27 giugno 2012

Provaci ancora, Rafa.

Ormai è una telenovela, quasi come quelle migliori. Neanche in "Beautiful" si era mai arrivati a questi livelli, seppure con costanti aggiornamenti a tutta la tifoseria doriana. Non si respirava questo clima di attesa dalla presunta trattativa per portare Andriy Shevchenko a Genova: allora c'erano di mezzo il centro medico Baluardo, Beppe Marotta e Cassano a spingere per nuovi fuoriclasse in maglia blucerchiata. E' cambiato molto: ora, al comando, c'è Edoardo Garrone e Pasquale Sensibile a spingere per un colpo che di vantaggioso ha molto. C'è poco da perdere nell'attendere Rafael Benitez, allenatore spagnolo di 52 anni. Un fuoriclasse della panchina: basta vedere la sua storia.

Nato a Madrid il 16 Aprile del 1960, Rafael Benitez ha giocato con la squadra "B" del Real Madrid, per poi finire a giocare terza divisione spagnola durante tutta la sua carriera. Giocava da libero e, probabilmente, questo lo ha aiutato nel vedere meglio ciò che accadeva in campo. Lo ha aiutato così tanto da fargli scegliere il mestiere di "entrenador" dopo la fine della sua carriera da calciatore, conclusasi a soli 26 anni a causa di un serio infortunio. Entra nello staff degli allenatori che gestisce la "cantera" del Real Madrid: con essa vince tre titoli tra il 1987 ed il 1990, tanto da meritarsi la promozione ad allenatore del Real Madrid B nel 1993, lui che ne è stato un fedele servitore già da giocatore. Lo allenerà per due anni, conditi da una breve interruzione per collaborare come vice di Vicente Del Bosque nella prima squadra blanca. Sarà capace di portare la squadra ad un sesto ed un ottavo posto.
Buoni risultati per essere alla prima esperienza da allenatore. Talmente buoni da fargli decidere di provare a volare in "solitaria"; così Rafa prepara i bagagli e comincia a girare la Spagna, cercando la consacrazione in giro per il paese.
Ci sono ombre e luci sul suo cammino: male a Valladolid (dove viene esonerato dopo 23 giornate nella Liga e due vittorie..), male ad Osasuna (in Segunda), benissimo invece con l'Extremadura, che riporta subito in Liga, ma non riesce a salvare l'anno dopo. L'esperienza è comunque positiva: Benitez, però, decide di fermarsi un anno e studiare calcio in Italia ed in Inghilterra. Dopo questo rinnovamento delle conoscenze, prende in corsa il Tenerife nella stagione 2000/2001 e lo riporta in Liga, battendo addirittura il più blasonato Atletico Madrid.





Ed è qui che arriva la svolta: quest'impresa lo porta all'attenzione dei dirigenti del Valencia, squadra rivelazione degli ultimi anni. La compagine della Comunidad Valenciana è arrivata a due finali di Champions negli ultimi due anni e deve rimpiazzare Hector Cuper, sbarcato a Milano sulla sponda nerazzurra. I dirigenti avevano cercato altri pezzi grossi del mercato degli allenatori, come Irureta e Aragonés, ma entrambi avevano rifiutato; così si è puntato su Benitez. Mai ripiego fu più giusto: il Valencia, nella stagione 2001/2002, si riprende il titolo della Liga dopo trent'anni di attesa, giocando un calcio pragmatico e capace di rendere il centrocampista Baraja il miglior realizzatore della squadra; due anni dopo, al Valencia riuscirà addirittura il "doblete", con la vittoria del campionato (+5 sul Barca) che verrà accoppiata al cammino trionfante in Coppa UEFA. Il 2-0 ai danni dell'Olympique Marsiglia di Didier Drogba sarà la ciliegina sulla torta di un ottimo lavoro svolto da Benitez con i bianconeri, ai quali è stato capace di dare un gioco anche più spettacolare man mano che lavorava in quel di Valencia. Nonostante questi successi, i problemi con il presidente del club, Jesus Maria Pitarch, fecero prendere a Benitez una decisione dolorosa, ma necessaria: quella di andarsene.





Un aereo lo portò in Inghilterra e gli fece conoscere quella che sarebbe stata la sua casa per sei anni: Anfield, la Kop, insomma Liverpool. Quel mondo magico da cui nacquero i Beatles e, nel suo caso, l'impresa più grande che il mondo del calcio abbia potuto raccontare negli ultimi anni: Istanbul 2005 e la finale di Champions che sembrava persa all'intervallo, i balli di Dudek e quella parata miracolosa su Shevchenko al 120'. Ma prima di quei grandi momenti, la situazione sembrava tutt'altro che rosea all'inizio della stagione: Benitez cercò di convincere Steven Gerrard e Micheal Owen a rimanere a Liverpool. Ma se nel primo caso riuscì nel suo intento, nel secondo dovette rimetterci, con Owen venduto al Real Madrid. Fortunatamente, con i soldi della sua cessione, si riuscì ad arrivare a diversi giocatori della Liga, tra cui Luis Garcia e Xabi Alonso, diventati subito idoli della Kop; Benitez riuscì anche a valorizzare Jamie Carragher, titolare fisso sotto la sua gestione.
Al primo anno, Benitez riuscì a vincere la Champions League nella finale contro il Milan: sotto 3-0 alla fine del primo tempo, in dieci minuti i Reds rimontarono lo svantaggio e portarono la partita ai rigori, dove ebbero la meglio rispetto ad un Milan stanco e deluso. Fu la quinta Champions conquistata dal Liverpool e Benitez fu il terzo manager nella storia (dopo Paisley e Mourinho) a realizzare la doppietta Coppa UEFA-Champions League in stagioni consecutive. Nei primi tre anni sono concentrati i successi maggiori alla guida del Liverpool: una Champions, un'altra finale (stavolta persa, sempre contro il Milan), una F.A. Cup, una Community Shield ed una Supercoppa Europea. Non male, per una squadra che aveva smarrito le vittorie dopo i cinque trofei del 2001.
Il Liverpool ha dimostrato poi una forte vocazione europea: sotto Benitez, ci sono due finali di Champions League, una semifinale ed un quarto di finale. L'unico peccato rimane la Premier: è il 2008/2009 l'anno in cui il manager di Madrid ci va più vicino. Ma, nonostante 6 punti su 6 contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson (2-1 ad Anfield, 4-1 all'Old Trafford), una serie di pareggi in casa all'inizio della stagione bloccano i sogni di gloria.
Alla fine della stagione 2009/2010, a causa di numerosi disguidi con i nuovi proprietari americani Gillett e Hicks, decide di andare via, portandosi dietro l'ammirazione di molti tifosi, che ancora adesso rimpiangono la dipartita del manager spagnolo da Liverpool.





L'ultimo capitolo è probabilmente il più doloroso della sua gloriosa carriera: a Giugno del 2010, viene scelto come l'uomo che dovrà curare il post-Mourinho all'Inter, volato a Madrid per risollevare le sorti del Real. Nonostante due trofei vinti - la Supercoppa Italiana ed il Mondiale per Club - Benitez era insoddisfatto per i pochi acquisti compiuti nel mercato estivo e, perciò, chiese di nuovo aiuto al presidente Moratti, che glielo negò. Questo fu motivo sufficiente affinché il manager decidesse di lasciare l'Inter nel Dicembre del 2010, sostituito da Leonardo.





Adesso cosa succederà? Il tormentone Benitez sta proseguendo da due settimane e si spera che, per la fine di questa settimana, si possa sapere se questo matrimonio si possa fare. Io spero personalmente di sì e per molte ragioni: Benitez è un ottimo allenatore, il suo curriculum parla da solo, è un tattico d'altri tempi, capace di lavorare con i giovani e su un progetto che possa durare più anni. Insomma, speriamo che firmi. Del resto, chi ha detto che la colpa della crisi dell'Inter fosse sua: quest'anno non pare essere andata meglio. Perciò, provaci ancora, Rafa. Dai, che magari insieme ci divertiremo..



22 giugno 2012

No, grazie.

L'estate doriana sembra essere già calda. Non solo perché, nella giornata odierna, si entra ufficialmente nella stagione più torrida dell'anno. Ma anche perché la calura blucerchiata regala un altro spunto per sognare. Non bastando probabilmente Benitez ed il suo possibile approdo a Genova, un'intervista di Antonio Cassano presso Sportmediaset ha riaperto porte che si pensavano chiuse e sigillate a vita.
Cassano, in un'intervista di due giorni fa con Pierluigi Pardo (un amico più che un giornalista per il barese), ha affermato che la Sampdoria è sempre nel suo cuore ed il pensiero di tornare risiede nella sua mente, tanto da ventilare un'opportunità di partenza dal Milan. A questa dichiarazione, è seguita subito quella di Riccardo Garrone, che racconta di aver perdonato il giocatore per la "cassanata" che gli costò il posto in squadra e la cessione ai rossoneri. Lo stesso sentimento espresso dal vice-presidente, il figlio Edoardo, che però ha anche aggiunto che è impossibile pensare ad un ritorno di Cassano, visti gli equilibri che sussistono adesso in squadra.
E non è forse questo il problema? Gli equilibri. Già, praticamente la partita si gioca su quel filo. Ma, prima di buttarci in una seria analisi, meglio rinfrescarsi la memoria.


