribor sono degli esempi), si potrebbe almeno tornare allo stadio senza morire d'attacco di bile ogni volta. Insomma, il modo migliore per affrontare il futuro sarebbe (forse) quello di guardare il passato recente, che ha portato le sue soddisfazioni e che forse ha, nei giovani, l'unico rimasuglio di lavoro risalente a Beppe Marotta ancora presente nell'ambiente della Sampdoria.

Purtroppo, la Sampdoria "non è una squadra per giovani". Abituiamoci a questi concetti: probabilmente sono gli stessi che ci terranno in B più di quello che pensavamo.

04 dicembre 2011

L'importanza di essere mediocri.

Ed eccoci qui, a commentare un altro pareggino, un altro brodino - stavolta benedetto, visto l'avversario che si aveva di fronte - che sa di condanna a B a vita. La Reggina, guidata da un Breda sempre in discussione (ma non se ne capisce il perché, visto come gioca bene la sua squadra), domina la partita per buoni 60 minuti, lasciando alla Samp la sfuriata iniziale: i blucerchiati, nei primi 15 minuti, creano l'equivalente delle occasioni costruite durante i 90 minuti con il Modena e poi si spengono. Ancora, per l'ennesima volta, senza capirne il perché.
E così noi tifosi rimaniamo sgomenti nel sperare che i temibilissimi Campagnacci, Ragusa, Missiroli, ma sopratutto l'ex di turno col dente avvelenato più che mai - capitan Bonazzoli - falliscano l'impossibile. Per una volta, il desiderio si realizza e portiamo a casa un punticino che sa di vittoria, viste le condizioni pietose in cui versiamo.
Che dire.. la partita di ieri mi ha fatto proprio capire che noi, della risalita in Serie A, non abbiamo nulla. Né la tecnica (assente in alcuni giocatori), né lo staff (Iachini è un altro mediocre, leggermente meglio di Atzori e Cavasin, peggio di Di Carlo), ma sopratutto non c'è la testa (quella sì assente quasi in tutti).
Del resto, difficile vincere le partite quando il tuo tecnico, invece che cambiare qualcosa visto che la squadra è nulla in campo, aspetta, aspetta, aspetta.. non si sa bene cosa, ma aspetta. Questo è un aspetto che accomuna Atzori e Iachini: non conoscono il valore delle sostituzioni. Probabile che, nel corso di Coverciano, quel giorno fossero assenti e non glielo abbiano insegnato. Il primo cambio (volontario, perché Laczko entra per Gastaldello solo per l'infortunio del numero 28) è Padalino per Dessena, con lo svizzero a giocare da terzo di centrocampo a destra, quando lui è un esterno che corre e scivola. Non so se fosse più preoccupante il fatto che Dessena è uscito solo all'80° o che è entrato Padalino per fare male in un ruolo non suo, oltretutto.
Alla voce occasioni create, un paio di tiri di Bertani, un paio di colpi di testa di Piovaccari ed un paio di incazzature su Bentivoglio che pensa di essere Messi e potersi dribblare tutti, invece di tirare subito.

Ora? Ora arriva la Juve Stabia, una squadra che giochicchia bene e che, sopratutto, ha fatto 28 punti. Nonostante la penalizzazione, la neo-promossa di Castellamare ci è davanti: ecco, forse questo è un dato sul quale riflettere, insieme al -9 dalla promozione diretta.. comunque, le Vespe saranno una bella gatta da pelare nel prossimo anticipo del 9 Dicembre e questa Samp sembra tutto, meno che preparata alle gatte da pelare. Per informazioni, chiedere a Vicenza e Modena che se ne sono andati con 3 o 1 punto da Marassi.

01 dicembre 2011

Parole, parole, parole.


Ora, onestamente.. io mi sarei anche stancato di sentire i giocatori parlare. Del resto, le frasi sembrano pre-fabbricate..
"La B è lunga".
"Abbiamo dalla nostra i 17mila abbonati del Ferraris, non possiamo far che bene."
"Stiamo giocando male, ma sono sicuro che questa squadra può solo migliorare."
.. e altre amenità di vario tipo e tono.

Forse, dopo un anno orribile (nel quale sicuramente anche la sfiga ha una sua piccolissima parte), sarebbe il caso da mettere da parte le dichiarazioni. In quest'anno solare tremendo, di perle, ne abbiamo già sentite troppe.

Greatest hits:
5. "Abbiamo giocato una buona partita, purtroppo siamo stati fortunati" (cit. di qualunque giocatore, addetto tecnico e staff dopo una sconfitta di misura della Sampdoria 2011)
4. "Sogno la finale di Roma" (cit. Gianluca Atzori)
3. "Abbiamo la squadra più forte della B" (cit. Edoardo Garrone)
2. "La corda è tesa e rischia di spezzarsi" (cit. Riccardo Garrone)
1. "Sono un fenomeno" (cit. Alberto Cavasin)

Basta conferenze stampa, metteteci meno parole e più cattiveria.