25 febbraio 2015

The greater good.

Un pareggio che sa di vittoria: così potremmo definire l'1-1 maturato nel derby di ieri tra Genoa e Samp. Un punto che sa di pericolo scampato. Perché se sul campo i rossoblu non sono sembrati aver una manovra più fluida di quella blucerchiata, sulle occasioni la squadra di Gasperini ha molto da recriminare. Intanto la Samp assomiglia sempre a meno a quella che correva fino a fine dicembre e sempre più a una compagine in difficoltà.

Sinisa Mihajlovic, 45 anni, furioso con Regini dopo il finale.

La Samp si presenta a questo derby dopo la sconfitta per 2-1 a Verona contro il Chievo. Una sconfitta che ha fatto male, specie se si pensa che la settimana dopo i clivensi sono andati a prenderne tre a Empoli. Mihajlovic decide di puntare sulla stessa formazione che avrebbe schierato sabato sera: Regini e De Silvestri si riprendono le corsie di difesa, Acquah confermato dal 1', Soriano dietro a Eder e Okaka. Il Genoa non si snatura e continua con il 3-4-3 che lo sta facendo volare alto: Gasperini punta sul trio tutto mobile e con falso nueve - composto da Niang, Perotti e Iago Falqué - per scardinare la difesa blucerchiata.
Pronti, via e la Samp rischia subito di prender gol: su cross di Edenilson al 1', Obiang si dimentica Bertolacci e il numero 91 del Genoa stacca da solo in area, fortunatamente spedendo il pallone alto. Romagnoli risponde cinque minuti dopo, ma la sua incornata non produce la stessa paura. La partita sta sulle sue, finché il Genoa non passa in vantaggio al 16': palla di Perotti per Niang (in leggero fuorigioco) e cross del francese sull'altro palo, dove De Silvestri si dimentica di Iago Falqué. Per lo spagnolo ex Juve è la quinta rete in campionato; il genoano tenterebbe anche di provocare la Sud, ma Viviano lo taccia e si può riprendere a giocare.
Neanche due minuti che la Samp pareggia subito. Roncaglia gestisce male un pallone e il suo passaggio arretrato verso Perin è troppo corto. Sulla palla subentra Eder, che in area buca il portiere per l'1-1 immediato. Un pareggio provvidenziale per una Samp che appare troppo imbrigliata per l'intero primo tempo. Il Genoa ha due discrete occasioni con Niang: sopratutto in una di esse, il francese si ritrova solo davanti a Viviano. Fortunatamente per il Doria, il portiere blucerchiato è pronto e respinge. Diverso lo scenario in casa Samp, dove l'unica - ma grandissima - occasione è quella capitata a Okaka al 26': gran numero di Acquah sulla destra, cross di esterno e il numero 9 doriano è solo, ma spara alto a cinque metri dalla porta.
La ripresa porta meno emozioni, ma il Genoa almeno si calma un po'. Ciò favorisce la Samp, che può giocare la palla con maggior attenzione a centrocampo e tentare di creare qualche pericolo a Perin. Silvestre e Acquah ci provano dalla distanza, così come Roncaglia, ma non sono occasioni nitide da gol. Neanche i vari cambi portano qualche novità nell'andamento della gara. Tanto più che Muriel entra a 20' dalla fine ed Eto'o a 10' dal termine.
Poi il finale lascia l'amaro in bocca a entrambe le squadre. All'86' Obiang vorrebbe l'uno-due con Muriel, ma Kucka - nell'intercettare il pallone - serve un assist involontario per lo spagnolo della Samp. Ritrovatosi di fronte a Perin, Obiang tenta lo scavetto ma spara alto. Va ancora peggio al Genoa, che nell'ultima azione della partita (viziata da un fallo ingenuo di Regini) potrebbe vincere la gara. Punizione in mezzo, Kucka sovrasta di testa De Silvestri e coglie la traversa. Sulla ribattuta, Bertolacci batte ancora Obiang e trova un miracolo di Viviano. Il sinistro finale di Kucka - finito altissimo - chiude una gara che sarebbe potuta finire anche peggio.

Iago Falqué, 25 anni, al quinto gol in A e il primo nel derby.