Antonio Cassano in Sampdoria-Udinese 3-1 del 2009: ha appena segnato il terzo gol.



Siamo a fine Ottobre del 2010: la Samp è appena reduce dal punto strappato a Milano contro i campioni d'Italia e d'Europa, ovvero l'Inter. Cassano ha giocato una gran partita, servendo l'assist dell'1-0 a Guberti; due settimane prima, invece, aveva addirittura deciso la sfida con la Fiorentina, con un gol dei suoi. Inoltre, eravamo di fronte al Cassano più prolifico del periodo sampdoriano, tanto da essere il capocannoniere della squadra in quel momento.
Poi, il patatrac: l'invito di Riccardo Garrone al "figlioccio" per presenziare ad una cerimonia di un club sampdoriano, con tanto di premio da ritrare; il rifiuto del barese, probabilmente infastidito da alcune frasi; l'insistenza del presidente sampdoriano e, infine, la "cassanata" del barese, che decide insultare Garrone ad alta voce (con epiteti poco simpatici) di fronte a staff e giocatori.
Da lì, è solo l'inizio della fine: inizia un lungo tormentone mediatico che spacca in due anche la tifoseria. Da una parte, i "garroniani", coloro che non tollerano quest'ultima bizza del fenomeno di Bari Vecchia; dall'altra, i "cassaniani", che non vogliono perdere un genio che porta tanti guai, ma anche tanti risultati. E che si sono affezionati a lui. Succede di tutto: interviste, tapiri, cause al collegio arbitrale. Succedono così tante cose da non poterle più controllare. Garrone chiede la rescissione contrattuale in sede al collegio arbitrale, ma l'unico risultato che ottiene è una sospensione dello stipendio del giocatore fino al Gennaio del 2011 ed un decurtazione del suo stipendio fino all'esaurimento del contratto, datato Giugno 2013.
Il resto è storia: Garrone, non contento della decisione del collegio, decide di liberarsi di Cassano addirittura con i suoi soldi, pagando per spedirlo al Milan, che - come al solito - accoglie i parametri zero come fossero acqua nel deserto. Se poi è un parametro zero della classe di Cassano, ancora meglio. E questo sarà l'unico grande errore di Garrone in questa vicenda: non si può passare dal fare 20 milioni con la vendita di un fuoriclasse del genere a pagarne addirittura uno e mezzo per liberarsene..


Cassano con la maglia del Milan: il suo rendimento con i rossoneri è stato buono.



Cos'è cambiato in un anno e mezzo dalla conclusione di questa vicenda? Tanto per entrambe le parti.
La Sampdoria, complice un'annata sfortunata e (sopratutto) scelte di mercato e dirigenziali discutibili, è riuscita nell'impresa che sembrava impossibile: finire in Serie B, nonostante fosse sesta alla fine del girone d'andata. A nulla sono serviti un cambio d'allenatore, i numerosi ritiri e l'incrollabile fede dei tifosi, che hanno riempito lo stadio nel migliore dei modi anche quando si era prossimi alla retrocessione. La nuvola nera che circondava l'ambiente sampdoriano ha proseguito il suo soggiorno anche nella prima parte della stagione successiva: non è bastato passare da Riccardo ad Edoardo Garrone, da Tosi a Sensibile, da Cavasin ad Atzori, da Macheda a Bertani e da Curci a Romero, tenendo oltreutto Gastaldello e capitan Palombo. Niente, la Samp sembrava ferma al palo fino a Gennaio, impossibilitata nel recupero della Serie A. Poi Iachini, lo stesso Sensibile ed Edoardo Garrone hanno messo punto un miracolo che i giocatori hanno portato a termine: la Serie A, attraverso i play-off e da sesta classificata. Mai successo prima.
E Cassano? Al Milan ha fatto bene. Nei primi sei mesi, ha portato qualche assist ed un paio di gol (tra cui un rigore contro di noi) alla causa dei rossoneri, vincitori dello Scudetto a fine anno anche grazie a Cassano. Nell'ambiente di Milanello, il barese sembrava essersi integrato bene, con i continui elogi di Ibrahimovic e Berlusconi nei suoi confronti. Nel suo secondo anno rossonero, stava facendo anche meglio: poi, è successo quello che tutto conosciamo. Cassano ha un malore di ritorno dalla trasferta di Roma e gli viene diagnosticata una sofferenza celebrale ischemica causata da un problema al cuore. Supera l'intervento e si rimette al lavoro per tentare di tornare per gli Europei in Polonia ed Ucraina. Da qui, sappiamo tutto: Cassano non solo torna in campo ad Aprile, ma riesce anche a confezionare due assist ed un gol nella trasferta di Siena, dimostrando di aver completato il recupero fisico e psicologico. Inoltre, l'altro giorno è stato decisivo per il passaggio del turno della nazionale italiana nel gruppo C degli Europei, con un gol di testa all'Irlanda: insomma, il talento di Bari Vecchia è pienamente recuperato.


Cassano esulta dopo il gol all'Irlanda: sarà decisivo per il passaggio del turno per l'Italia.



Detto questo, quali scenari si possono aprire perché avvenga un ritorno del genere? Cassano dovrebbe cercare di svincolarsi dal Milan: del resto, è arrivato a parametro zero, non vedo perché il Milan dovrebbe guadagnarci qualcosa. Anche perché l'impressione è che Cassano non voglia andare via per una qualunque squadra, ma solo per giocare nella Sampdoria: del resto, di soldi ne ha già tanti e non credo gli importi di averne qualcuno in più. La Samp, invece, dovrebbe mettere in pericolo gli equilibri raggiunti in un gruppo compatto ed unito dopo la promozione, ma ci guadagnerebbe in forza di squadra, dato che Cassano sposta gli equilibri in un campionato come la Serie A.
Non so come la pensate voi. L'unica cosa che posso fare, dopo tutto questa pantomima, è tentare di dirvi la mia: no, non lo rivorrei. Non fraintendetemi: Cassano è un fenomeno. Quello che ha fatto alla Samp e per la Samp denota grande classe e sopratutto un grande amore per la maglia. Ed è indubbio che averlo a disposizione per l'attacco della nostra beneamata sarebbe fantastico.. dal punto di vista tecnico.
Ma dal punto di vista umano, cosa abbiamo davanti? Un ragazzo che sicuramente ama l'ambiente, perché è stato in grado di regalargli la rinascita calcistica, la serenità personale e - sopratutto - una moglie ed il conseguente figlio. Ma, per giustificare il mio "no", mi rifaccio alle parole di Riccardo Garrone: "Una delle ragioni del successo straordinario di quest'anno è la coesione di questo gruppo. Cassano è un ragazzo bravo, buono e generoso. Ma purtroppo ogni tanto emette delle schegge impazzite e, quando succede, crea i casini che ha sempre creato".
Ecco, la Sampdoria è un ambiente in crescita e sta puntando ad un certo tipo di progetto. E non credo che questo progetto veda un Cassano impazzito a fare le bizze come ai vecchi tempi, quando eravamo una realtà diversa, che magari si accontentava anche di un piazzamento nella parte destra della classifica (anche se poi non è andata quasi mai così).

Antonio Cassano, 29 anni, e Riccardo Garrone, 75: un amore mai finito.


Un esempio: vi immaginate se veramente arrivasse Benitez e tornasse anche Cassano? Qualcuno direbbe: "Hai un fantastico giocatore ed un grande tecnico". Proprio perché Cassano è una scheggia impazzita, se per caso - nel suo scatto d'ira - si mettesse ad insultare Benitez, che si fa? Ricominciamo con la stessa pantomima, con la divisione dei tifosi sampdoriani su ogni dichiarazione di Cassano, su "ha ragione Antonio" o "ha ragione il presidente"?
Ho già vissuto quest'esperienza: è stata brutta e, aggiunta a degli errori macroscopici e ad un ambiente depresso, ha portato la retrocessione. Del resto, la mia opinione è dettata anche da come sono fatto personalmente: se X mi fa uno sgarro, io lo considero un capitolo vecchio della mia vita. Ma capisco che alcuni tifosi, pur di tornare a giorni di gloria, sopporterebbero altre "cassanate", perché ricordo di un fantastico periodo.

Cassano, 29 anni, e Sensibile, 40, a colloquio a Bogliasco pochi giorni fa.


In generale, però, dico: no, grazie. Di giocatori innamorati della Samp come Cassano ce ne sono pochi; ma di giocatori leggermente meno bravi e più disciplinati ce ne sono parecchi. Anche se alcuni sperano di vederlo ancora sotto la Sud, a incitare la Gradinata come faceva lui.


