30 luglio 2012

Bilancio positivo (finora).

Bardonecchia, anno primo: finalmente la prima parte di ritiro di quest'anno si è conclusa ed il bilancio per la banda di Ferrara è senza dubbio positivo. Al primo anno di ritorno nella massima serie, la città piemontese ha ospitato per la prima volta la Sampdoria, dopo diversi anni trascorsi al fresco di Moena, in Trentino. Il ritiro di Bardonecchia ha avuto luogo dal 15 al 29 Luglio, con un grande bagno di folla che ha circondato la squadra blucerchiata; Ferrara ha avuto tempo per fare diversi esperimenti ed i giocatori hanno potuto toccare con mano l'entusiasmo che ha circondato la squadra e che sta contagiando l'ambiente dopo un anno e mezzo di inferno.

Ciro Ferrara, 45 anni: duro lavoro per la sua banda a Bardonecchia.


Nell'Alta Val di Susa, la Sampdoria ha quindi completato una prima parte di lavoro. Lo ha fatto sotto gli ordini del nuovo allenatore, Ciro Ferrara, anch'egli colpito dal clima positivo attorno all'ambiente blucerchiato; l'ex C.T. dell'Under 21 italiana ha progettato la Samp come aveva già annunciato in conferenza stampa, con l'uso di un 4-3-3 (che può però variare a seconda delle esigenze) e di un attacco basato su un centravanti, una seconda punta ed un'ala pura. Modulo che la Samp sta assimilando gradualmente ed in maniera positiva: dopo anni passati con uno schema con due punte, quest'anno si cambia e vedremo quali saranno i risultati.
Il cambiamento più importante - in campo - lo si è visto per quanto riguarda Pedro Obiang: il giovane spagnolo, autore di una stagione ottima da mediano davanti alla difesa nell'ultima stagione di Serie B, è stato riciclato da Ferrara. Il tecnico della Samp è ben cosciente del ruolo che ha Pedro, ma ha deciso di schierarlo come interno sinistro nelle prime amichevoli estive e non come regista, ruolo lasciato invece al rientrante Fernando Tissone, anch'egli discreto regista. A dir la verità, sono rimasto sorpreso da questo cambio: se Tissone fosse rimasto in squadra, avevo pensato che sarebbe diventato il vice del giovane Obiang; invece, eccoli insieme in campo e bisognerà vedere come il numero 14 sampdoriano assorbirà il cambio di ruolo, dopo aver sopravanzato nei galloni di titolare nell'ultimo anno un certo Angelo Palombo. Il terzo di centrocampo è stato perlopiù Munari, ma Soriano è piaciuto parecchio e sappiamo quanto Ferrara punti sui giovani.
Altra piccola sorpresa del ritiro è stata l'utilizzo degli esterni: in attesa di tempi migliori, l'allenatore blucerchiato si ritrova con un "buco" sugli esterni. Mentre si cerca sul mercato qualcosa di più andato (la trattativa con Estigarribia è andata male), sono apparsi sulla corsia esterna d'attacco Corazza, Icardi e Kristicic. Simone Corazza, esterno friulano classe 1991, ha dimostrato di essere interessante come "prospetto futuro" e non ha certo sfigurato nelle prestazioni in amichevole, provando che può essere materiale su cui lavorare; Maurito Icardi, classe 1993, era già conosciuto nell'ambiente blucerchiato, per la sua provenienza dalla "Masia" del Barcellona e per il gol che ha deciso la sfida di Castellamare sulla strada dei play-off dell'anno scorso. Ma l'argentino ha fatto di più in ritiro: ha saputo seguire i dettami di Ferrara, adattandosi a giocare sulla fascia, nonostante il giovane Mauro sia una prima punta vera e propria: l'ha fatto benissimo. Poi Nenad Kristicic, tornato a vivere - anche sportivamente - dopo una malattia grave già l'anno scorso in B: nel ritiro estivo è sembrato tirato a lucido ed è riuscito a soddisfare Ferrara nel ruolo di esterno d'attacco, dimostrandosi polivalente sul campo (regista, interno di centrocampo, ala d'attacco). Da aggiungere anche il rendimento di Gianluca Sampietro: arrivato in ritiro tra pochi rumori, è stato lodato pubblicamente da Ferrara e lascia ben sperare nel centrocampo blucerchiato. Non so se rimarrà qualcuno di queste quattro sorprese del pre-campionato, fatto sta che la Samp può contare su di loro se ce ne fosse bisogno.
Terzo punto di attenzione: la difesa. L'anno scorso, la retroguardia è stato uno dei motori della ripresa e, anche quando le cose non andavano, la Samp ha messo in mostra una difesa sufficiente. Quest'anno i movimenti vanno perfezionati di fronte ai grandi attaccanti della Serie A e le indicazioni sono state buone: il reparto è ancora da completare, ma tutto sommato non subire neanche un gol nelle amichevoli estive è un'indicazione confortante. Lo è ancor di più se poi i difensori sono andati a segno. Per adesso, la linea difensiva è stata composta da Laczko a sinistra, De Silvestri a destra e Costa e Gastaldello al centro. A destra, il nuovo arrivo dalla Fiorentina ha segnato anche due gol e si è dimostrato sul pezzo; al centro, il capitano è la solita certezza, ormai maturo, e Costa è stato giustamente ridisegnato come centrale, dato che sulla fascia non aveva certo dato il bianco in B, figuriamoci in A. Infine, Zsolt Laczko: la Samp è alla ricerca palese di un terzino sinistro, ma intanto l'ungherese ha dimostrato di poter stare benissimo in squadra, anche come vice del probabile titolare che dovrà arrivare.
Ultima nota, anch'essa ottima, per l'attacco: Pozzi, Maxi Lopez, Eder, Icardi, tutti a segno. Sono solo amichevoli estive e davanti manca ancora un innesto, ma i segnali sono di buon auspicio. L'unico sembrato un po' fuori giri è Juan Antonio: trequartista, per lui si pone un problema di collocazione tattica dentro il 4-3-3 di Ferrara: vedremo se sarà risolto.

La prima parte di preparazione è andata buon fine: buon lavoro per la Samp.


Importante anche lo scenario di pubblico fornito dalle amichevoli: grandi folle presenti alle amichevoli dei blucerchiati nel ritiro di Bardonecchia, favorite anche dalla poca distanza che separa Genova dalla sede del ritiro sampdoriano. Un bello scenario in un calcio con sempre meno entusiasmo e sempre più debiti.
Ora la Samp farà un secondo ritiro, in cui completerà la preparazione per affrontare questa stagione, quella che - si spera - sia quella di una salvezza tranquilla, sebbene vi sia la possibilità di penalizzazione nell'inchiesta del "calcio-scommesse" svolta dalle procure di Cremona e Bari; tutto questo in attesa delle indagini della procura di Genova sul famoso derby dell'8 Maggio 2011, quello che segnò la nostra retrocessione e che sembra nascondere più ombre di quanto si potesse pensare.
Uscito anche il calendario della prossima stagione: la Samp esordirà a Milano contro i rossoneri vice-campioni d'Italia, che sembrano (almeno per ora) ridimensionati dal mercato estivo. L'ultima, invece, sarà in casa contro la Juventus campione d'Italia a Maggio 2013. Insomma, un inizio ed una fine con botto; non che il resto sia facilissimo, con un occhio puntato sul derby, segnato per le date del 18 Novembre 2012 e 14 Aprile 2013.
Si è svolto anche il sorteggio per il tabellone di Coppa Italia, nel quale la Samp entrerà dal terzo turno del 18 Agosto: la squadra blucerchiata è attesa da una fra Juve Stabia (favorita), Frosinone o Porto Tolle; probabile la discesa a Castellamare per disputare tale turno di coppa.
Ora attendiamno novità dal mercato, dato che servono ancora un esterno d'attacco ed un terzino sinistro, più un centrocampista nel caso si riuscisse a vendere gli "esodati" che si stanno allenando a Bogliasco, tra cui Angelo Palombo ed Andrea Poli, i cui casi sono quelli più spinosi. In attesa di ciò, già si fantastica sull'Europa, con le amichevoli contro Schalke 04 (10 Agosto) e Barcellona (20 Agosto, al Camp Nou). Per ora, va tutto bene.

Ecco le nuove maglie della Samp per la stagione 2012/2013:
in posa Gastaldello, Obiang, Pozzi e Romero (da sinistra a destra)

25 luglio 2012

C'era una volta Capitan Futuro.

E' proprio vero che la vita ti cambia in un secondo. Il tempo vola via senza che tu te ne accorga e, se un giorno sei l'idolo di una Gradinata o una giovane speranza, bisogna stare attenti: non ci vuole molto perché tu ti trasformi in un peso da "sbolognare" o un giocatore in ritiro, sì, ma non più necessario alla causa. E' lo strano (e costoso) caso di Andrea Poli: proprio lui, che ha fatto parte dell'ossatura della mediana che ha condotto la Samp al preliminare di Champions di due anni fa è, adesso, un giocatore indesiderato, da vendere a qualunque costo, monetizzando il più possibile. Anche a costo di tenerselo scontento, data la scadenza del suo contratto nel Giugno 2014. Ma come si è arrivati a questo punto? Rivediamoci un po' di storia del talentino del vivaio blucerchiato.