Viviano 7; De Silvestri 5, Silvestre 6, Romagnoli 6.5, Regini 5.5; Acquah 6.5, Palombo 5.5 (dal 21' s.t. Duncan 6), Obiang 5; Soriano 5.5 (dal 26' s.t. Muriel 5.5); Eder 6.5 (dal 38' s.t. Eto'o s.v.), Okaka 5 - già pubblicate su SampNews24

Una piccola postilla la devo fare subito sul tempo: il rinvio di sabato sera - unito alle telefonate di Lotito e alla gravissima situazione a Parma - dimostra la pochezza del calcio italiano. Non che ci fosse bisogno di conferme, ma è utile ogni tanto mettere i puntini sulle "i". Ferrero e Preziosi fanno a gara a smarcarsi, chiedendo la gestione totale del campo. La richiesta verrà soddisfatta dopo questa figuraccia, ma intanto prendiamo nota dell'ennesimo pasticcio all'italiana, con buona pace di alcuni tifosi che si erano fatti chilometri per assistere alla gara. E che non potevano certo tornare alle 18:30 di un feriale.
Mihajlovic ieri era molto nervoso: lo dimostra nel post-gara, quando per poco non mette le mani addosso a Regini per rimproverarlo del fallo che ha portato alla quasi capitolazione nel finale. L'impressione è che il giocattolo blucerchiato non sia ormai più il suo e che stia facendo il possibile per finire questa stagione e salutare Genova. Poco importa dove sia il futuro. Per una persona così fermamente convinta dei propri progetti, subire la cessione di Gabbiadini e l'acquisto di Eto'o forse è stata una botta troppo forte da digerire. Mihajlovic non è un uomo da show-biz come Ferrero, è uno concreto. E forse questa concretezza se non la vede lui, non la vedremo neanche noi in campo a breve.
Lo conoscete il principio del greater good? È una teoria usata sopratutto in guerra, specie dagli americani durante il Novecento. Essa racconta di come bisogna sacrificare qualcosa (o qualcuno) nel corso di una battaglia per arrivare a vincere la guerra. Che i sacrifici fatti ora serviranno per star meglio in futuro. Un po' la stessa dottrina abbracciata da Mihajlovic per il derby di Genova: risparmiare i più forti - molti di loro diffidati - per cercare di averli nella stracittadina. Risultato? Il derby per poco non è stato una catastrofe. Alcuni dei diffidati - leggasi Soriano e De Silvestri - sono stati praticamente nulli, se non dannosi (Lollo, ricordati di Iago Falqué sul gol, eh...). E ora per Bergamo mancheranno proprio Soriano, Eder e Obiang. Fate voi. Dov'è il bene superiore in tutto questo?

Eder, 28 anni, quarto gol consecutivo al Ferraris, il secondo in un derby.

16 febbraio 2015

Maledetto turn-over.

Un'altra bastonata in trasferta per la Sampdoria. Non inganni il risultato: chi non ha visto la gara del Bentegodi e legge del 2-1 finale, potrebbe pensare che la sconfitta è ingiusta. In un certo senso il Chievo non ha fatto molto per impensierire la Samp, ma se c'è un colpevole, non c'è che da guardarsi allo specchio. E vista la formazione scesa in campo - rimaneggiata per tutelare i diffidati in vista del prossimo derby - c'è da augurarsi una gara da leoni contro il Genoa.

Emiliano Viviano, 29 anni, non può nulla in uscita sul 2-0.

La Samp arriva al Bentegodi dopo il pareggio contro il Sassuolo. Mihajlovic mette in atto una sorta di mini-rivoluzione per gli undici da schierare: troppa paura di perdere giocatori fondamentali per squalifica, come Eder o Soriano. E allora dentro Wszolek terzino, Acquah dal 1' e Correa all'esordio. Prima da titolare pure per Eto'o, che affianca Bergessio. Dal canto suo, il Chievo non si snatura e mantiene il 4-4-2 che l'ha portato alla vittoria a Parma appena quattro giorni.
Diciamo che l'intera partita è sembrata un inno all'anti-calcio, ma il primo tempo molto più della ripresa. In questo, la Samp non è neanche fortunata, visto che passa in svantaggio al 2': tiro di Izco dai 20 metri e Romangoli devia la palla. Viviano, già coperto, non vede neanche la deviazione e non può che sfiorare la palla prima che entri in porta. La Samp colleziona l'unica chance del primo tempo con Wszolek al 6', ben servito da Eto'o in area, ma Bizzarri è pronto all'uscita. Meggiorini e Birsa provano un paio di mancini dalla distanza, ma entrambi vanno larghi. La partita scorre verso l'intervallo senza grossi sussulti, ma Wszolek commette una follia al 40'. Su respinta da calcio d'angolo blucerchiato, il polacco è l'ultimo uomo. Normale, visto che i terzini spesso rimangono dietro sui corner. Peccato che per evitare un avversario, Wszolek rientri sul sinistro a centrocampo. In agguato c'è Meggiorini, che gli ruba palla e vola solo verso la porta. Davanti a Viviano in uscita, l'ex Torino segna il 2-0. Peggio non si poteva chiudere un primo tempo già molto mediocre.
La ripresa cambia leggermente di tono. Più vivace, anche perché la Samp cambia Correa (forse non era lui l'uomo da far uscire...) per Muriel, che esordisce con la maglia blucerchiata. In realtà il secondo tempo è una girandola di ammonizioni, cambi e tiri centrali del Chievo. I padroni di casa aspettano la Samp, sapendo di poter contare sulle ripartenze e su una difesa granitica. A turno Meggiorini, Birsa e Paloschi ci provano, ma sono tutte soluzioni facili per Viviano. Il passaggio al 3-4-3 frutta qualche cambiamento, ma la Samp ha solo un'occasione fino al 90': cross in mezzo di Wszolek e Mesbah è solo sul secondo palo, ma l'algerino spara incredibilmente alto da cinque metri. Fino a quando Muriel scambia con Eto'o (numero circense del camerunense) e il colombiano deposita in rete il primo gol con la Samp. Nel finale Eto'o ha anche la chance per pareggiarla, ma il suo destro a giro è alto di poco. Forse è giusto così: il Chievo ha meritato - nella sua pochezza - di vincere. Più ordinato. Più cattivo. Diciamo "più" e basta.