Cassano ed i tifosi della Samp: in pochi sono riusciti a dimenticarlo.




17 giugno 2012

Quando si è di troppo.

La sbornia della promozione è passata, ma è come se fosse ancora iniettata nelle vene della maggior parte dei sampdoriani: si sogna Rafa Benitez, si parla di un'amichevole nel Trofeo Gamper contro il Barcellona e si è tornati in Serie A - pare - con grandi ambizioni. In tutto questo, però, si rischia di dimenticarsi ciò che è stato. E se è vero che l'italiano medio ha la memoria corta, l'ambiente sampdoriano non fa certamente eccezione. C'è un uomo sullo sfondo di questa vicenda che ormai ha il ruolo dello spettatore passivo, anche se fino ad una settimana fa era il nuovo eroe sotto la Lanterna.

Beppe Iachini ha fatto un miracolo. L'ho detto più volte e l'ha confermato anche lo stesso allenatore marchigiano. Citando testualmente: "Questa promozione è stata molto più difficile delle altre che ho ottenuto". Azzarderei, non solo nella carriera di Iachini, ma probabilmente nella storia della B degli ultimi anni non c'era stata una promozione così rocambolesca. Così sudata. Così sognata, ma che sembrava così lontana.
Ebbene, nonostante ciò, Iachini pare già alla porta. Sì, perché al mister di Ascoli Piceno non è bastato aver realizzato un sogno sportivo che sembrava lontanissimo per i tifosi sampdoriani. Non è bastato neanche averci messo la grinta che era necessaria per quest'impresa. Persino la palese rivalità verso il tifo genoano non è bastata: è passata una settimana dalla promozione e Iachini ha già l'aria del separato in casa.

Intendiamoci: non sono un fan di Iachini. Quando arrivò a Novembre, non pensavo di arrivare in Serie A e non pensavo neanche di divertirmi guardando il suo calcio. Perlomeno, sulla prima previsione ho toppato clamorosamente. E non ritengo Iachini un allenatore capace di tagliare chissà quali traguardi nella massima serie: i suoi esoneri in A dopo le promozioni con Chievo e Brescia fanno curriculum, stavolta negativo. Ma, in un mondo basato sul business, dov'è la riconoscenza? Questo signore ha fatto un miracolo in cui non speravamo più; io, a Gennaio, pensavo già al campionato di Serie B dell'anno prossimo, da stra-vincere con cinque giornate d'anticipo e non certo con Iachini in panchina. Ma ha saputo smentirmi e questo è un merito troppo grande per essere scansato così facilmente.

La riconoscenza va distribuita con parsimonia: non è che si possa fare la fine delle squadre che, a forza di essere riconoscenti a campioni del passato che hanno garantito molte vittorie, si rovinano equilibri di spogliatoio e producono risultati inferiori alle attese (l'Italia dell'ultimo Mondiale è emblematica in tal senso). Ma non si può neanche dimenticarsene il giorno dopo.. insomma, la verità è che Iachini avrebbe meritato questa chance. Quella di esprimersi in un ambiente in cui ha dato il meglio, perché s'è l'era sostanzialmente guadagnata. Anche se il suo gioco avrebbe potuto essere un motivo di preoccupazione. Anche se il suo calcio non è "pane, amore e fantasia". Anche se il suo curriculum parla di due esoneri in A dopo due promozioni dalla B.

E adesso? Iachini (FORSE) dovrà re-inventarsi. Ricominciare altrove dopo un ambiente al quale si era affezionato. Dove si era guadagnato meritatamente l'amore dei tifosi. Dove, incredibilmente, potrebbe arrivare al suo posto un signore che ha vinto un Champions League ed una Coppa Uefa in due stagioni (dal 2003 al 2005) con due squadre diverse (Liverpool e Valencia). L'incontro con Benitez ci sarà: vedremo se sarà solo un sogno di mezza estate o se, come diceva Gabrielle in una sua canzone, "dreams can come true". Nel caso di rifiuto dello spagnolo, prepariamoci all'ennesimo colpo di scena di quest'estate a tinte blucerchiate. Magari ci sarà ancora quel cappellino a sbraitare dalla panchina della nostra bene amata.

Giuseppe Iachini, 48 anni: la Gradinata Sud lo ha sempre sostenuto.



14 giugno 2012

Sufficienze stiracchiate (Pagellone finale della stagione).

Per parafrasare il famoso motto di pubblicità: "Sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta". Una frase utile per descrivere il miracolo blucerchiato: a Febbraio i punti di distanza dai playoff erano più di 10, a Maggio si è raggiunto l'ultimo treno disponibile e la settimana scorsa si è abbondantemente festeggiato per un risultato insperato, visto come si erano messe le cose.
Attenzione però: non scambiamo un miracolo straordinario con una stagione straordinaria. Allargando lo sguardo a ben prima di Febbraio, la visione è tragica: i primi quattro-cinque mesi di campionato sono stati tremendi e poco sopportabili, dopo già quello che il tifoso sampdoriano medio aveva visto durante tutto il 2011, retrocessione compresa. Perciò, cercherò di essere equilibrato nei miei giudizi: difficile dare un giudizio super-positivo ad una stagione che ci vedeva addirittura nella parte destra della classifica verso Novembre. Preciso che i numeri pubblicati sono relativi solamente al campionato di Serie Bwin 2011/2012, dato che il nostro cammino in Coppa Italia è durato poco, troppo poco anche solo per essere considerato in questo resoconto di fine anno.

PORTIERI
20 Sergio Romero: 8 [Presenze: 29+1, Minuti Giocati: 2659+97, Gol subiti: 24+2]
"El Chiquito" sembrava un colpo anche troppo grande in questa Serie B. Lo è stato: sostanzialmente, Romero è stato l'ago della bilancia nei momenti più brutti. Quando, nel periodo di Natale, si navigava in brutte acque e Iachini non aveva ancora portato effetti benefici, il buon Sergio ha tenuto in piedi la baracca. Ricordo ottime prestazioni in quel di Bari e in casa contro l'Albinoleffe. Poi, alla fine del campionato, ha perso un po' di concentrazione e nei play-off i meriti vanno sopratutto a Da Costa. Comunque, grazie. E spero di ritrovarlo il prossimo anno.
1 Angelo Da Costa: 7.5 [Presenze 15+3, Minuti Giocati: 1249+289, Gol subiti: 10+2]
Quando il portiere della nazionale argentina non era ancora a Bogliasco, si ebbe la sensazione che Da Costa fosse addirittura di troppo. Con Fiorillo - speranza eterna blucerchiata - e la ricerca di un nuovo portiere titolare, sembrava fosse un indesiderato. Eppure le ultime gare di A non lo avevano visto protagonista negativo e la B l'aveva già giocata da ottimo protagonista con la maglia dell'Ancona. E' stato indubbiamente utile: Romero è più forte, ma Da Costa conosce bene la categoria e, a posteriori, si può dire che non ci poteva essere un secondo migliore di lui. Nel subentrare a Romero, non mostrava la sua sicurezza ma non ricordo errori macroscopici. Inoltre, ai play-off, è stato fondamentale: il rigore parato a Sansone nella semifinale d'andata rimarrà nella storia. Grazie.
44 Vincenzo Fiorillo [Presenze: 0, Minuti Giocati: 0, Gol subiti: 0]
Non ha fatto neanche un minuto nel nostro unico anno di B. Se non è questa una mazzata.. il ragazzo deve inevitabilmente trovare un ambiente di bassa Serie B che possa definitivamente togliere ogni dubbio: ragazzo pompato o futuro Buffon in attesa di collocazione? Speriamo di toglierci questo sassolino dalla scarpa.

Sergio Romero, 26 anni: un acquisto fondamentale per la promozione.