Andrea Poli nasce a Vittorio Veneto il 29 Settembre 1989 e cresce calcisticamente nel vivaio del Treviso, collezionando anche quattro presenze con quella maglia. Tutto ciò accade prima che Marotta e la Samp  comprendano le enormi potenzialità di Poli: a quel punto, la società genovese rileva la metà del cartellino del ragazzo trevigiano per un milione di euro, lasciandolo fino alla fine della stagione 2006/2007 in Veneto. L'estate successiva viene convocato per il raduno sampdoriano, lasciando intravedere buone doti, che convincono Mazzarri e la società a tenerlo per la Primavera blucerchiata. Ma non solo: a Novembre, nella trasferta di Cagliari, Poli esordisce con la Sampdoria in campionato, entrando al posto del capitano Sergio Volpi; una grandissima emozione che lascia sognare molti tifosi, speranzosi di rivederlo in campo con la giusta grinta ed una maggiore esperienza.
Nel frattempo, il ragazzo fa grandi cose in primavera, vincendo con la squadra giovanile sia la Coppa Italia Primavera che il Campionato Primavera, battendo rispettivamente Atalanta ed Inter; Poli segna sia nei quarti di finale contro il Chievo che in finale contro i pari età dell'Inter. Durante l'anno, inoltre, il giocatore viene interamente riscattato dalla Samp nell'ambito dell'operazione che porta lo sfortunato Gionatha Mingozzi a Treviso.
A quel punto, viste le prestazioni ottime in Primavera, si decide di farlo partire in prestito, per testarlo nel calcio professionistico: la meta è il Sassuolo, dove il ragazzo colleziona 32 presenze e 5 marcature, compiendo una grande maturazione e mostrando la capacità di inserirsi puntualmente in zona gol. E' un'ottima stagione per Poli, così buona che l'Under-21 lo convoca per l'Europeo 2009 in Svezia; a fine anno ritorna alla Samp, conscio di potersi giocare il posto con chi occuperà i ruoli della zona mediana.
Il ritiro per la stagione 2009/2010 è sotto la guida di Luigi Delneri, sempre in grado di lanciare giovani talentuosi quando ce ne è bisogno: per Poli, il tecnico di Aquileia non fa eccezione. Dopo le prime cinque partite, in cui il duo mediano nel 4-4-2 è Tissone-Palombo, Delneri cambia idea: contro l'Inter a Marassi, scatta l'ora del giovanissimo Andrea Poli. Gioca accanto a Palombo e la sua partita è ancora adesso un ricordo vivido nella mia memoria: i tifosi sono entusiasti del giovane che si ispira a Gerrard, che si fa rispettare persino dal compagno di Under-21 Mario Balotelli.. da quel momento in poi, il ragazzo veneto non esce più dalla formazione titolare, alternandosi con Tissone nella rotazione di centrocampo. Il suo rendimento è ottimo, gioca con personalità: magari gli manca un po' di cattiveria ed il tiro da lontano, ma può solo migliorare. E figuriamoci come può migliorare con 32 presenze stagionali alle spalle in quella splendida annata, pensando oltretutto che potrebbe disputare la Champions.. si comincia anche a dargli l'appellativo di "Capitan Futuro", in assonanza allo stesso ruolo di Daniele De Rossi nella Roma: come il romanista sarebbe l'erede designato per la fascia di capitano, altrettanto succede per Poli nella Samp.
Ma la Samp - come tutti sappiamo - il preliminare non lo passa e Poli, oltretutto, non gioca neanche la doppia sfida con il Werder Brema, bloccato come è da un infortunio muscolare. Quando rientra, non è più in grado di riconquistarsi stabilmente il posto da titolare, anche a causa di numerosi infortuni; così le presenze stagionali scendono a 26 e la Samp retrocede mestamente in B, con Poli che manifesta comunque la voglia di rimanere.



Tutto cambia qualche mese: nonostante il ritiro di Moena svolto con la Samp e la prima partita ufficiale giocata con la maglia blucerchiata (quella di Coppa Italia contro l'Alessandria), Poli si accasa all'Inter negli ultimi giorni di mercato. L'accordo è chiaro: un milione per il prestito e otto di riscatto a fine anno, se il giocatore riuscirà ad ottenere almeno 15 presenze. A Genova, i tifosi sono arrabbiati e non vedono in Obiang un possibile miglioramento; si sbaglieranno rapidamente. Nel frattempo, il giovane centrocampista non vede campo, sempre a causa di infortuni che lo tengono lontano dal terreno di gioco. Ciò nonostante, Ranieri comincia a manifestare fiducia in lui e a dargli gradualmente minuti quando guarisce dai problemi fisici; a Dicembre esordisce con la maglia nerazzurra e, un mese dopo, segna anche il gol del momentaneo 2-0 contro il Genoa in Coppa Italia.
Con l'esonero di Ranieri e l'arrivo di Palombo e Guarin, ci si chiede come sarà organizzato il centrocampo sotto Andrea Stramaccioni, nominato nuovo tecnico da Moratti. Il tecnico della Primavera nerazzurra vede Poli come un ottimo ricambio per i titolari ed il ragazzo, alla fine, colleziona 20 presenze stagionali, sufficienti per partire con la discussione del riscatto.
Ma i dirigenti nerazzurri, in tempi di crisi e ridimensionamento, non hanno affatto voglia di pagare gli otto milioni pattuiti; prima vengono fatti scendere a sei, per una cifra totale di sette da versare alla società blucerchiata. Poi comincia un gioco delle parti estenuante: l'Inter prova ad inserire nella trattativa più giovani, come Caldirola, Donati e Livaja, sfruttando anche il fatto che il nuovo allenatore della Samp, Ciro Ferrara, ha allenato alcuni di questi come C.T. dell'Under-21. Ma non funziona nulla: Sensibile, giustamente, vuole solo cash come stabilito nell'estate precedente e l'operazione non va buon fine. Da qui in poi comincia un valzer infinito di nomi, per altro non ancora concluso: il giocatore viene accostato anche al Milan, perché pare sia voglioso di rimanere in una grande e a Milano. Poi è la volta del Napoli: Mazzarri lo vorrebbe per completare la mediana con Behrami, Inler e Gargano, ma il giocatore non vuole trasferirsi all'ombra del Vesuvio e così l'operazione (già perfezionata per sei milioni e mezzo di euro) salta. Infine, ultima è stata la Juventus, vogliosa di prendere il giocatore non tanto per tenerlo, quanto per girarlo alla Fiorentina nella mega-operazione che avrebbe dovuto portare Jovetic a Torino. Ma quando la Fiorentina ha ribadito la volontà di incassare solo cash, i cinque milioni e mezzo di euro che sarebbero dovuti servire a pagare il giovane centrocampista sono spariti. E adesso, vista la situazione, il giocatore è arrivato a Bardonecchia per allenarsi, in attesa di sapere cosa gli riserva il futuro.
Personalmente, spero che non resti: il ragazzo mi pare molto determinato nel voler giocare in una big, è un buon giocatore e si vede come tale. Perciò non sembra avere l'intenzione di rimanere, se non costretto dal suo contratto. Ma, nel calcio come nella Samp, i giocatori che rimangono solo perché legati da un contratto, e non dalla voglia, non sono mai serviti a nulla; perciò meglio vendere Poli a chi lo vorrà. Chiaro: se rimanesse (di volontà sua, ma ne dubito), sarebbe il rinforzo che si aspettava per completare la mediana. Ma chi ci crede che accada tutto questo, dopo che è stato accostato ripetutamente a più squadre del nostro campionato? Nessuno. Anche perché le favole te le raccontano da piccola e la storia di Capitan Futuro sembra passata da un po'.


22 luglio 2012

La maledizione destra.

Era tanto che si attendeva. Ogni volta che arrivava l'estate, c'era un ruolo che attendeva d'esser riempito nello scacchiere blucerchiato: quello di terzino o di cursore destro. Dall'annata 2007/2008, quella strepitosa di Christian Maggio, si è alla ricerca di un giocatore continuo e degno di occupare tale porzione del campo. Purtroppo, sono state più le ombre che le luci espresse dai ragazzi chiamati a giocare in quel ruolo. E adesso, con l'arrivo di Lorenzo De Silvestri dalla Fiorentina, si spera di aver riempito tale falla. Del resto, l'operazione è molto costosa (prestito oneroso di 250mila euro e riscatto a 4 milioni) e si spera che i risultati siano altrettanto alti. Ma vediamo meglio la storia passata nel ruolo di "sgaloppatore" della fascia destra.

Christian Maggio, 30 anni: gol decisivo nel Derby e grandi prestazioni nella Samp.


Nell'estate del 2008, la Samp opta per la solita cessione annuale della gestione Marotta: a partire è Christian Maggio, autore di un'annata straordinaria. La sua intesa con Cassano è talmente buona che la Samp, per tutta la stagione, si permette di non giocare con un centravanti vero, tanto Bellucci e lo stesso Maggio realizzano (insieme) gli stessi gol di un grande attaccante: 12 per l'ex Bologna, 9 per il cursore veneto. A quel punto, la Sampdoria lo cede al Napoli di Aurelio De Laurentiis per la cifra di 8 milioni di euro. Sembra una perdita incolmabile, vista l'importanza di Maggio nell'allora 3-5-2 di Walter Mazzarri: era praticamente perfetto per essere l'interprete destro nei cinque di centrocampo. Al suo posto, la società fa un doppio acquisto: la Samp prende Marius Stankevicius dal Brescia per 3 milioni di euro e Marco Padalino dal Piacenza per 2.5 milioni. Un duplice colpo che la Samp effettua sperando che i due possano integrarsi presto nel modulo tattico del tecnico di San Vincenzo e permetta alla squadra di avere lo stesso rendimento dell'anno precedente.
Ma sarà un'illusione: per entrambi si presentano problemi, seppur di diversa natura. Padalino ha la corsa di Maggio, ma non è ugualmente ispirato negli inserimenti e spesso sbaglia l'ultimo passaggio per la troppa frenesia; in più, gli infortuni lo mettono fuorigioco di tanto in tanto. Per Stankevicius, il problema è opposto: abituato a giocare da terzino destro nella difesa a quattro, soffre il fatto di dover fare tutta la fascia per tutta la partita, risultando così inefficace per la causa blucerchiata. Padalino decolla nella prima parte della stagione, poi comincia a fare fatica; nel frattempo, Mazzarri è talmente poco convinto dal comportamento di Stankevicius come esterno destro che lo sposta come interno di centrocampo accanto a Palombo e Franceschini. Se per il calciatore svizzero il declino in maglia blucerchiata è segnato dal ritorno al 4-4-2 con Delneri e dall'arrivo di Semioli nella stagione successiva, per Stankevicius c'è ancora l'occasione di incidere come terzino destro, dove viene utilizzato alternandosi a Zauri, arrivato nel frattempo dalla Lazio. Ma nell'inverno del 2010, il lituano va in prestito al Siviglia e saluta la Samp.