Valter Birsa, 28 anni, al tiro dalla distanza: bene lo sloveno.

Viviano 6; Wszolek 4.5, Silvestre 5.5, Romagnoli 6, Mesbah 5; Acquah 6, Palombo 5.5, Duncan 5.5; Correa 5.5 (dal 1' s.t. Muriel 6); Bergessio 5, Eto'o 6.5 - già pubblicate su SampNews24

Dopo questa sconfitta, qualche domanda sorge su Sinisa Mihajlovic. Cosa vuol fare da grande? Gli hanno rotto il giocattolo e su questo non ci sono dubbi. Però la squadra sembra uscita rinforzata dal mercato invernale e sta tirando fuori diverse partite negative. Azzarderei che questa sconfitta con il Chievo - vista la qualità scadente dell'avversario - è addirittura peggiore di quella subita all'Olimpico, dove almeno c'era una Lazio lanciata verso la Champions.
La crisi della Samp è ben fotografata dalle statistiche di ieri sera. Giocare contro una squadra chiusa come il Chievo: i clivensi spesso hanno schierato dieci giocatori dietro la linea della palla, con Meggiorini o Paloschi lasciati in avanti a sé stessi. Però le statistiche non mentono (dati Squawka): la Samp ha avuto una miglior percentuale di passaggi riusciti (86% vs. 72%), più cross (34 a 13, senza creare un'occasione di testa), più corner (11 a 2) e un possesso palla migliore degli avversari (61%). Ciò nonostante, è arrivata la sconfitta. Segno che in questo momento il problema sembra più di testa che tecnico.
In più c'è da analizzare il turn-over, che si è improvvisamente trasformato in un alibi per la sconfitta. Eppure proprio contro il Chievo, nella gara d'andata al Ferraris, la Samp schierò la formazione-B con modulo diverso (4-3-1-2 invece dell'allora consueto 4-3-3) e i blucerchiati portarono comunque a casa i tre punti. Come mai che adesso i cambi - invece di un'arma - sono diventati una scusa? E allora tutti avanti al grido di "maledetto turn-over". Anche se il derby vale sempre tre punti. Come la gara persa ieri...

Samuel Eto'o, 33 anni, il migliore della Samp al Bentegodi.

09 febbraio 2015

Un'occasione persa?

Un'altra X casalinga, un altro pareggio quando ciò che ci si aspettava era la vittoria. La fotografia di Samp-Sassuolo migliore è probabilmente nella conta delle occasioni create (dati Squawka): appena 7 per i padroni di casa, 12 per gli ospiti. Il tutto nonostante il Sassuolo soffrisse l'assenza del tridente titolare. E così il pareggio assume un'altra prospettiva: un punto buono per i blucerchiati e per gli emiliani, entrambi alla prese con problemi diversi ma ugualmente importanti.

Eusebio Di Francesco, 45 anni, tecnico dell'ottimo Sassuolo.