DIFENSORI
3 Andrea Costa: 6.5 [Presenze: 25+4, Minuti Giocati: 2278+386, Gol realizzati: 1+0]
Lo mandava Lillo Foti. Quando c'era ancora Atzori, venne preso per fare il centrale sinistro nella difesa a tre. E difatti l'inizio del campionato di Costa fu strabiliante: sicurezza, self-confidence e grande camminata palla al piede. Il gol con il Torino nella gara a Marassi sembrava la consacrazione. Da lì, invece, una lenta discesa: il rendimento declina negativamente, viene messo terzino e non ne azzecca più una. Solo nel finale di campionato si riscopre perlomeno diligente. Non lo riconfermerei.
6 Massimo Volta: 5 [Presenze: 22+1, Minuti Giocati: 1616+7, Gol realizzati: 2+0]
Anno tragico per il centrale rivelazione dell'anno scorso. Sì, nell'ultima stagione aveva avuto un finale di campionato difficile: ma il riscatto di tre milioni dal Parma doveva fargli avere la necessaria fiducia per riprendersi. Niente da fare per lui: la stagione è stata difficile e due gol contro Gubbio e Bari non hanno certo risollevato le sue quotazioni. Ricordo certe imbarcate prese da Sau che è meglio dimenticare. Gli servirà un prestito per rinascere.
7 Paolo Castellini: 4.5 [Presenze: 20+0, Minuti Giocati: 1732+0, Gol realizzati: 0]
Campionato pessimo il suo. Credo che giusto contro il Gubbio in casa abbia giocato un buon match. Per il resto, tantissime difficoltà e pochi spunti, sia nel 3-5-2 che da terzino nel 4-4-2. Insomma, un giocatore che poteva essere utile e non si è rivelato tale. Magari un ottimo spogliatoio: non certo motivo valido per un'eventuale riconferma.
8 Shkodran Mustafi: s.v. [Presenze: 1+0, Minuti Giocati: 97+0, Gol realizzati: 0]
Per lui una sporadica presenza a Varese, con i play-off già in tasca. Non giocò male, ma con Volta accanto non fece questa gran figura. Speriamo possa crescere ed essere utile per la Sampdoria del futuro.
13 Gaetano Berardi: 5.5 [Presenze: 9+0, Minuti Giocati: 745+0, Gol realizzati: 0]
Partito con forti credenziali e preso perché già giocatore di Iachini l'anno precedente in A, Berardi non ha certo fatto molto per convincere gli scettici. E' partito con una super prestazione in quel di Padova, mi fece impressione. Ricordava vagamente un Campagnaro meno tecnico. Poi tanti falli e l'espulsione di Crotone l'hanno bruciato, facendo sì che Rispoli si riprendesse la fascia destra e non la perdesse più. Anche lui, pagato ben 2 milioni, è meglio che sia prestato da qualche parte nel prossimo campionato.
28 Daniele Gastaldello: 8 [Presenze: 26+4, Minuti Giocati: 2376+386, Gol realizzati: 1+2]
Il capitano in divenire. Già, perché Gastaldello è rimasto in estate visto il suo amore per l'ambiente, a cui si è affezionato. Amore ricambiato quando il ragazzo, nel mercato invernale, ha deciso di non partire, nonostante la causa sembrasse più che persa. Ma lui, come pochi altri, ci ha creduto. Ha guidato la squadra nei momenti difficili. C'ha messo sempre la faccia. Si è ridotto l'ingaggio. Ha segnato, sopratutto, il gol che ha riconsegnato la A alla Samp nel 3-2 di Marassi contro il Varese. Un eroe, non si può non amarlo.
33 Andrea Rispoli: 6.5 [Presenze: 30+4, Minuti Giocati: 2455+386, Gol realizzati: 0]
La metafora di questa stagione. Considerato poco adatto per vincere il campionato di Serie B, non si vede nei primi mesi, visto che Atzori non lo ritiene adatto al 3-5-2. Poi con Iachini viene rimesso in campo, con pessimi risultati. Berardi sembra soffiargli il posto, ma Rispoli se lo riprende con prestazioni migliori rispetto ai mesi precedenti e grazie alla poca utilità di Berardi. Il resto è storia: ai play-off, diventa un idolo. Il salvataggio sulla linea a Modena e la cavalcata finale a Varese sono la metafora di una Samp sempre in rincorsa, ma vincente. Complessivamente, un campionato da sufficienza appena strappata, ma il rendimento ai play-off va premiato.
35 Jonathan Rossini: 7.5 [Presenze: 26+4, Minuti Giocati: 2260+386, Gol realizzati: 0]
Altro oggetto non identificato nel campus di preparazione al campionato. Uno dei tanti giovani che sembravano destinati ad andar via a Gennaio. Poi, a Bari, l'improvvisa svolta: si fa male Volta ed entra lui. E' uno dei pochi salvarsi in una partita tragicomica. Da lì in poi, il posto è suo, senza se e senza ma. Con lo scarso stato di forma di Volta, non è difficile mantenere la maglia da titolare; lo è ancor meno vista la sua intraprendenza palla al piede e le capacità d'impostazione che non tutti i centrali difensivi hanno. Sarà una promessa, speriamo di riscattarlo dall'Udinese.

Daniele Gastaldello, 28 anni: capitano indomabile nel dopo-Palombo.


CENTROCAMPISTI
4 Marco Padalino: 5 [Presenze: 13+0, Minuti Giocati: 762+0, Gol realizzati: 0]
E' uno dei tanti che sembra destinato alla partenza in Agosto. Poi rimane. Vista l'indisponibilità di Semioli dopo poche giornate e la poca fiducia in Rispoli, Atzori ci prova. Ma se Padalino ci mette la corsa, non ha proprio il dribbling per fare ciò che serve. Pochi cross, poca roba in generale. Poi s'infortuna e scompare: non calcherà più il campo con la maglia blucerchiata. Neanche qualche panchina per lui. Dubito che ci mancherà, ecco.
5 Renan Garcìa Fernandes: 7 [Presenze: 14+4, Minuti Giocati: 1330+386, Gol realizzati: 0]
Dalla Romania con furore. Anche troppo, a volte. Le sue proteste rabbiose hanno colorato le partite blucerchiate da Febbraio in poi. Dotato di un gran sinistro, ha dato poche volte dimostrazione di tale dote; comunque, è stato una furia a centrocampo. Personalmente non mi ha entusiasmato, ma ha saputo conquistare i tifosi doriani e metterli dalla sua parte. Il riscatto, ad oggi, sembra cosa fatta.
10 Pasquale Foggia: 7 [Presenze: 31+3, Minuti Giocati: 1988+123, Gol realizzati: 4+0]
L'ex talento prodigio dell'Ascoli era venuto qui con le credenziali giuste: talentuoso, in cerca di riscatto, con i colpi giusti. Diciamo che in parte ha tradito queste attese: ha alternato grandi partite (ad Ascoli, a Grosseto, in casa contro il Brescia) con prestazioni veramente discontinue e non meritevoli di conferma. Non so come andrà a finire. Sul campionato di Foggia, grava un equivoco tattico importante: nasce come ala, al massimo come attaccante esterno, dove si è imposto a Reggio Calabria, Cagliari e Roma. Poi, arrivato qui, Atzori l'ha trasformato in ciò che non è, ovvero un trequartista. Da qui, il suo rendimento è diventato altalenante e poco continuo. Ma le volte che ha contato, eccome se c'era. Personalmente non lo riscatterei, a meno che non ci siano due condizioni: il prezzo del riscatto del suo cartellino deve scendere (attualmente 4 milioni) e, se rimarrà, dovrà fare il vice-Eder. Perché come trequartista non è tagliato.
11 Gianni Munari: 7 [Presenze: 16+4, Minuti Giocati: 1432+329, Gol realizzati: 1+0]
Sì, solo sette. Eppure Munari è stato fondamentale per questa Samp: il suo dinamismo ha risvegliato un centrocampo in perenne immobilità. Da Dessena a Munari, il cambio è stato decisivo. Anche perché il numero 11 conosce bene la categoria, avendoci già giocato con Triestina e Lecce. Ha dato quello che serviva, personalmente mi aspettavo qualche gol in più, visto che ha queste doti innate d'inserimento. Sarà utile anche in A, seppur - spero - in un ruolo più marginale.
14 Pedro Obiang: 8.5 [Presenze: 29+4, Minuti Giocati: 2490+360, Gol realizzati: 0]
Il più presente in quanto a minuti giocati. L'infaticabile. Senza alcun dubbio, la rivelazione stagionale. A volte, ha stupito anche me. Eppure io ci credevo così tanto nel mediano spagnolo, ero così sicuro che avrebbe sfondato con la nostra maglia. Ma ha fatto delle cose che non credevo immaginabili: in particolare, le gare casalinghe dei play-off è stato fantastico. Così bravo da non sembrare un ragazzo classe 1992. Il futuro è suo, spero - prima o poi - anche la nazionale. Da conquistare, ovviamente, con la maglia della Samp. Quando aggiusterà anche il tiro da fuori, sarà un centrocampista completo. Ricorda tanto Patrick Vieira.
16 Savvas Gentzoglou: s.v. [Presenze: 0, Minuti Giocati: 0, Gol realizzati: 0]
Ha sicuramente attirato l'attenzione delle giovani donzelle blucerchiate, ma in campo non si è mai visto. Non ne capiamo l'acquisto, speriamo venga prestato per poterci raccapezzare su questo greco sconosciuto ai più.
18 Zsolt Laczko: 6.5 [Presenze: 26+1, Minuti Giocati: 1346+21, Gol realizzati: 0]
Avesse avuto anche più occasioni di giocare, probabilmente avrebbe strappato un voto migliore. Per lui, c'è stato un ruolo simile al sesto uomo nel basket: quando ce ne è stato bisogno, è sempre entrato. Le presenze da titolare non sono state tante, ma quand'è stato chiamato in causa, ha fatto bene. Solo in un paio di partite (a Brescia e a Crotone) non ha convinto: per il resto, bene. Spero rimanga per fare da "back-up" anche in Serie A.
21 Roberto Soriano: 6.5 [Presenze: 13+3, Minuti Giocati: 894+163, Gol realizzati: 1+0]
Partito tra le riserve, Soriano rispunta fuori solo ad inizio Novembre, quando Atzori si gioca la panchina. Col Crotone fa un partitone, a Brescia invece si fa espellere. Da lì, scompare nuovamente, per ricomparire quando la cura Iachini comincia ad avere i suoi primi effetti. Così, inizia a guadagnare primi gettoni di presenza, gioca alcune partite deludenti alternate a grandi prestazioni, sopratutto in casa con il Verona e nell'ultima dei play-off a Varese. Non saprei cosa farne, se tenerlo o mandarlo in prestito in A. Vedremo.
25 Nenad Kristicic: 6.5 [Presenze: 13+0, Minuti Giocati: 590+0, Gol realizzati: 0]
Una storia straordinaria. Qualche anno fa rischiava di morire. Quest'anno, invece, si è ritagliato il suo spazio. Atzori non lo vedeva. Con Iachini, ha esordito con il Varese in casa per non uscire più di squadra. Nel finale, è stato messo un po' da parte e me ne dispiaccio. Per il futuro, stiamo tranquilli: il ragazzo nasce trequartista, ha fatto l'interno e, quando ce ne è stato il bisogno, ha giocato anche regista al posto di Obiang. Se cullato bene, crescerà che è una meraviglia.
29 Juan Ignacio Antonio: 6.5 [Presenze: 19+3, Minuti Giocati: 1042+140, Gol realizzati: 2+0]
Difficile mettergli più di questo. Le potenzialità si vedono e, a differenza di Foggia, lui è un trequartista di ruolo: peccato che del trequartista classico non abbia ancora il senso del passaggio. L'azione tipo che rappresenta Juan Antonio è quella fatta a Modena: salta 5-6 uomini, crea il panico, poi non passa il pallone. E' un equivoco che ha accompagnato il ruolo del trequartista per tutto l'anno: questo ruolo dev'essere ricoperto da chi è in grado di mettere in porta l'uomo. E Juan Antonio l'ha fatto poco. Per lui due reti, tra cui quella contro il Torino con un destro da favola. Per ora, i tre milioni d'investimento non sono stati ripagati: ha fatto sicuramente meglio a Brescia che qui. La partita migliore, senza dubbio, l'ha fatta a Padova nel 2-1 esterno sui patavini.
77 Franco Semioli: 6 [Presenze: 18+0, Minuti Giocati: 1128+0, Gol realizzati: 0]
Finché c'è stato Atzori ed il suo 4-4-2, Semioli era la super-star di questa Samp. Ad Empoli, nel 3-1 esterno di Settembre, fece una delle migliori partite di sempre con la maglia blucerchiata. Poi gli infortuni - come al solito - lo hanno escluso ed il cambio di modulo ha completato l'opera. Grazie comunque, perché nei primi due mesi è stato fondamentale.