Marius Stankevicius, 31 anni: luci ed ombre nei suoi anni blucerchiati.


Luciano Zauri arriva dalla Lazio dopo esserne stato capitano di lungo corso: il suo ruolo di terzino destro nel 4-4-2 non comporta salire troppo e, personalmente, era una delle cose che mi dispiaceva di più. Poche volte, nella sua avventura blucerchiata, ho visto Zauri all'attacco. Certo, era cosa buona e giusta per mantenere l'equilibrio nella fase difensiva del 4-4-2 del tecnico friulano, ma è un peccato. Ma Zauri riesce comunque ad essere utile alla conquista del quarto posto nella stagione 2009/2010, nonostante un rigore "regalato" a Palermo, nella sfida decisiva per il "posto-Champions", che fa sussultare tutti i tifosi sampdoriani. Ad alternarsi con lui, c'è Fabrizio Cacciatore, che verrà ricordato quell'anno unicamente per l'espulsione in uno dei derby più nefasti per i nostri colori.
L'anno dopo, con il preliminare di Champions e il desiderio di non riscattare Zauri, ci si chiede se uno dei grandi colpi della famiglia Garrone sarà proprio in quella zona di campo: la risposta è ben nota. La Samp non compra nessuno (se non Curci per sostituire Storari), sperando che la buona stella la mandi buona e permetta di comprare giocatori dopo aver passato il preliminare. Non andrà così: il Werder passerà il turno con uno psicodramma calcistico che avvilisce un po' l'ambiente blucerchiato. Stankevicius, tornato dall'esperienza di Siviglia con la conquista della Coppa del Re, gioca benissimo i due preliminari, mostrando tutto quello che non aveva fatto vedere nella stagione e mezza precedente. Ma anche qui, la strategia Samp non è delle migliori: il lituano viene ceduto in prestito al Valencia e la società blucerchiata si riprende Zauri, di nuovo in coppia con Cacciatore per occupare il ruolo di terzino destro nella squadra messa in campo da Di Carlo.
Sarà un calvario: Zauri, non aiutato dalla tattica di Delneri, non risulta essere di nessuno aiuto alla causa; Cacciatore ha dei buoni momenti, ma è per lo più confusionario ed arruffone, dimostrandosi non pronto al grande salto; a Gennaio, la Samp prende Gilberto Martinez dal Brescia, che dimostra molta grinta, ma non è un terzino destro e non ha molto tempo di incidere.
Si arriva così all'ultimo anno: Zauri viene lasciato andare, Cacciatore è ceduto al Varese in prestito e c'è un vuoto enorme a destra, dove si tornerà al 3-5-2, secondo la decisione del nuovo tecnico, Gianluca Atzori. I candidati a giocarsi il posto saranno Andrea Rispoli, reduce da una tremenda stagione a Lecce e di proprietà del Parma, ed il redivivo Marco Padalino, reduce da numerosi infortuni e recuperato solo all'inizio della stagione scorsa.
I primi mesi sono terribili: la squadra naviga in acque minacciose, l'obiettivo dichiarato della Serie A è ben lontano dall'essere conquistato e a destra, come in molti altri settori del campo, si soffre. Padalino gioca poche partite, prima che faccia rendere conto ad Atzori che non ha colmato le sue lacune tattiche: la gara casalinga con il Torino segna il suo naufragio. Intanto, Rispoli viene riproposto sia come esterno destro nel 3-5-2 sia come terzino destro nella successiva trasformazione del modulo in 4-4-2. Ma i risultati sono modesti, se non mediocri: il ragazzo non riesce ad integrarsi e spesso corre a vuoto, nonostante il grande impegno. La svolta vera arriva con Iachini, chiamato al posto di Atzori a Novembre 2011: cambia il modulo nel 4-3-1-2 e decide di portare Gaetano Berardi dal Brescia. Anche qui grossa incertezza: le prime due-tre partite di Berardi sono buone, ma poi troppi interventi fallosi ed un Rispoli in crescita verso la fine del campionato lo mettono in panchina. Rispoli si conquista così il posto ed è decisivo nei play-off (salvataggio miracoloso a Modena contro il Sassuolo, assist per il gol-promozione a Varese), ma non viene riconfermato dalla Samp e rimane in B, a Padova, lasciando così nuovamente un vuoto in quella posizione.

Andrea Rispoli, 23 anni: decisivo nel finale dell'ultima stagione sampdoriana.


E adesso? Si è comprato Lorenzo De Silvestri. Il 24enne era stato una promessa della Lazio, che lo aveva fatto esordire a 17 anni con la maglia biancoceleste addosso; a 19 anni, De Silvestri aveva già diverse presenze sia in Serie A che addirittura in Champions League. Poi si è un po' perso, la Fiorentina lo ha acquistato tre anni fa per una cifra di sei milioni di euro: il primo anno e mezzo, tra Prandelli e Mihajlovic, è stato positivo. Poi, però, il tecnico serbo gli ha preferito Comotto e De Silvestri, complice anche il tracollo viola di quest'anno appena concluso, ha visto calare le sue quotazioni. In teoria, è il futuro dell'Italia, visto che il ruolo non ha questi grossi interpreti che girano per il nostro mondo pallonaro; in pratica, il ragazzo deve dimostrare moltissimo. Speriamo lo possa fare, in modo da spezzare questa maledizione che ci portiamo sulla destra. Una maledizione che è già costata abbastanza.

Lorenzo De Silvestri, 24 anni, durante la sua presentazione con il d.s. Sensibile, 40.


16 luglio 2012

RicominciAre.

Varese, minuto 45 del secondo tempo: Andrea Rispoli scende la fascia dopo una partita stancante, serve Nicola Pozzi solo in area ed il numero nove blucerchiato mette dentro il gol che vale la promozione. C'eravamo lasciati così quel 9 Giugno 2012, festanti e contenti in tutta Italia, sopratutto a Genova, dove si scatenava la festa dopo un anno e mezzo terribile. Finalmente un momento di festa. Ieri, il 15 Luglio 2012, la squadra è partita per il ritiro di Bardonecchia, nuova sede per la preparazione pre-campionato dei blucerchiati, causa l'abbandono di Moena dopo 10 anni, ora sede degli allenamenti della Fiorentina.
E' tempo di ritiro, di sogni e di congetture sull'anno che verrà. E non ho certo voglia di tirarmi indietro: dopo un anno di purgatorio, come ha detto anche Ferrara in conferenza stampa, l'obiettivo è la cosiddetta "salvezza tranquilla", costruita con un buon gioco e da ottenere ben prima della fine del campionato. Lo stesso obiettivo che hanno ammesso il vice-presidente Edoardo Garrone ed il diesse Pasquale Sensibile, sebbene entrambi vogliano colorarlo con acquisti che possano anche lasciare spazio a qualche sogno.
In questo senso, Maxi Lopez è stato il primo tassello. Ma analizziamo le situazioni ruolo per ruolo, vedendo anche cosa ne sarà di coloro che non sono stati convocati per il ritiro piemontese.

Pasquale Sensibile, 40 anni, accoglie Ciro Ferrara, 45, al ritrovo della Samp.


DIFESA - In porta la gerarchia è chiara: Romero titolare e Da Costa a fare la riserva, stavolta con molto meno spazio, dato che gli impegni internazionali coincideranno con le pause della Serie A. Per il ruolo di terzo portiere, c'è ancora mistero: affidarsi ad un veterano o puntare su un giovane della primavera? Non sappiamo ancora nulla in questo senso. Fiorillo andrà in prestito a Modena, Tozzo è già a Portogruaro con la stessa formula e Padelli è ufficialmente sul mercato. Piccola nota a margine: attenti a Wladimiro Falcone, portiere classe '95 che quest'anno ha vinto il campionato nazionale degli Allievi con la maglia blucerchiata. Potremmo avere il futuro in casa..
In difesa, Ferrara ha reso chiaro che la difesa a quattro sarà un punto fisso nelle variazioni tattiche potrà considerare. I centrali titolari sembrano essere confermati: capitan Gastaldello e Rossini hanno fatto un ottimo lavoro e sono convinto possano ripetersi. Il problema, semmai, è capire se si potrà accostare ai due un altro elemento di esperienza, in modo da far crescere ulteriormente lo svizzero: mi sarebbe piaciuto molto Gamberini, ma pare sia sulla strada per Napoli. Sul quarto difensore nasce l'equivoco tattico: Costa come centrale o terzino sinistro? Spero nella prima ipotesi, dato che l'ex Reggina non mi ha convinto per niente come terzino sinistro nel 4-4-2 di Iachini. Se così fosse, il pacchetto sarebbe formato dai tre sopracitati più un altro elemento da cercare; per Volta, invece, la partenza pare scontata. Personalmente ritengo il ragazzo ancora da tenere, prestandolo o cedendolo, al massimo, in comproprietà. Si parlava di un suo trasferimento a Brescia, non se ne è fatto più nulla: vedremo. Per Mustafi e Blondett l'ipotesi prestito pare quella più giusta.
A destra si stanno riducendo gli interrogativi: Lorenzo De Silvestri è vicinissimo. Il suo trasferimento dalla Fiorentina è avvenuto in un lampo, con un'offerta definita "irrinunciabile" dalla stessa società gigliata e quindi la voragine che c'è sulla destra del reparto difensivo da diversi anni è finalmente riempita. I vari Zauri, Cacciatore, Rispoli, Padalino e Berardi si sono dimostrati inadatti, per un motivo o per un altro, a ricoprire tale ruolo; De Silvestri non mi convince, da quando è alla Fiorentina ha giocato poco e male. Certo, si può attribuire lo scarso rendimento alla poca forma della Viola, ma non mi pare dotato di questa grande tecnica. Proviamo a fidarci.
Il suo vice pare già scelto: è Gaetano Berardi, arrivato dal Brescia con una costosa operazione a Gennaio. Il ragazzo svizzero non ha mai convinto, se non nelle prime partite, ed è anzi stato relegato in panchina; difficile darlo via adesso con i milioni di euro appena spesi su di lui nell'ultimo mercato invernale. Meglio tenerlo e sperare che si rivaluti in una qualche maniera.
A sinistra rimangono grossi interrogativi: come detto sopra, bisogna capire se Costa è considerato un centrale o un terzino sinistro. Nell'ipotesi che la seconda scelta fosse possibile, sarebbero in tre in quel settore: Costa, Castellini (riscattato dal Parma) e Laczko. Mi auguro, invece, che venga comprato un terzino sinistro. Costa centrale rende meglio; Castellini ha dimostrato di essere inadeguato in B, diventa difficile che possa esser utile in A; Laczko, invece, va benissimo come riserva, dato che l'anno scorso è stato sempre presente quando chiamato in causa. Non si sono fatti nomi in sede di mercato riguardanti questo settore del campo, si aspettano tempi migliori: speriamo in uno sguardo all'estero.

Daniele Gastaldello, 29 anni: sarà il leader ed il capitano blucerchiato.


CENTROCAMPO - Anche qui Ferrara ha messo i puntini sulle "i": come la difesa a quattro, anche il centrocampo a tre sarà una certezza. Probabile che vi sia un perno e due mezzali ad accompagnare l'azione ed a correre per il regista di centrocampo. Se c'è una certezza nella confusione in mezzo al campo, è Pedro Obiang: lanciato coraggiosamente da Atzori l'anno passato, confermato da Iachini, il ragazzo ha fatto passi da gigante. Li ha fatti così grandi da lasciar fuori Palombo e costringerlo al trasferimento per trovare un po' di tempo per giocare; insomma, ha solo margini di crescita e ricorda tantissimo il giovane Patrick Vieira che si vide al Milan per qualche tempo. Vale la pena farlo giocare: ha solo 20 anni e potrebbe rilanciare la Samp ad alti livelli.
E' importante, al tempo stesso, che vi sia una chioccia dietro di lui: Fernando Tissone, di ritorno dal prestito a Maiorca, sembra adattissimo al ruolo. All'argentino è stata sempre imputata una certa discontinuità, ma è un buon giocatore: quando è in giornata, il "Tisso" ti gira la partita (vedi Roma-Sampdoria 1-2). Se gli andrà bene, potrebbe essere l'alternativa perfetta ad Obiang.
Passando alle mezzali, la confusione aumenta: vi sono già 4 giocatori pronti per i due posti in mezzo al campo, ovvero Renan, Munari, Soriano e Kristicic. Parlo praticamente del centrocampo che ci ha consentito la rimonta per i play-off. Se Renan e Munari rimarranno sicuramente in organico, diverso è il discorso per i due ragazzi, per i quali bisognerà aspettare la valutazione di Ferrara in ritiro. La mia sensazione è che Soriano potrebbe rimanere, dato che l'ex Juventus ci ha già lavorato da C.T. dell'Under 21 italiana, mentre per Kristicic il prestito sembra la soluzione migliore: dopo tutti i guai fisici passati, ha sicuramente bisogno di giocare ed in B potrebbe giocare in qualunque piazza, data la sua bravura e la sua versatilità nel poter giocare da regista, mezzala o trequartista.
Sugli arrivi, si attende di sfoltire chi è di troppo: una volta che partiranno i vari Poli, Palombo, Sammarco e Signori, si penserà ad aggiungere qualcuno. I nomi di Marco Rigoni del Novara e Giulio Migliaccio del Palermo sono entrambi ottimi: personalmente, preferirei il 32enne trequartista piemontese, dato che la sua ultima stagione è stata impressionante. Basta dare un'occhiata ai numeri: 6.27 di media voto, 11 gol e 4 assist. Inoltre, è in grado di giocare da mezzala sinistra e sarebbe un ottimo innesto. Su Migliaccio, parla la sua storia in Serie A e la capacità di recuperare palloni in maniera instancabile. 
Per quanto riguarda gli altri due centrocampisti aggregati in ritiro, Gentzoglou e Sampietro, il prestito pare la soluzione più giusta. Sopratutto per il greco, che non ha ancora visto il campo.


Pedro Obiang, 19 anni: potrebbe essere l'anno della consacrazione per lui.



ATTACCO - Qui il nuovo allenatore della Sampdoria è stato più elastico: si varierà a seconda delle necessità e dell'avversario che si avrà di fronte. I due punti fermi potrebbero essere la seconda punta ed il centravanti, variando poi tra un esterno d'attacco ed un trequartista. Riguardo il centravanti, ci sono già due posti occupati: Maxi Lopez è arrivato per fare il titolare, visto il costo dell'operazione. C'è anche Nicola Pozzi, eroe della promozione, che dovrebbe giocarsi il posto per l'ennesima volta: vedremo se rimarrà nonostante ciò o (anche giustamente) cercherà un'altra destinazione per fare il titolare in Serie A. Se partisse Pozzi, non disdegnerei un Icardi a fare da vice-Maxi: il problema è che in Italia non accadrà mai una cosa del genere ed il prestito in B è la destinazione più probabile per l'ex Barcellona. Riguardo la seconda punta, Eder è confermatissimo, considerato anche il riscatto avvenuto dall'Empoli; manca un suo vice, vista la situazione di Bertani, non convocato neanche per il ritiro. Qui bisogna spendere, dato che Eder ha già avuto due esperienze in Serie A, sostanzialmente fallimentari, con le maglie di Brescia e Cesena. 8 gol in 55 partite sono poca, pochissima roba, mi aspetto ben altro; in caso di fallimento del brasiliano, serve qualcuno in grado di sostituirlo, ma anche qui si sono fatti pochi nomi. C'è stata la suggestione Cassano, ma Edoardo Garrone ha parlato di impossibilità almeno per quest'anno: se ne riparlerà più avanti.
Infine il terzo elemento d'attacco: trequartista o esterno? Nel primo caso, avremmo un 4-3-1-2 e la possibilità per Juan Antonio di giocare. Il giovane argentino, classe 1988, ha convinto poco l'anno scorso, nel quale è stato molto discontinuo, seppur abbia mostrato che le doti ci sono. La paura è che venga fagocitato in Serie A, vedremo come sarà gestito: del resto, prestarlo dopo averlo pagato 3 milioni a Gennaio pare un'operazione poco saggia. Nel secondo caso, l'esterno c'era ed era Jonathan Biabiany, ma il Parma lo ha riscattato dopo un'ottima stagione, comprandone la metà. Vedremo se anche qui la Samp punterà sull'estero e come lo farà.
Anche per Corazza, arrivato dal Portogruaro, il prestito pare la strada più semplice.


Nicola Pozzi, 26 anni: da eroe della B a riserva in A?



GLI EPURATI - Qui arrivano le note dolenti: in un mercato dove non girano soldi, è difficile piazzare i giocatori in esubero. Sono dodici i giocatori non convocati per il ritiro di Bardonecchia ed i casi sono di diversa entità.
Fornaroli ha rescisso consensualmente alla Samp il suo contratto, che lo legava alla società blucerchiata fino alla prossima estate; Sammarco (a titolo definitivo) e Signori (in comproprietà) sono in partenza; Semioli e Padalino sono fuori da ogni progetto tecnico e dispiace sopratutto per il numero 77, che è stato sempre utile quando è stato sano fisicamente, mentre pochi sono i rimpianti per lo svizzero. Bertani, come detto sopra, sarà probabilmente lasciato libero per la vicenda del calcio-scommesse. Maccarone è sicuramente dato come in partenza, visto che alla Samp non c'è né lo spazio, né la volontà di tenerlo. Piovaccari è vicinissimo al trasferimento a Novara, mentre Foti cerca una squadra che lo faccia giocare in B, visti i suoi 24 anni e la voglia di capire se è un eterno incompiuto o semplicemente un ragazzo che necessitava di minutaggio per esplodere.
Infine, i due casi più spinosi: il primo è quello di Angelo Palombo. L'ex capitano è stato messo alla porta già nella conferenza stampa che ha presentato Ferrara, per volontà dello stesso nuovo allenatore della Samp e del vice-presidente Edoardo Garrone: troppo pesante il suo ingaggio (1.5 milioni di euro l'anno). Inoltre, la Samp vuole ripartire da una squadra più fresca, che sia giovane e non si porti dietro troppe scorie dell'ultima stagione in A, coincisa con la retrocessione. Il secondo caso è quello di Andrea Poli: il ragazzo era partito, la scorsa estate, per andare all'Inter. Un milione per il prestito, otto per il riscatto a favore dei nerazzurri se il giocatore avesse varcato la soglia delle 20 presenze stagionali; sottotono durante il periodo di Ranieri, Poli ha cominciato a giocare una volta ripresosi dall'infortunio che lo ha tormentato per tutta la fine del 2011. Con l'arrivo di Stramaccioni poi, l'ex Treviso è diventato un punto di fisso dei nerazzurri. E' arrivato lo sconto a sei milioni per il riscatto, ma l'Inter non voleva pagare in cash, ma attraverso contropartite (Donati, Caldirola, Livaja), e così l'affare è saltato. Ora, sulle tracce del ragazzo prodigio, ci sono Milan e Napoli. Vedremo: se son rose, fioriranno. Una cosa è certa: il ragazzo non resterà a Genova, perché - secondo precise parole di Edoardo Garrone - "non è da Sampdoria".