Pedro Obiang, 19 anni: la rivelazione della stagione appena conclusa.


ATTACCANTI
9 Nicola Pozzi: 9 [Presenze: 28+4, Minuti Giocati: 2138+358, Gol realizzati: 15+4]
Nove. Come il suo numero. Come il voto che si può dare al suo campionato. Nell'estate 2011, ne ho sentite troppe: "ma dove va?", "ha fatto al massimo 12 gol in B, fa ridere", "come può essere utile con tutti gli infortuni che ha?". La verità è che Nicola Pozzi sta seguendo - con le dovute proporzioni - il percorso di Giampaolo Pazzini: entrambi esplosi a 25 anni, protagonisti con la maglia della Samp. Molti già parlano di una sua sostituzione: personalmente, mi auguro che gli venga affiancato un attaccante esperto, sulla trentina, che sia in grado di sostituirlo quando serve. Ha fatto dei gol da centravanti vero: le reti segnate a Empoli, contro il Verona, ma sopratutto quelle dei play-off (segnate in qualunque maniera) segnano la sua maturazione. Meglio di Rolando Bianchi. Meglio di Daniele Cacia.
E' stato un combattente. E' una vera anima doriana e, solo per questo, gli va dato il giusto riconoscimento, dandogli una seria chance in A con questa maglia. L'immagine più bella vede lui piangente di fronte ai tifosi doriani giunti a Varese per la finale: grandissimo.
19 Bruno Fornaroli: s.v. [Presenze: 11+0, Minuti Giocati: 337+0, Gol realizzati: 0]
Difficile dare il voto ad un giocatore che ha messo insieme così pochi minuti in campionato. Ha giocato titolare solo in quattro occasioni, per il resto è stato subentrante nei 5' finali di partita (esclusa la partita in casa con il Pescara). Ad un giocatore del genere, pagato tre milioni, andavano date una quindicina di partite con almeno presenze da 30' cadauna. Ed invece non è stato possibile, visto il periodo nero della Samp. Comunque, non mi è dispiaciuto. Ed in B credo sempre che si possa imporre, se gioca continuativamente. Lui e la Samp, con buona probabilità, si saluteranno definitivamente quest'estate: gli auguro il meglio. L'impegno che ha messo quando ha giocato è encomiabile.
22 Cristian Bertani: 5 [Presenze: 30+0, Minuti Giocati: 2166+0, Gol realizzati: 6+0]
Se uno dovesse analizzare la sua stagione da Dicembre in poi, l'insufficienza sarebbe ben più gravosa. Ma nei primi mesi della nuova stagione è stato importante e, per poco, ha fatto anche sognare. Peccato che il risveglio sia stato piuttosto brusco, sopratutto per lo stesso Bertani. Non credo che rimarrà, vista anche la nuvola del calcio-scommesse che grava su di lui.
23 Eder Citadin Martins: 8 [Presenze: 16+4, Minuti Giocati: 1174+341, Gol realizzati: 4+1]
Fondamentale. Il più importante degli acquisti di Gennaio. Con l'involuzione di Bertani, si era palesato un vuoto nel ruolo di seconda punta: meno male che Martins ci ha messo una pezza. E' stato bravo e si è dimostrato troppo bravo per la Serie B. Vedremo se si dimostrerà adatto alla Serie A o, dopo Brescia e Cesena, deluderà di nuovo.
98 Mauro Icardi: 6.5 [Presenze: 2+0, Minuti Giocati: 86+0, Gol realizzati: 1+0]
Un voto di stima questo sei e mezzo, un voto non paragonabile allo stesso dato ai vari Laczko, Juan Antonio e compagnia bella. Il gol a Castellamare pare mostrare le stimmate del campione, ma ci vorrà ancora un po' di tempo.. con il Pescara, nella partita successiva al gol d'esordio, si sono visti i limiti di un ragazzo che deve accumulare tempo di gioco. Speriamo che tutto prosegua bene, le doti ci sono.
99 Graziano Pellé: 6.5 [Presenze: 12+4, Minuti Giocati: 695+88, Gol realizzati: 4+0]
E' stato funzionale al gioco iachiniano. Arrivato l'ultimo giorno del mercato di riparazione, è venuto a fare il vice-Pozzi; quando Nicola non stava bene, è stato schierato e ha portato sei punti a casa, con due doppiette contro Cittadella e Nocerina. Nei play-off ha beccato parecchie botte, ma è servito a tenere su la squadra. In A non terrei un attaccante del genere, ma grazie comunque.

Nicola Pozzi, 25 anni: 19 gol stagionali per il bomber romagnolo.


ALLENATORI
Gianluca Atzori: 4.5
Le ha provate tutte. Atzori era stato scelto per portare avanti un progetto che prevedesse un gioco spettacolare e giovane. Nessuno dei due propositi è stato rispettato: la squadra messa in campo da Atzori - tranne in casi disperati - era tutt'altro che giovane, sia anagraficamente che a livello di gioco, di freschezza. Per quanto riguarda il gioco spettacolare, si è visto in due partite (quella in casa con il Gubbio e quella in trasferta ad Empoli): un po' poco per pensare di tirare avanti una baracca che doveva salire in Serie A e che, invece, andava avanti a pareggi. La sconfitta di Nocera gli ha dato lo scossone decisivo, quella in casa con il Vicenza l'ha estromesso dalla panchina. E' stato giusto così, personalmente non ne porterò un buon ricordo.
Giuseppe Iachini: 9
Parlavamo di miracolo all'inizio dell'articolo. Un miracolo che Iachini conosce. Non è certo la prima promozione che ottiene dalla B alla A: era già salito da campione con il Chievo (2007/2008) ed aveva già vinto i play-off con il Brescia (2009/2010), seppur da terza classificata. Come ha detto lui, "questa è stata la promozione più difficile". Vero. Arrivato a Genova nel Nov. 2011, aveva chiesto due mesi di tempo per vedere un'altra Samp. In quei due mesi, ha rischiato anche di essere esonerato, dato che aveva collezionato quattro sconfitte e due pareggi. Poi, la vittoria di Padova ha ribaltato il suo campionato e la nostra situazione: da lì, una marcia con qualche battuta a vuoto, ma sostanzialmente regolare. Nei play-off, la sua grinta, un modulo base (4-3-1-2) e un po' di fortuna hanno fatto il resto. Non lo trovo adatto per la A, con Brescia e Chievo ha fallito, ma si merita una riconferma: perché quest'impresa è stata ben più difficile di qualunque altra la Samp dovrà mai affrontare nella massima serie.