Andrea Poli, 22 anni, e Angelo Palombo, 31: entrambi destinati a lasciare Genova.



E adesso, sotto con il ritiro. Era prevista una tournée inglese, con due amichevoli contro Wigan e Swansea, ma sono state cancellate e così l'impegno più importante del pre-campionato rimane la trasferta al Camp Nou di Barcellona il 20 di Agosto: sarà un appuntamento imperdibile. Alcuni si rifiutano di fare da "carne da macello" per il Barca dei campioni, lo stesso che ci ha battuto in una finale di Coppa della Coppe (1989) ed in una di Coppa dei Campioni (1992), ma sarà comunque un grande spettacolo. Alcune date da segnare in rosso sul calendario: il 31 Luglio ci sarà la formazione dei calendari, il 26 Agosto torneremo a calcare il palcoscenico che ci appartiene. Ricordando Varese e quello sguardo incredulo di Pozzi.



14 luglio 2012

Nessun rimpianto?

Il mondo del calcio è strano. Ci sono giocatori che ti chiedi quanto valgano, come possano non esprimersi a determinati livelli e se avrebbero fatto meglio in altri contesti: in poche parole, meteore inespresse o bidoni inguardabili? Il caso di Bruno Fornaroli rimarrà probabilmente sempre appeso a questo filo: i suoi detrattori non faranno che sottolinearne l'inutilità tattica e realizzativa nei pochi rimasugli di tempo spesi sul campo in maglia blucerchiata; coloro che l'hanno sempre visto di buon occhio, invece, affermeranno che ha avuto poco spazio per incidere e per questo sarà difficile bollarlo come bidone. Beh, intanto il dibattito è arrivato alla conclusione, così come la carriera di "El Tuna" con la maglia blucerchiata: l'attaccante uruguaiano ha rescisso consensualmente alla Samp il contratto che lo legava alla società di Genova per almeno un'altra stagione. Finisce così l'epoca dei rimpianti, dei sogni e degli insulti gratuiti ad un ragazzo che ha portato, se non altro, grande rispetto ed impegno per la maglia, seppur l'esperienza blucerchiata non sia andata come il giovane Bruno sperava.

Bruno Fornaroli, 24 anni, accanto a Beppe Marotta, 55: è l'estate del 2008.

Bruno Fornaroli nasce a Salto, città uruguaiana al confine con l'Argentina , il 7 Settembre 1987. L'ironia della sorte è che il ragazzo nasce nella stessa città e nello stesso anno di altri due calciatori uruguaiani "discretamente talentuosi": Edinson Cavani, centravanti del Napoli, e Luis Suarez, seconda punta del Liverpool. All'epoca non si sapeva, ma a saperlo ora.. fatto sta che il buon Bruno muove i primi passi nel Nacional di Montevideo, dove esordisce a soli 18 anni. L'anno dopo è quello che attrae l'attenzione dei club europei: a soli 20 anni, il ragazzo segna 14 gol in 26 partite con la maglia del Nacional. Molti si mettono sulle sue tracce, ma la Sampdoria la spunta e paga tre milioni il cartellino del ragazzo nel Luglio del 2008, battendo la concorrenza del PSV Eindhoven e Palermo.
L'allora amministratore delegato Marotta parla di un'operazione riguardante "un giovane di chiaro interesse che possa rappresentare il presente ed il futuro della società", mentre Fornaroli ammette, anche un po' imbarazzato, di somigliare tecnicamente a Pippo Inzaghi e di prendersi il numero 9 sulle spalle. Del resto, se qualcuno ben ricorda, l'operazione Fornaroli fu fatta per un preciso motivo: alla fine della stagione 2007/2008, nella trasferta di Palermo, Bellucci si rompe per diversi mesi e bisogna cercare un sostituto. Cassano e Bonazzoli non potevano certo bastare da soli, dato che Montella era tornato a Roma per l'ultimo anno di attività. Ecco così spiegato l'ingaggio dell'uruguaiano.
I tifosi doriani cominciano a sognare: si spera che il giovane attaccante possa integrarsi bene con Cassano, appena riscattato dal Real Madrid e deciso a dare tutto per la Samp; il barese prende l'uruguaiano sotto la sua ala. E qualche risultato non tarda ad arrivare: dopo l'esordio all'Olimpico di Roma contro la Lazio a Settembre, Fornaroli segna nel preliminare di Coppa UEFA contro il Kaunas. Il gol è inutile ai fini del risultato (è quello del 5-0), ma rappresenta una grossa prova atletica: cross di Dessena, la palla sembra troppo indietro per un colpo di testa, ma il giovane centravanti salta e colpisce di testa in sospensione (!) con il corpo all'indietro. Palla all'angolino e bocca aperta. Arriva anche l'abbraccio di Cassano: sembra l'inizio di un amore senza fine. Fornaroli segna anche al ritorno e segna anche in Coppa Italia contro l'Empoli.
Il problema è solo uno: Mazzarri. Il tecnico di San Vincenzo, durante la sua carriera, ha sempre dimostrato di non apprezzare i numeri 9 che vivono sul filo del fuorigioco ed aspettano l'occasione; difatti, il buon Walter ha sempre preferito i centravanti grossi, fisicamente possenti, in grado di far salire la squadra e - perché no - crearsi il gol da soli con una giocata individuale. Esempio: se Mazzarri fosse stato l'allenatore di Filippo Inzaghi, il Pippo nazionale non avrebbe probabilmente costruito quei numeri da leggenda che ha creato nella sua carriera. Da Cristiano Lucarelli a Rolando Bianchi, da Giampaolo Pazzini ad Edinson Cavani: il prototipo di centravanti per Mazzarri è chiaro.
E alla Samp conferma la regola: Montella, infortuni a parte, gioca poco anche quando è a disposizione, dato che Mazzarri preferisce Bellucci per coprirsi di più. E, a volte, schiera Delvecchio (un centrocampista) come punta nei momenti d'emergenza. Il destino di Fornaroli, tatticamente, è segnato: Mazzarri non ha la pazienza di aspettarlo, gli fa vedere pochissimo il campo e, se lo fa giocare, lo fa esclusivamente da subentrato. A meno che la partita non conti nulla. E così, per il giovane Bruno, diventa difficile cogliere le occasioni che gli capitano, in un calcio ed in una squadra che deve anche conoscere.
Ma la vera occasione da "sliding doors" capita a Fornaroli nel derby del 7 Dicembre 2008, Samp-Genoa: i blucerchiati sono in svantaggio per 1-0, gol di Milito all'inizio del secondo tempo. La Samp cerca a tutti i costi il pareggio in una partita nervosa, come da sempre risulta essere il derby della Lanterna. All'80' esce un Campagnaro stremato e si prova l'assalto finale con Fornaroli in campo. Due minuti dopo: punizione con lungo lancio in area, sponda di Delvecchio e Fornaroli uccella Rubinho in uscita. E' 1-1, sembra fatta. Invece no, è fuorigioco. Millimetrico, di poco, c'è o non c'è. E' importante, ma il fatto è che questo episodio segna la carriera di Fornaroli in blucerchiato: se fosse stato convalidato il gol, El Tuna avrebbe avuto qualche altra chance per provare a dimostrare qualcosa con la Samp; invece, con l'annullamento del gol nel derby, Mazzarri lo mette in soffitta per non tirarlo più fuori.

Fornaroli esulta dopo il primo gol con la Samp nel 5-0 contro il Kaunas.


A Gennaio del 2009, infatti, arriva il primo di tanti arrivederci di Fornaroli: parte per sei mesi per l'Argentina, andando in prestito al San Lorenzo, dove si aggiunge ad un Bottinelli appena andato via da Genova per questioni burocratiche. Nonostante la possibilità di giocare anche la Copa Libertadores, il suo non è un passaggio da ricordare: appena 2 gol in 15 partite giocate. Così l'uruguaiano torna per la prima volta a Genova, giusto il tempo di sostenere il ritiro e capire che lo vogliono testare. La tappa successiva nel viaggio di "El Tuna" è il Recreativo Huelva, appena retrocesso dalla Liga e desideroso di risalire subito grazie anche ai gol di Fornaroli. Anche qui, i risultati sono tutt'altro che eccelsi: l'uruguaiano gioca parecchio, ma in un ruolo non proprio congeniale alle sue caratteristiche, ovvero quello della seconda punta. Si sbatte, corre, s'impegna, segna anche un gol in Coppa del Re contro l'Atletico Madrid, ma non incide più di tanto: anche qui 2 gol in 17 partite. Un litigio con l'allenatore fa il resto e Bruno non vede più campo fino alla fine del prestito.
Intanto, la Samp ha conquistato i preliminari di Champions, ma per lui non c'è spazio neanche come quinta punta dietro Cassano, Pazzini, Marilungo e Pozzi. Viene relegato in primavera, dove segna 4 gol in 2 partite, dimostrando che non può essere messo in una categoria in cui è troppo superiore. Si spera nel prestito, poi il caso-Cassano cambia gli ultimi due mesi del 2010: Fornaroli viene re-integrato in squadra e scende anche in campo per uno scampolo di partita contro il Catania a Marassi. Un'ovazione lo accoglie, sottolineando come la sua immagine sia sempre rimasta ben accetta da molti tifosi, ansiosi di vedere se l'operazione Fornaroli è ancora possibile.
Non è d'accordo Di Carlo, che non lo schiera neanche quando si accorge che non riavrà Cassano tra i suoi ranghi: così, nel Gennaio 2011, è tempo di fare un salto a casa. La Samp si accorda con il Nacional per un prestito di sei mesi, con eventuale riscatto: Fornaroli, con tanto di fascia di capitano, vince il campionato uruguaiano con il club in cui è cresciuto, segnando 4 gol in 9 partite.
Ma il Nacional non lo riscatta e così Bruno torna a Genova per l'ennesima volta: stavolta rimane. Con la Samp finita in Serie B, potrebbe esserci finalmente l'occasione giusta. Nonostante ciò, si prova a darlo in prestito al Queretaro (club messicano), ma i negoziati non vanno a buon fine e Fornaroli rimane, ma è come se non ci fosse. Il reparto avanzato è sovraffollato, con Bertani, Pozzi, Piovaccari, Maccarone e Foti a contendersi con lui due posti: non ci sono spazi, se non per pochissimi minuti ogni tanto. Ma, come sempre, l'occasione arriva: la Samp attraversa una crisi di risultati verso la fine di Ottobre e Atzori decide di rivoltare la squadra come un calzino per cercare di imboccare la strada giusta. Con l'infortunio di Pozzi e lo scarso rendimento di Piovaccari e Maccarone, Bruno ha la sua chance: contro il Crotone a Marassi, gioca finalmente titolare - per la prima volta (!) - con la maglia della Sampdoria in una gara di campionato. Il ragazzo si sbatte, si mangia un'occasione clamorosa su assist di Foggia, ma mette costantemente in pericolo i difensori del Crotone; a metà del secondo tempo, esce stremato per i crampi sotto la Gradinata Sud, che lo applaude a scena aperta per l'impegno dimostrato. Da lì, ha un'altra chance la partita successiva a Brescia: la squadra, però, gioca malissimo e non ha certo l'opportunità di mostrare granché.
A fine anno, le presenze saranno 11 (4 da titolare, 7 da subentrante), ma i gol saranno zero: difficile dimostrare qualcosa se ti danno cinque minuti a partita.  Il resto è storia, con la rescissione avvenuta ieri consensualmente con la società ed il possibile approdo al Panathinaikos.


Fornaroli nella morsa dei difensori del Catania: è l'unica partita
giocata con la maglia della Samp nel 2010/2011.



Quale è la morale della storia? Diamo una ripassata alle statistiche. Bruno Fornaroli ha giocato 22 partite con la maglia della Samp (spesso partendo dalla panca) e segnato tre gol, tutti al primo anno con la società blucerchiata. L'impressione è che 22 partite in due anni di Samp siano pochissime per dimostrare di valere qualcosa; specialmente se pensiamo che le presenze sono state spesso da subentrante. Chiaro, il ragazzo ha dimostrato di avere qualche mancanza tattica e fisica. Ma sarebbe costato tanto lavorarci, crederci chiaramente? Ricordiamoci che questo ragazzo non è un prodotto del settore giovanile lasciato andare via così: sono stati pagati tre milioni per lui e lo si è gestito malissimo. La mia opinione (opinabilissima) è quella che Fornaroli sia stata una meteora e che, per dichiarare il suo investimento fallito, avrei preferito vederlo con la maglia della Samp. Del resto, non credo che sia stato comprato a 3 milioni di euro per mandarlo in giro per il mondo. E non credo neanche che non fosse adatto a TUTTO il calcio italiano: sono sicuro che, se avesse avuto un'opportunità seria quest'anno in B, l'avrebbe sfruttata.
Ci saranno rimpianti? Non sappiamo. Solo il futuro ce lo dirà. Per ora, grazie Bruno. Il tuo impegno sarà sempre riconosciuto e se qualcuno avesse buttato il tuo sudore in campo, forse avremmo faticato di meno in questi anni.. Adios, El Tuna.


Bruno Fornaroli saluta la Gradinata: tanti rimpianti dopo 4 anni a Genova.

11 luglio 2012

Ci vuole un fisico Maxi.

C'è voluto un po', ma alla fine è arrivato: il primo colpo della Sampdoria per la stagione che verrà è stato finalmente messo a punto. Esso risponde al nome di Maximiliano Gastón López, centravanti argentino del Catania: l'accordo è stato finalizzato ieri sera, con la tanto famosa formula del prestito con diritto di riscatto. Alla squadra etnea andranno 2.5 milioni di euro per il prestito oneroso ed altri 6 nel caso la Samp esercitasse il diritto di riscatto che ha sul giocatore; Maxi López arriva alla Samp dopo sei mesi di prestito al Milan, in cui ha avuto poco spazio e ha inciso altrettanto poco sul cammino rossonero. Per lui, il momento di gloria massimo è stato ad Udine, quando riuscì a segnare l'unico gol realizzato con i rossoneri e a fornire l'assist per il gol-vittoria di El Shaarawy. Insomma, un'avventura che non ha convinto i dirigenti rossoneri a riscattarlo; ma Maxi riparte da Genova, proprio per convincere quelli che non hanno creduto in lui e per far sognare i suoi nuovi tifosi.


Un giovanissimo Maxi López esulta con la maglia del River Plate.

Maxi López nasce il 3 Aprile del 1984 a Buenos Aires e cresce nel floridissimo vivaio del River Plate, squadra sempre produttrice di grandissimi talenti poi sbarcati in Europa; López entra nel vivaio dei Millionarios a 13 anni e a 17 esordisce in prima squadra, durante una partita di campionato. Rimarrà nel giro della prima squadra per quasi quattro anni, nei quali il ragazzo cresce bene: si fa conoscere con i suoi 16 gol in 70 partite e con il River vince tra titoli di Clausura, dal 2002 al 2004. I gol realizzanti non sono moltissimi, a dir la verità, ma ci sono parecchie squadre a seguirlo, dato che López sa difendere bene il pallone, apre gli spazi per le seconde punte che giocano con lui ed è dotato di un buon colpo di testa. Insomma, il modello di centravanti fisicamente dotato e tecnicamente ben educato. 
Sarà il Barcellona ad ottenere le sue prestazioni, pagando al River la bellezza di 6.5 milioni di euro nel Gennaio del 2005. I blaugrana devono sostituire l'infortunato Henrik Larsson e pensano all'argentino per farlo, che li ripagherà con delle buone prestazioni nei primi sei mesi del 2005, conditi da un gol ed un assist nell'andata degli ottavi di Champions League contro il Chelsea. Sembra l'inizio di un ottimo idillio tra lui ed il suo nuovo club, ma è un'illusione: nel Barca di Rijkaard, vincitore di una Champions l'anno successivo, non c'è spazio per un giovane come lui. Nel reparto avanzato, i posti sono già presi da Ronaldinho, Eto'o e Giuly, senza contare la presenza di Larsson, Ezquerro e di un giovane Lionel Messi: purtroppo per Maxi López, le presenze nella stagione successiva si contano sulle dita delle mani. Quando poi s'infortuna ed arriva Guðjohnsen dal Chelsea, le speranze decadono: è tempo di andarsene per il giovane Maxi.


Maxi López ai tempi della sua presentazione al Barcellona: un'esperienza negativa.



Comincia così un periodo da "nomade del calcio": il Barcellona pensa inizialmente di prestarlo ad un'altra squadra spagnola, per vedere se il ragazzo ha la stoffa di cavarsela nel calcio nazionale o si è trattato di un grosso errore di mercato. Il Maiorca lo prende in prestito per la stagione 2006/2007, ma anche qui le aspettative sul ragazzo rimangono deluse: cinque gol in 30 presenze sono pochi per un giocatore che prometteva così tanto. Così, il club catalano lo lascia andare, cedendolo al FC Mosca, squadra del campionato russo, per 2 milioni di euro. Con i moscoviti, non va meglio di prima: nove gol in 23 partite, una finale (persa) di Coppa di Russia e qualche scampolo di Coppa UEFA. 
Maxi López prende una decisione: è tempo di tornare in Sud America, sperando che sia la scelta giusta per rilanciare in qualche modo la propria carriera. L'argentino approda al Gremio, storico club del campionato brasiliano, attraverso un accordo che prevede un prestito annuale in quel di Porto Alegre. Il centravanti riesce nel suo intento: 17 gol in 41 partite lo rimetteranno al centro dell'attenzione, con diversi club che lo cercheranno durante la sessione del mercato invernale del 2010. A lui vengono collegate squadre come l'Ajax ed il Wolfsburg, ma il nuovo approdo nel calcio europeo è situato a Catania, società con la quale Maxi López si lega fino al Giugno del 2013. L'accordo viene finalizzato per 3 milioni di euro.
L'esito dell'operazione sarà ottimo per entrambe le parti: Maxi López salva praticamente da solo il Catania nella stagione 2009/2010, segnando 11 gol in 17 partite, segnando anche la doppietta che decide il derby di Sicilia in favore degli etnei, nonché uno straordinario gol a Livorno. L'anno dopo, i gol del centravanti argentino sono 10 in 37 presenze: una media decisamente più bassa, comunque determinante per contribuire all'ennesima salvezza consecutiva dei rossoazzurri. Nel 2011/2012, Montella non lo vede come titolare intoccabile e la situazione cambia a Catania: Maxi López segna 5 gol in 16 partite stagionali, ma la partenza sembra imminente. Così tanto da farlo cadere in pianto che sa d'addio dopo il gol segnato al Palermo, nel derby di Sicilia vinto dagli etnei per 2-0 nel Dicembre dell'anno scorso.




Da lì, arriverà il Milan e sappiamo tutti come è andata. Ora il biondo argentino ricomincia da Genova, nella speranza di dimostrare che i rossoneri si sono sbagliati a non riscattarlo. Personalmente lo ritengo un buon giocatore, magari con una media-gol non altissima, però sarà comunque in grado d'esser utile. Se ci sarà una squadra buona intorno a lui, Maxi López contribuirà senza dubbio alla nostra (speriamo) salvezza. E chissà che non ci scappi il gol dell'ex nell'amichevole di Agosto al Camp Nou contro il suo Barcellona.. bienvenido, Maxi López.


Maxi López durante l'esperienza al Milan: dimostrerà che si sono sbagliati?