Giuseppe Iachini, 48 anni: per lui è la terza promozione dalla B alla A.


GLI "ESILIATI"
Pietro Accardi: 4.5 [Presenze: 12, Minuti Giocati: 1143, Gol realizzati: 0]
Era tornato a Genova, libero dalle scorie della retrocessione. Già, perché - mentre la Samp retrocedeva in maniera tragicomica - Accardi era in prestito a Brescia. Molti speravano tornasse quello che era all'inizio della sua avventura. Non è stato così: si è mostrato impreparato, a Nocera il manifesto della sua condizione. Giusto l'addio, non era più tempo di giocare con questa maglia.
Simone Bentivoglio: 4 [Presenze: 15, Minuti Giocati: 979, Gol realizzati: 1]
Non credo di andare lontano se dicessi che è stato il peggior giocatore come rendimento stagionale. Nei suoi quattro mesi di Samp, viene insultato a più riprese da chiunque se lo trova davanti. Calcisticamente parlando, sono insulti sacrosanti: il ragazzo non ha il mordente necessario per far riprendere un ambiente già depresso di suo. Il gol contro il Modena non cambia nulla. Era arrivato come trequartista di qualità, è andato via come l'ultimo degli scarsi. E il prestito a Padova ha confermato che non era affatto utile alla causa doriana.
Daniele Dessena: 4.5 [Presenze: 8, Minuti Giocati: 589, Gol realizzati: 0]
La corsa senza tecnica, la voglia senza razionalità. Di giocatori così, nel calcio italiano, ce ne sono tanti. Ma se ce ne è uno che deluso le attese che suscitava da giovane, è proprio Daniele Dessena. Ex-enfant prodigé del calcio italiano, la Samp pagò quattro milioni e mezzo per la metà del suo cartellino. Mai soldi hanno atteso così tanto per un riscontro: Dessena ha corso anche quest'anno, ma male e senza continuità. A Cagliari sembra essersi rimesso in carreggiata, vedremo. Con la Samp ha (fortunatamente) chiuso.
Vladimir Koman: s.v. [Presenze: 6, Minuti Giocati: 128, Gol realizzati: 0]
E' uno dei pochi su cui si può lasciare l'attenuante dell'ambiente e del ruolo. L'ambiente lo ha spesso incolpato più del dovuto. Atzori lo ha spesso schierato fuori ruolo, a giocare sull'ala senza poter dare sfogo alla tecnica di cui l'ungherese è dotato. Almeno Iachini lo ha schierato nel suo ruolo, ma era già bruciato. L'espulsione con il Varese e la contestazione violenta dei tifosi lo ha facilitato nel trasferimento. Al Monaco se la sta cavando molto bene. Il futuro ci dirà se è stato commesso un errore o meno. 128 minuti, quest'anno, erano veramente pochi per dire se fosse scarso o incompreso.
Angelo Palombo: 5 [Presenze: 23, Minuti Giocati: 1931, Gol realizzati: 1]
Difficile dare un voto brutto al Capitano di mille battaglie. Più facile sapendo cosa ha combinato quest'anno: doveva essere uno dei pilastri della rinascita e, invece, è stato uno dei pesi di questa squadra. Liberatisi di lui, andato all'Inter, e lasciato spazio definitivamente ad Obiang, la squadra ha cominciato a volare. Non voglio certo dire che Palombo fosse il problema principale. Ma che fosse almeno uno dei problemi.. beh, quello sì. Il suo peso ha condizionato lo spogliatoio, sopratutto inconsciamente. Un peso tanto grande come evidenziato dalle statistiche: nonostante la partenza a Gennaio, è ancora nella top 10 dei più presenti con la maglia della Samp quest'anno, con un minutaggio notevole. Ora tornerà a Genova: non credo rimarrà.
Francesco Signori: s.v. [Presenze: 0, Minuti Giocati: 0, Gol realizzati: 0]
La sintesi è semplice: segato senza un perché. Non gli è stato concesso un minuto né con Atzori, né con Iachini. E pensare che in campo non è che ci fossero quali fenomeni all'epoca. A Modena ha fatto non bene, benissimo: la nostra maglia non la vorrà rivedere neanche in cartolina, probabilmente. E dispiace, viste le doti.
Salvatore Foti: s.v. [Presenze: 3, Minuti Giocati: 51, Gol realizzati: 1]
L'ultima ruota del carro trova comunque la maniera di avere i suoi quindici minuti di gloria. Il suo gol contro il Crotone, che fissa il 2-0 definitivo, rimembra quello segnato al Messina: altri tempi, c'erano ancora Novellino, Castellini era Marcello e Volpi era il capitano indomabile. E Foti era una bella speranza. Rimasta incompiuta.
Massimo Maccarone 4.5 [Presenze: 11, Minuti Giocati: 461, Gol realizzati: 3]
Se era possibile, è riuscito a fare anche peggio dell'anno precedente. Maccarone era uno dei simboli della retrocessione dell'anno passato, ma si erano scoperte difficoltà familiari che lo avevano fatto rendere meno dell'anno precedente. Ed i tifosi sono stati anche troppo concilianti con lui; ho visto meno remore nel fischiare giocatori che avevano un passato meno presente ed un futuro migliore con questa maglia. Nonostante ciò, il risultato è stato abbastanza sconcertante: messo in campo una volta sì e l'altra pure, realizza tre gol suoi. Tre gol alla Maccarone, ovvero di quelli che non cambiano nulla nella partita. Segna un gol su rigore su un Albinoleffe abbondantemente battuto a domicilio e realizza una doppietta nel disastro di Nocera, ormai in pieno svolgimento.
A Gennaio è tornato nella sua Empoli, dove si è ripreso: gli auguro di continuare su questa strada. Chiaramente con la maglia dei toscani.
Federico Piovaccari: 4 [Presenze: 17, Minuti Giocati: 645, Gol realizzati: 3]
Perdonatemi il francesismo giornalistico, ma Piovaccari ha rappresentato lo "scazzo" fatto persona. I simboli che potrebbero sintetizzare l'avventura di Piovaccari con la maglia della Samp sono due. Il primo è rappresentato dai rigori realizzati: zero. Dopo i nove segnati con la maglia del Cittadella, con la Samp tira due rigori che hanno poco di professionale. Se quello ad Empoli è figlio della troppa voglia in corpo di dimostrare che valeva più di Pozzi, il secondo è una presa in giro verso qualunque tifoso sampdoriano. A Bergamo, contro una squadra che in porta schiera il centravanti, calcia fuori. L'ultima partita che gioca è a Padova, quattro mesi dopo: nessun miglioramento. Di gol ce ne sono stati solo due. Pochi. Abbastanza per mandarlo via a Gennaio, nonostante i tre milioni spesi in estate.

Federico Piovaccari (27 anni), Angelo Palombo (30) e Cristian Bertani (31): delusioni d'inizio stagione.


DIRIGENTI
Pasquale Sensibile: 6.5
La giusta media. La media che si potrebbe applicare in generale al campionato della Samp. All'inizio, parla troppo, spesso anche a sproposito. Direi quasi che c'è un rapporto inversamente proporzionale tra le volte che parla ed i punti e le gioie che la Samp regala ai suoi tifosi. Dall'esonero di Atzori, il volume di interviste diminuisce, fortunatamente. Si annulla quasi totalmente quando si chiude il mercato di Gennaio, non senza però l'ultima bomba: "se ci sarà un carro a Giugno, vedremo quanti ci vorranno salire". Me l'ero presa moltissimo per queste dichiarazioni. Ma bisogna ammettere che Sensibile ha avuto ragione: se il mercato estivo si è rivelato ampiamente insufficiente (sopratutto in uscita), quello invernale ha rivoltato la Samp nel verso giusto. Appena in tempo.
Anche la gestione del caso Palombo non è stata cristallina e condotta con molta chiarezza: però, alla fine, è stato sempre il direttore sportivo ad avere ragione, visto il rendimento dell'ex-capitano blucerchiato con la maglia dell'Inter.
Edoardo Garrone: 8
A differenza di Sensibile, non si è mai lanciato in proclami esagerati. Ha avuto idee interessanti fin dall'inizio: ricordo la sorpresa dei tifosi nel vedere degli abbonamenti accessibili ai più come prezzi. Si è poi eclissato, per rispuntare sopratutto nel periodo buono con Iachini. Ha fatto qualche trasferta, è stato vicino alla squadra, c'ha messo i soldi: ha fatto tutto ciò che non è stato fatto nell'anno e mezzo precedente. E difatti guardate i risultati..