08 luglio 2012

Una Samp a tutto mondo.

Sono passati pochi giorni dalla presentazione di Ciro Ferrara, nuovo allenatore della Sampdoria, e già tutto l'ambiente blucerchiato è proiettato al mercato estivo, che dovrebbe portare facce nuove per garantire all'allenatore una squadra di tutto rispetto, in grado di salvarsi senza troppi patemi. Del resto, questo è sostanzialmente l'obiettivo dichiarato dalla proprietà e dall'allenatore per questa stagione, salvo poi tentare di migliorarsi negli anni successivi.
Ferrara ha chiaramente affermato che ha una preferenza per i giocatori italiani, ma non ha neanche escluso la presenza in squadra di giovani stranieri da lanciare. Quindi, la Sampdoria tenta di nuovo la strada dell'"internazionalismo", dopo averla incominciata a percorrere l'anno passato, con gli acquisti di Sergio Romero e Renan Garcia a puntellare la squadra che ha ottenuto la promozione dalla B alla A. A confermare quest'orientamento, c'è anche la ricerca dell'allenatore, che ha portato a cercare il tecnico oltre i confini nazionali, con le offerte (ahimé, rifiutate) da Pochettino, Benitez e Deschamps.

La presentazione di Ciro Ferrara, 45 anni, pochi giorni fa con Edoardo Garrone.


Ma quali sono stati i grandi colpi esteri della Sampdoria nella sua storia? Vi sono stati alcuni grandi campioni che hanno vestito la maglia blucerchiata: proviamo a citarne solo alcuni, una sorta di top-five, giusto per non fare una lunga lista.
Il primo della lista è senz'altro Ernesto "Tito" Cucchiaroni: per lui, non vale solo il discorso delle capacità tecniche o di quanto rese in campo. Il giocatore argentino visse la realtà doriana per ben cinque stagioni, contribuendo al quinto posto della stagione 1960/1961, allora miglior risultato nella breve storia della Samp. Grazie al suo dribbling sull'ala sinistra ed alle magie di un altro campione come Lennart Skoglund, il Doria raggiunse un risultato storico; Tito Cucchiaroni è rimasto così nel cuore dei tifosi da meritarsi l'onore dell'omonimo nome di un importante gruppo di tifosi blucerchiati, formatosi nell'annata 1968/1969. Per lui, sono 40 in 148 partite con la maglia sampdoriana.
Il secondo storico campione di cui parlo non può che essere Trevor Francis. Siamo negli anni '80, la Samp è recentemente tornata in A sotto la guida di Paolo Mantovani come presidente e non vede l'ora di togliersi qualche sfizio e crescere con il proprio progetto. Per farlo, viene chiamato il 28enne bomber, comprato dal Manchester City, in cui era arrivato dopo due Coppe Campioni vinte con lo storico Nottingham Forest di Brian Clough. Insomma, come comprare oggi un Wayen Rooney. Colui che aveva regalato la prima di queste due Coppe (con un suo gol) al Forest arrivò a Genova dopo un Mondiale deludente con l'Inghilterra; ripagherà i tifosi blucerchiati con 17 gol in 68 presenze e con il titolo di capocannoniere in Coppa Italia nella stagione 1984/1985, l'anno in cui arriva il primo trofeo blucerchiato dell'era Mantovani. Lascerà ricordi indimenticabili, come la doppietta che stese la Milano nerazzurra in quel di San Siro.
Il terzo della lista è un uomo di cuore, uno che alla Sampdoria si è affezionato: parlo di Toninho Cerezo, mediano brasiliano tutto samba, corsa e piedi buoni. Dopo tre anni spesi nella capitale sponda giallorossa, Cerezo decide di trasferirsi a Genova: saranno sei stagioni straordinarie. I suoi sei campionati con la maglia doriana addosso coincidono perfettamente con l'epopea di Vujadin Boskov, con il quale vincerà due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Italiana ed uno scudetto, non contando poi le occasioni sfiorate in Coppa delle Coppe ed in Coppa dei Campioni contro il Barcellona di Crujff. I suoi gol segnano momenti indelebili nella memoria di molti in quegli anni: suo il gol che sbanca la Milano rossonera nell'anno del tricolore e suo il gol d'apertura al Lecce, nel giorno che sancisce il titolo di campione d'Italia per la squadra blucerchiata. Per lui, 210 presenze e 25 gol.
Il quarto moschettiere della lista è un signore che a Genova è stato di passaggio, ma che ha lasciato un ricordo fantastico nella mente di molti: Boskov lo definiva "cervo che esce di foresta". Parlo ovviamente di Ruud Gullit, arrivato nell'autunno del 1993, stanco di un rapporto logoro con il mister del Milan Fabio Capello e desideroso di dimostrargli che è ancora u un giocatore decisivo. L'ex Pallone d'Oro sarà fondamentale per la Samp: nel 1993/1994, il Doria arriva terzo in campionato grazie ai suoi 15 gol in 31 partite e vince la Coppa Italia, l'ultimo trofeo per la società blucerchiata; egli sarà costretto ad un breve ritorno al Milan, ma tornerà poi a Genova per i primi sei mesi del 1995, realizzando altri nove gol e creando ricordi splendidi nella mente dei tifosi sampdoriani.
L'ultimo, ma non ultimo per classe ed importanza, è "la Brujita" ("La Strega", in riferimento ad un cartone animato argentino), soprannome di Juan Sebastian Veron. Magari, per altri, Veron viene dopo altri campioni che hanno vestito la nostra maglia, ma quello che l'argentino mi ha fatto vedere in due anni di Sampdoria è stato fantastico. Ero piccolo, ma le sue magie superavano la mia mancanza di conoscenze e mi catturavano più di quanto avrei potuto capire. Il suo gol al Perugia rimane uno dei più belli della storia della Samp e la sua carriera post-Samp dimostra quanto è stato importante: Parma, Lazio, Manchester United, Chelsea, Inter ed Estudiantes, tutte grandi squadre con le quali ha vinto qualcosa (tranne con i blues di Londra). Gli è mancato qualcosa con la Nazionale albiceleste, ma è stato un grande anche per la Samp.
Senza contare altri grandi giocatori che hanno vestito i nostri magici colori: Boghossian, Briegel, Liam Brady, Karembeu, Katanec, Laigle, Mihajlovic, Mychajlyčenko, Ocwirk, Platt, Seedorf, Skoglund, Souness e Luis Suarez.

Trevor Francis, indimenticato bomber blucerchiato.


Non sono tutte rose e fiori però nel passato degli stranieri alla Sampdoria. Anche qui proviamo a fare una cernita dei casi più eclatanti, lasciando fuori anche alcune chicche che molti tifosi doriani ricorderanno, ricordando che le delusioni possono essere rappresentate sia da giocatori totalmente deludenti, sia da qualcuno che ha avuto una buona carriera e dal quale ci si aspettava qualcosa in più. Delusioni che si concentrano negli anni '90.
Il primo della lista è Angel "Matute" Morales: arriva nel 1997 a Genova, con l'intento dichiarato di sostituire (almeno tecnicamente) Roberto Mancini, quindici anni di storia e trofei sampdoriani, migrato alla Lazio per vincere qualcosa e ricongiungersi con il suo Sven-Goran Eriksson. Il risultato sarà estremamente deludente: escludendo un gol rifilato alla Juve di Lippi e la stima di Menotti, l'argentino deluderà tutte le attese con nove presenze ed appena un gol, prima di essere ceduto al Merida nel mercato invernale di riparazione. Insomma, il "10" di Mancini sembrerà profanato.
Il secondo di questi strani casi della vita è quello di Oumar Dieng: reduce da una vittoria in Coppa delle Coppe con il rinomato Paris Saint-Germain, viene acquistato dalla Samp con la speranza di integrarsi bene nella retroguardia blucerchiata. La trattativa è talmente pubblicizzata da svelare che il 24enne franco-senegalese è stato strappato alla concorrenza di altri grandi club europei; probabilmente, questi ultimi staranno ancora ridendo. Il ragazzo gioca 15 partite in due anni, peraltro molte di queste sono spezzoni, neanche da ricordare: nel 1998, verrà ceduto all'Auxerre e vagherà poi per il calcio turco, togliendosi qualche soddisfazione. Ma lontano da Genova.
Il terzo caso di studio è quello di Lee Sharpe: un caso decisamente pesante. Già, perché il ragazzo di Halesowen aveva giocato per otto anni con la maglia del Manchester United ed arriva alla Samp a 27 anni: non proprio un vecchiardo da pensionare. Eppure, il ragazzo non convince, nonostante nello United abbia conteso il posto ad un certo Ryan Giggs. Non che la cosa stupisca: è l'annata 1998/1999, quella della retrocessione. E se entrano i gol di Ganz all'ultimo minuto, ci basta poco per capire che la delusione riguardante Sharpe è un caso più che verosimile. L'ex Man Utd gioca tre partite, quanto basta per capire che non può essere utile alla causa: a Marzo saluta baracca e burattini, volando via da Genova in direzione Bradford. Un peccato.
Il quarto monumento dell'imprevedibilità calcistica è rappresentato da Zoran Jovicic: anche qui, sulla scia di Sharpe, parliamo più di peccato che di "sola". Già, perché il buon Zoran le doti le aveva tutte: durante gli anni alla Stella Rossa, si era messo in luce grazie a tanti gol e buone prestazioni, capaci di garantirgli un titolo di capocannoniere e due Coppe di Yugoslavia. La Samp ci prova e lo compra per ? miliardi nell'estate del 1998, anche perché ormai Jovicic è nel giro della nazionale yugoslava e rischia di costare troppo negli anni a venire. Sembra l'inizio di una proficua avventura per entrambi: sarà solo l'inizio del calvario. Jovicic vedrà pochissimo il campo, causa gli innumerevoli infortuni che lo colpiranno, già prima dell'inizio dell'avventura blucerchiata, con l'infortunio nel Marzo del 1998 e la rinuncia forzata ai Mondiali di Francia del 1998, nei quali probabilmente sarebbe stato ricompensato con i galloni di titolare nell'attacco della sua nazionale. Infortuni che non lo lasceranno per tutti i quattro anni vissuti a Genova: 10 gol in 49 presenze sono il contributo massimo che questo sfortunato bomber poté offrire alla causa doriana.
Infine, il più recente caso di arrabbiatura per il tifoso medio della Samp: Ruben Olivera. Arriva alla Samp nell'estate del 2006 dalla Juve, dove gioca poco ma è sempre decisivo per le sorti della squadra; il desiderio di dimostrare di poter essere continuo lo spinge a Genova, sponda blucerchiata. Tutte le aspettative sul suo conto saranno deluse: il rendimento di Olivera con la maglia della Samp sarà uno di quei rari casi in cui il tifoso spera che il giocatore non giochi neanche al parco. Il buon Ruben riuscirà ad avere una delle peggiori media voto di tutto il campionato italiano, risultando il peggior acquisto della stagione 2006/2007. Stagione già di per suo interlocutoria, ma che Olivera contribuirà a colorare con un'espulsione a San Siro per doppia ammonizione, causa parastinchi messi male, e con un'altra cacciata in Coppa Italia che gli costerà cinque giornate di squalifica. Neanche Novellino può fare qualcosa per lui: 20 presenze, zero gol e tanta, tanta approssimazione.
E tutti questi casi non sono soli: i nomi di Cordoba, Dichio, Lassissi, Yanagisawa o Zivanovic ricordano quelli che si possono definire "bidoni", mentre i nomi di Klismann, Oman-Biyik e Signori semplicemente lasciano rimpianto, perché non riuscirono ad esprimersi al massimo nella piazza doriana, nonostante fossero grandissimi giocatori. Su tutte, va segnalata anche la presenza nei ranghi della squadra del figlio del Colonnello Gheddafi durante la stagione 2006/2007.