Pasquale Sensibile, 40 anni, e Edoardo Garrone, 50, hanno vinto la loro scommessa.


TIFOSI
Nove e mezzo. Un voto senza se e senza ma. Sempre presenti. Sempre accanto alla squadra. Purtroppo, c'è un episodio che mi ha evitato la perfezione: la contestazione di inizio Gennaio, con addirittura sputi ai giocatori, non è qualcosa che appartiene al mondo della Samp e non dovrebbe appartenere in generale al mondo del calcio. Dall'altra parte, la lezione di stile fornita in Sampdoria-Sassuolo, semifinale d'andata dei play-off, con il silenzio nei primi cinque minuti per segnalare il proprio sostegno alle vittime del terremoto, beh.. è un momento d'oro del calcio italiano.

I tifosi della Gradinata Sud: la vera forza d'urto di questa squadra.


Anche questa stagione è finita. Ne è già iniziata un'altra, visto il caso Iachini che si sta scatenando in queste ore. Vi aggiornerò presto. Spero che mi seguirete e, per chi l'ha fatto durante questa stagione, ringrazio. A presto e forza Doria!

I ragazzi in festa dopo la fine di Varese-Sampdoria: è di nuovo Serie A.

10 giugno 2012

C'è spazio sul carro? (Grazie, ragazzi).

"Non succede, ma se succede.." è un famoso mantra nel calcio italiano. Lo tirò fuori la Roma quando, nella speranza di coronare la rincorsa all'Inter per lo scudetto del 2010, si stava avvicinando velocemente ai nerazzurri. Oggi lo tiro fuori io, perché qualunque sampdoriano medio lo deve aver applicato da quando i play-off si sono cominciati ad intravedere e la squadra sembrava abbastanza solida da poter lottare per l'ultimo posto nella massima categoria in quest'appendice del lunghissimo campionato di Serie Bwin. La differenza? Qui è successo. La Samp sbanca legittimamente il "Franco Ossola" di Varese con un gol di Pozzi nel recupero del secondo tempo e raggiunge l'agognata Serie A, dopo una rincorsa estenuante e tanta, tantissima sofferenza. Ma vediamo meglio nel dettaglio questa sfida.

La Samp non ha assenze, se non quella di Romero: il portiere argentino è ripartito per disputare un'amichevole con il Brasile e, perciò, al suo posto c'è Da Costa, già importante in questi play-off. Inoltre, Iachini decide di cautelarsi con l'ingresso di Soriano al posto di uno dei due fantasisti, mandando addirittura Juan Antonio in tribuna. Una mossa che si rivelerà vincente, dato che il compito di Soriano sarà quello di asfissiare Kurtic, punto di riferimento di questo Varese. I padroni di casa, invece, cambiano qualcosa causa assenze e squalifiche: fuori Zecchin e Troest squalificati, dentro dall'inizio Nadarevic e Pucino. In più, davanti De Luca lascia spazio al "Diablo" Granoche, che fa coppia con Neto Pereira.
Il Varese tiene in mano il pallino del gioco, ma la mossa di Iachini (Soriano su Kurtic) sembra limitare le idee dei varesini, che comunque fanno la partita, con la Samp ad aspettare i padroni di casa. Al 17' la prima occasione: calcio d'angolo, spizzata di Pucino e Cacciatore non c'arriva per un soffio. Al 22', è Rivas a saltare Rispoli e spara a lato da distanza ravvicinata, così come al 26' Nadarevic lo imita da fuori area. Poi, il Varese ha la più grande occasione di tutta la partita al 29': punizione battuta da Kurtic, colpo di testa da Cacciatore che serve Neto Pereira. Il numero 10 biancorosso controlla, si gira e scocca una botta che colpisce la traversa, con Da Costa sostanzialmente battuto. Il Varese finisce qui la sua pressione ed inizia una partita confusa, in cui non riesce ad organizzare contrattacchi adeguati.
E qui, invece, inizia la partita della Samp, che costruisce la palla gol più importante di tutta la prima frazione: Munari s'inserisce a destra, mette in mezzo per Pozzi, che colpisce di testa e trova la respinta di Pucino a pochi metri dalla linea; a quel punto, Soriano raccoglie la spinta e spara il destro che Terlizzi respinge sulla linea. Clamorosa occasione sprecata dai blucerchiati. Che spingono ancora, con un colpo di testa di Munari di poco a lato ed una punizione di Renan dai 30 metri, che Bressan può solo respingere. Si chiude così il primo tempo sullo 0-0.
All'inizio della ripresa, il Varese tiene ancora il pallino, ma ha esaurito la sua spinta propulsiva e Kurtic non riesce a liberarsi della marcatura soffocante di Soriano, determinato a limitarlo. E' Rispoli al 54', con un gran tiro dalla distanza, a sfiorare il palo più lontano della porta di Bressan; poco dopo, è invece Eder a rubare palla ad un Terlizzi non nella migliore condizione fisica ed a sfiorare il gol dell'1-0, prima di essere fermato dallo stesso ex-sampdoriano. A questo punto, comincia uno sterile assalto del Varese, determinato a recuperare il passivo senza però avere grossa razionalità nel farlo. Entrano Pellé e Laczko nella Samp per Eder e Munari, escono Pucino, Granoche e Neto Pereira per De Luca, Plasmati e Martinetti. Il Varese mette su un attacco a tre punte più la presenza di Rivas e Nadarevic, non ottenendo però grossi risultati.
Il brivido finale lo regala Plasmati all'87' quando, su un cross dalla trequarti di Nadarevic, è solo in area ma colpisce malissimo di testa il pallone, indirizzandolo verso il fondo del campo. E' l'ultima occasione che il Varese ha per andare in A. Poi, arriva la mazzata finale: Rispoli recupera un pallone fondamentale e s'invola senza sosta verso l'area avversaria. Il terzino destra vede Pozzi che accorre e lo serve, permettendogli così di battere Bressan e firmare l'1-0 definitivo. Pozzi non ci crede, probabilmente neanche noi. Un gol che vuol dire Serie A. Grande merito va dato anche a Soriano, abile ad attrarre la difesa varesina su di lui.
Al triplice fischio finale, la festa parte: una festa meritata per la lunga rincorsa fatta, condita da parecchia fortuna, sopratutto nella gara di ritorno con il Sassuolo, ma che certamente ha fatto felici molti. Grandissima festa a piazza Kennedy ed in tutta Genova per il ritorno in Serie A, festeggiato anche dai giocatori sia allo stadio Franco Ossola, sia al ritorno a Genova su palco a Piazza Kennedy. FANTASTICI!
Chiudo con una piccola curiosità: è la prima volta che la terza classificata in campionato non sale attraverso i play-off. Complimenti anche al Varese, buona squadra: auguro loro miglior fortuna per l'anno prossimo.

Da Costa 6 | Non deve fare grossi interventi e sul tiro di Neto Pereira sulla traversa.. beh, anche lì non si poteva fare molto.
Rispoli 7.5 | Il migliore. Durante il primo tempo, soffre un po' Nadarevic. Nella ripresa, tira fuori il meglio del repertorio, con una corsa finale che si corona nel gol di Pozzi per la risalita in Serie A. Ha avuto un finale di stagione molto buono.
Gastaldello & Rossini 6.5 | Non soffrono particolarmente Neto Pereira, salvo che nell'occasione della traversa. Granoche, De Luca, Martinelli e Plasmati non li scomodano troppo.
Costa 6 | Rivas è pericoloso, ma fa il suo.
Obiang 6.5 | Mette ordine nella confusione varesina che regna in campo.
Renan 6 | Ci prova da lontano: per il resto, il solito lavoro di recuperatore di palloni.
Munari 6 | Leggermente meglio rispetto all'andata, si vede nella doppia occasione del primo tempo, quando pennella un bel cross. Esce stanco e sfinito.
Soriano 7 | Senza la fuga finale, la palma di "man of the match" sarebbe andata a lui, poiché svolge un compito fondamentale nel limitare Kurtic, centro del gioco varesino. Che difatti risulta meno efficace del solito proprio per questo motivo.
Eder 6.5 | Si sbatte come al solito e mette in difficoltà i lenti difensori varesini.
Pozzi 7 | Partita da sufficienza fino al gol che regala la A alla Samp. 20 gol quest'anno, ormai è esploso: speriamo si ripeta in Serie A.

Pellé 5.5 | Entra per un Eder acciaccato e si limita a prendere tante botte. Purtroppo, a mio modo di vedere, sta anche troppo per terra: come direbbero a Roma, "fracico".
Laczko 6 | Nel finale permette a Iachini di fare un 3-5-2 con lui e Rispoli esterni. Fa il suo compitino.
Foggia s.v. | Gli metteremmo otto solo per come scherza con Iachini in panchina, ma entra negli ultimi tre minuti per Pozzi e sgambetta felice.