Oumar Dieng: il suo passaggio alla Samp è stato traumatico per molti tifosi.


E adesso si ricomincia. Nella squadra che, con molti italiani in squadra, ha sfiorato una qualificazione alla Champions nel 2005 e ne ha raggiunta un'altra nel 2010; nonostante ciò, è giusto tentare di integrare con qualche giocatore dal profilo straniero. Speriamo che Sensibile e Ferrara scelgano bene: la rivelazione è sempre preferibile al bidone o alla meteora. Del resto, la storia ce lo insegna.

Sergio Romero, 25 anni: con lui, l'internazionalità è tornata alla Samp l'anno scorso.

05 luglio 2012

Via al progetto.

Un romanzo: così si potrebbe definire la ricerca dell'allenatore della Sampdoria per la stagione 2012/2013, quella del ritorno in Serie A. Le scelte sono state molteplici, così come i rifiuti, nonostante la Sampdoria avesse - in linea teorica - un tecnico per la stagione che verrà ce l'aveva: Beppe Iachini, l'artefice della miracolosa promozione dalla B alla A. Nonostante questo risultato, per il tecnico di Ascoli Piceno non c'è stata mai l'aria della riconferma: fin dai primi giorni del post-Varese, si è cominciato a parlare di altri candidati alla panchina della Sampdoria. Prima Pochettino (rimasto all'Espanyol), poi Benitez (inseguito a lungo senza risultati), infine Deschamps (finito sulla panchina della Francia).
E così la scelta è ricaduta su Ciro Ferrara, ormai ex C.T. dell'Under 21 azzurra. Una decisione che sa di ripiego, nonostante tutte le smentite di rito che saranno sicuramente fatte nella conferenza stampa di oggi, l'occasione per presentare il nuovo allenatore dei blucerchiati. Mi sembra giusto andare a rivedere qualche tratto della carriera di Ciro Ferrara, sia come giocatore che come allenatore.

Ciro Ferrara, 45 anni: nella foto, ai tempi del Napoli vincente di Maradona.


Ciro Ferrara nasce a Napoli l'11 Febbraio 1967: azzurro doc, cresce nella squadra della sua città ed esordisce con la maglia del Napoli nella stagione 1984/1985 in una partita contro la Juventus. Passerà 10 anni all'ombra del Vesuvio, indossando la maglia azzurra per 278 volte, vincendo due scudetti, una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia ed una Coppa UEFA; la ciliegina sulla torta saranno il gol in finale di Coppa UEFA contro lo Stoccarda e la fascia di capitano ereditata da quell'idolo di Napoli che è Diego Armando Maradona.
Dopo un decennio, segue Marcello Lippi e si trasferisce da Napoli a Torino, sponda Juventus: con i bianconeri, in altri 11 anni di onorata carriera, vincerà tutto. Ferrara, con il numero 2 sulle spalle, porta a casa cinque scudetti, una Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Champions League, una Supercoppa Europea ed una Coppa Intercontinentale. Il tutto condito da 358 presenze con la maglia bianconera, di cui l'ultima in un Juventus-Parma del 15 Maggio 2005, nel quale chiude con il calcio e raggiunge le 500 presenze in Serie A.
Chiuso il rapporto con il calcio giocato, Ferrara viene chiamato a ricoprire il ruolo di collaboratore tecnico nello staff che Lippi porterà, da C.T., al Mondiale 2006: un'avventura che si coronerà con la conquista del Mondiale da parte dell'Italia. L'immagine di Ferrara che corre al gol del pareggio di Materazzi in finale è impressa nelle menti di molti italiani festanti. Successivamente, ricopre la carica di allenatore del settore giovanile juventino, per poi tornare da Lippi per il secondo mandato da allenatore della nazionale italiana.
Ma quando l'occasione chiama, bisogna sfruttarla: Ferrara, infatti, viene scelto dalla Juventus per condurre la squadra nelle ultime due partite di campionato della stagione 2008/2009, dopo che la società ha vissuto un forte periodo di contrasti con l'allenatore precedente, Claudio Ranieri. Ferrara prova a sfruttare quest'occasione: vince le restanti due partite (in trasferta a Siena ed in casa con la Lazio) e riesce ad ottenere la riconferma per l'anno successivo.
Una stagione - quella 2009/2010 - che parte in modo folgorante: quattro vittorie consecutive ed appena un gol subito. La Juventus sembra tornata quella di un tempo, ma è solo un'illusione: Ferrara si dimostra ancora inesperto e non riesce a tirare la squadra bianconera fuori da una situazione difficile. Il cedimento è netto e la crisi si inasprisce durante i mesi invernali: tra Dicembre 2009 e Gennaio 2010, la squadra non riesce a riprendersi, anzi continua a subire sconfitte, con appena tre punti conquistati sui 18 disponibili da parte della Juventus nelle ultime sei partite con Ferrara allenatore. La sconfitta in Coppa Italia contro l'Inter suggella il suo esonero e la fine del rapporto professionale con i bianconeri.

Ferrara ai tempi della Juventus: non è stata un'avventura felice per il tecnico.


Ma per Ferrara c'è ancora una chance: il tranquillo ambiente dell'Under 21. Forse definirlo "tranquillo" è sbagliato, dato che l'Italia Under-21, quando lo assume nell'Ottobre del 2010, vive una situazione complicata: la gestione Casiraghi risulta essere una delle più disastrose nella storia degli azzurrini e ha appena portato all'eliminazione nei play-off per la qualificazione agli Europei del 2011, nonostante il grandissimo potenziale di giocatori che ha potuto gestire negli anni. Ferrara rimette l'Under-21 sulla sua carreggiata preferita, quella di squadra potenzialmente straordinaria: il girone di qualificazione è stato ottimo, la qualificazione ai play-off per gli Europei del 2013 è cosa fatta. Poi è arrivata la chiamata della Sampdoria.
Interessante la conferenza stampa con la quale si è presentato oggi il nuovo allenatore della Sampdoria: ad essa, presenziavano il nuovo amministratore delegato Sagramola, il vice-presidente vicario Edoardo Garrone, il diesse Sensibile, lo stesso Ferrara ed il suo vice Angelo Peruzzi. Molti i temi toccati: per farne un sunto, Ferrara ha dichiarato che l'accordo con la Samp è stato facile da trovare. L'allenatore ha voluto ringraziare la FIGC per un'esperienza - quella dell'Under 21 - definita da lui come "felicissima"; ha voluto puntualizzare come i giovani saranno risorsa importante, ma la squadra non girerà solo su di essi; egli vedrebbe un eventuale ritorno di Pazzini (a precisa domanda), mentre ha trovato l'ipotesi Del Piero "fantacalcio". Ferrara, inoltre, ha parlato già di modulo: lo schema dovrebbe prevedere quattro difensori e tre centrocampisti, mentre davanti ci si adatterà a seconda delle esigenze, facendo però capire che si partirà dal 4-3-3. Ribadita la preferenza per i giocatori italiani, Ferrara ha concluso affermando che ci vorrà molto per accogliere i giocatori, dato che sarà un mercato lungo e difficile, e che quattro Allievi nazionali, scelti tra i campioni d'Italia uscenti, saranno portati in ritiro.
Chiusura importante anche per Sensibile: a domande dei giornalisti, ha risposto che Romero è un top-player e non si muoverà, mentre il rapporto con l'ex capitano Angelo Palombo sarà probabilmente chiuso. Emblematica una frase di Edoardo Garrone a chiusura della questione Palombo e dell'intera conferenza stampa: "I giocatori passano, la Sampdoria resta".

A Sensibile non piace il termine "progetto". A me non dispiace, se c'è una precisa idea dietro: perciò, benvenuto Ciro Ferrara. Se farai ciò che di buono hai fatto nella tua carriera di giocatore, ci sarà da divertirsi.

Garrone, Ferrara e Sensibile durante la conferenza stampa di presentazione del tecnico.