Un voto lo vorrei dare anche alla panchina e a Iachini: ad entrambi, darei un 10. Ai primi per come hanno vissuto la partita da bordo campo: sono stato stupito di come ragazzi come Volta, Fiorillo, Foggia ma sopratutto Semioli hanno vissuto con partecipiazione questi 90 minuti. Al secondo perché ha preparato una gara perfetta, dopo che a Marassi avevamo sofferto come cani contro un Varese ben organizzato e preparato da Maran in maniera egregia.

Bellissima la festa già allo stadio, in cui l'immagine di Pozzi commosso ha fatto piangere anche me. Ringrazio personalmente Nick perché nessuno credeva in lui ad inizio anno. Ed invece ha saputo far ricredere tutti.

Ringrazio anche Sensibile: evidentemente la sua uscita sul carro ha funzionato e ha avuto ragione lui.

E ora? Ora ci attende la festa, un riposo meritato. Poi ricominceremo a parlare di mercato e di quello che verrà con quel paradiso chiamato Serie A, il posto in cui meritiamo di essere. Il posto in cui siamo tornati A casa!

Grazie di avermi seguito in questa stagione, spero che ci sarà seguito anche maggiore nella prossima. A presto!

Nicola Pozzi, 25 anni, segna il gol decisivo per il ritorno in Serie A al 91'.

06 giugno 2012

Non fatemi scendere.

S'era detto che sarebbe stato difficile. Arduo, certo. Ma così palpitante no: la Samp batte il Varese 3-2 nell'andata delle finali play-off per decretare l'ultima squadra che salirà in Serie A. Lo fa soffrendo, giocando anche male, ma portando a casa tre gol che la avvicinano all'obiettivo che ha rincorso finora.

La Samp parte con le novità Romero e Foggia in campo al posto del fin qui straordinario Da Costa e di un Juan Antonio stremato dopo i 90' del Braglia. Per il resto tutti confermati. Al Varese, invece, manca Terlizzi per un infortunio durante il riscaldamento e così il suo posto lo prende Camisa; gli altri sono tutti in campo, compreso i De Luca ed i Kurtic che tanto ci hanno fatto patire nelle due sfide di regular season.
La partita assume subito una certa impostazione tattica: il Varese pressa i padroni di casa con grande veemenza e la Samp può solo difendersi con lanci lunghi ed un gioco casuale che ha ben poco di una compagine che vorrebbe tentare il grande salto. Ma il Varese, nonostante il pressing, non crea molto e probabilmente è qui l'intera pecca della squadra biancorossa durante tutta la partita: crea numerosi grattacapi, fa perdere molti palloni all'avversario, ma poi non li trasforma in una qualche occasione da gol.
Difatti è la Samp a sfiorare il vantaggio, prima con una punizione di Eder deviata dalla barriera e alta di poco, poi con Grillo che salva all'ultimo sullo stesso brasiliano. E' il preludio all'inaspettato vantaggio: calcio d'angolo di Renan, Gastaldello è lasciato solo da Camisa ed il capitano blucerchiato può firmare l'1-0. Inutile dire che il calcio è strano: il Varese stava giocando meglio, ma è la Samp a passare, grazie ad una concretezza spietata.
Purtroppo, la concretezza della Samp non è seguita da altrettanta concentrazione. Pochi minuti dopo, è il Varese a trovare subito l'1-1: bella palla di De Luca per l'accorrente Rivas, che semina il panico in area e spara un destro sul secondo palo che Romero non può neanche toccare. Il pareggio rimette il Varese in tranquillità e gli permette di giocare come meglio vuole, aspettando e facendo molto pressing. I varesini sembrano contenti così, anche se nel finale soffrono per un colpo di testa di Costa che sbatte su Foggia, giocando così quasi a favore degli avversari. Un tiro di Kurtic da 30 metri - accompagnato da una presa plastica di Romero - chiude il primo tempo.
Nella ripresa, la musica cambia subito: la Samp ritrova il vantaggio immediatamente, con il suo bomber. Obiang semina Corti a centrocampo e poi serve Pozzi, il quale deve aspettare l'errore di Troest e poi depositare in rete per il 2-1, battendo Bressan. Gradianata Sud in delirio e doriani nuovamente vicini alla massima serie. Non si è fatto i conti però con la poca attenzione dello schieramento blucerchiato: in un momento di stanca, è di nuovo il Varese a pareggiare. Grande intervento di Gastaldello, poi Corti serve Zecchin, che trova in mezzo un De Luca lasciato colpevolmente solo da Munari, reo di non aver fatto la diagonale. 2-2: una disdetta.
E' difficile trovare le motivazioni in questi momenti. Iachini prova a cercarle con due cambi: dentro Soriano per uno stanco Munari, fuori un Foggia inesistente per un Juan Antonio in cerca di conferme. Ma entrambi non creano grandi cambiamenti. Soriano, al massimo, fa inveire i tifosi quando spara alto da buona posizione. Insomma, non sembra esserci molta più benzina.
Ma la Samp trova l'ennesimo episodio della partita: la fotocopiatrice del gol entra in azione e Gastaldello segna di nuovo di testa su l'ennesimo calcio d'angolo battuto da Renan. Il capitano fa più gol in una partita che nell'ultimo anno giocato: incredibile, a dir poco fantastico. A quel punto, il Varese non ne ha più e non crea niente di meglio che un sinistro di Nadarevic alto sopra la traversa. Subentra anche il nervosismo, con Zecchin e Camisa vicini all'espulsione. Ma va bene così: la Samp andrà all'Ossola con un vantaggio di un gol. Poco, ma - se gestito bene - sarà importantissimo.

Romero 6 | Non deve sbrigliare matasse complicate. Certo, continua a non sembrarmi smagliante, ma sui due gol non poteva fare molto.
Rispoli 5 | Con Rivas vede le streghe e davanti non pare molto inserito.
Gastaldello 8 | Apparte un buon lavoro difensivo, i due gol sono di un'importanza spaventosa: vedremo quanto sarà fondamentale la sua prestazione di stasera nell'economia dei play-off.
Rossini 7 | Neto Pereira non gli crea particolari apprensioni. Se non marca De Luca sul 2-2, è perché deve coprire un buco di Costa su Zecchin.
Costa 5.5 | Serata non perfetta neanche per lui: sul 2-2 lascia una voragine. Però, se avesse segnato sul finire del primo tempo..
Obiang 7.5 | Altro mostro. Un ragazzo che sta crescendo a vista d'occhio: guardate ciò che fa sul 2-1. Da manuale del calcio.
Renan 7 | Sarebbe una serata da sufficienza stiracchiata, ma i due assist sulla testa del capitano pesano eccome.
Munari 6 | Partita non eccezionale. Inizia con un buon dinamismo, ma si perde presto, inghiottito com'è fra Rivas e Kurtic.
Foggia 4.5 | Il peggiore senza se e senza ma. Sembra un pesce fuor d'acqua e, quando gioca così, è addirittura un peso. Spiace dirlo perché la sua stagione è sostanzialmente più che sufficiente, ma non è d'aiuto così.
Eder 6 | Non il solito Eder. Giusto così, perché pure lui dovrà soffrire un po' di stanchezza. Ma si butta un po' troppo e non porta a termine tutto ciò per cui sgobba. L'unico lampo corrisponde alle squalifiche che procura a Troest e Zecchin per la gara di ritorno.
Pozzi 6.5 | Anche lui non eccezionale: ma intanto butta dentro il 19° gol stagionale.

Soriano 5.5 | Malino, eh. Il ragazzo non convince più di tanto.
Juan Antonio 5 | Certi controlli di palla lasciano sgomenti di fronte poi alle grandi capacità di sgroppata che dimostra: passa il tempo e pare sempre più un po' troppo grezzo per il gioco di Iachini.
Pellé 6 | Prende tante botte e, nel finale, va più che bene.

Aggiungo una cosa: complimenti al Varese. E' veramente una buona squadra: se mi permettete, ricorda la Samp novellinana del 2004/2005. Squadra compatta, 4-4-1-1 o 4-4-2 a seconda della fase d'attacco o di difesa, giocatori preparati. Su tutti segnalo Kurtic e Corti, che non mi dispiacerebbero con la maglia blucerchiata indosso. De Luca è un bravo giovane che farà strada e, probabilmente, sarà oggetto di mercato quest'estate.

E adesso? Adesso si va all'Ossola, cercando di mettere quell'ultimo mattoncino di un miracolo che sembrava impossibile qualche mese fa. Eravamo a 10 punti dai play-off: ora siamo addirittura in vantaggio negli scontri diretti della finale. E' una girandola di sentimenti, un'altalena di emozioni. Se va così bene anche sabato, vi prego, non fatemi scendere!

Daniele Gastaldello, 28 anni, segna l'1-0, festeggiato da Eder, 25,  e Nicola Pozzi, 25.