Dopo la debacle di Torino, la Samp si presenta al Ferraris per cercare nuovamente la vittoria: tre punti che darebbero respiro alla situazione di classifica della Samp, che continua la sua caccia all'Europa. Per farlo, si torna al 4-3-1-2: il duo d'attacco è composto da Eder e Okaka, mentre Soriano si rimette sulla trequarti e lascia spazio a Duncan dal 1' a centrocampo. Esordio dal primo minuto anche per Muñoz, appena arrivato dal Palermo e costretto a giocare per l'indisponibilità di Silvestre. Di Francesco, invece, deve rinunciare a Zaza, Berardi e Sansone tutti insieme. Poco importa: si continua con il canonico 4-3-3, con diversi ex genoani in campo.
Pronti, via e gol degli ospiti: cross dalla destra di Vrsaljko, De Silvestri non ostacola Acerbi e il centrale ospite segna di testa al 1'. Novanta secondi traumatici, che mostrano tutte le crepe - sopratutto psicologiche - di questa Sampdoria. Tanto che Lazarevic mette di nuovo paura a Viviano cinque minuti dopo. Ci vuole un episodio per ribaltare la gara immediatamente e arriva: cross di Soriano ed Eder incorna all'8' per il pareggio dei padroni di casa. Un gol che si rivela importante per livellare la gara. Una partita brutta, condita da tanti falli e con ben quattro gialli in 10'. Vrsaljko e Muñoz devono lasciare il campo per infortunio rispettivamente per Gazzola e Coda, mentre è il Sassuolo a giocare meglio. Floccari ha una doppia occasione al 23' e al 31': specie la seconda è ghiotta, ma Viviano risponde presente in entrambi i casi. Dal canto suo, la Samp è tutta in un'incornata di Muñoz respinta da Consigli.
Al riposo il copione cambia leggermente: la Samp prende controllo del campo e del gioco, sebbene continui a non creare quasi nessuna occasione da gol. Il Sassuolo attende e spera che una ripartenza colga impreparata la difesa blucerchiata. Il Doria ha un'ottima occasione con Okaka (nervosissimo), che spara un bel destro sulla sponda di petto di Eder; purtroppo il tiro del centravanti è di poco alto sopra la traversa della porta avversaria. Sempre Eder avrebbe un bel match-point, ma spara su Consigli da 10 metri. Il Sassuolo ha una grande chance con Cannavaro al 75', ma il centrale non impatta bene su corner e sparacchia fuori. Floro Flores e Lazarevic ci provano più volte dalla distanza, ma Viviano non ha problemi sulle conclusioni dalla distanza. L'occasione finale dei blucerchiati è con Soriano, ben servito da un filtrante di Eder, ma il centrocampista tira debolmente invece di servire i compagni meglio piazzati. Finisce 1-1 e qualche mugugno (comunque ingiustificato) si leva dalle tribune del Ferraris.

Stefano Okaka, 26 anni, in lotta con Sime Vrsaljko, 22.

Viviano 6.5; De Silvestri 5.5, Muñoz 5.5 (dal 40' p.t. Coda 6), Romagnoli 6, Regini 6; Obiang 6, Palombo 5.5 (dal 24' s.t. Eto'o 6), Duncan 6; Soriano 6; Eder 6.5, Okaka 5 - già pubblicate su SampNews24

Siamo in netto calo, non c'è che dire. Non bisogna esser esperti per notare che la Samp sta avendo una flessione di forma ancor prima che di risultati. Se escludiamo la convincente partita di Parma, i blucerchiati stanno evidenziando un calo atletico e fisico di non poco conto. Per carità, tutto normale dopo quattro mesi a tutta. Ma tra il cambio di modulo e quello di uomini portato dal mercato di gennaio è ovvio che la Samp di Mihajlovic debba combattere con un periodo di difficoltà (otto punti in sei partite del 2015 più la sconfitta di Coppa Italia contro l'Inter).
Dal canto suo, il Sassuolo può esser contento del punto. Con un attacco mancante e l'infortunio di Terranova, i ragazzi del club emiliano hanno dimostrato di poter reggere finché si riconosceranno nel progetto del suo tecnico. Quell'Eusebio Di Francesco che è stato pronosticato da molti come il successore di Sinisa Mihajlovic la prossima estate, quando il serbo potrebbe facilmente fare le valigie e andare altrove.
Capitolo Eto'o: gli manca chiaramente la condizione, perché ieri ha svariato molto e ha dimostrato di dover ancora trovare l'intesa con i compagni. Tuttavia - come riportavo nelle pagelle di SN24 - l'impressione è che al 70% di forma il camerunense ne avrebbe avuto più degli altri 21 in campo messi insieme. Tutto sta nell'attenderlo e nel dargli il giusto minutaggio con il tempo: su questo, Mihajlovic non può esser rimproverato.
Ora la Samp attende la trasferta di Verona della prossima domenica. Si giocherà alle 18, complice il rinvio di Parma-Chievo, che si giocherà mercoledì pomeriggio. I gialloblu di Maran non sono messi benissimo in classifica e sono un altro trampolino per metabolizzare la mini-crisi blucerchiata. Occorre farlo al più presto: partite più difficili sono alla porta (leggi derby di Genova). Intanto, tocca rimuginare sull'ennesima occasione persa.

Samuel Eto'o, 33 anni, pensieroso in panchina: 20' per lui ieri.

05 febbraio 2015

Sogno o son desto?

Mai visto un gennaio così movimentato alla Sampdoria. Neanche nel 2009, quando arrivò un allora poco prolifico Pazzini per metterlo accanto a Cassano. Un gran calciomercato sia in entrata che in uscita, con la speranza che questo possa servire a centrare l'obiettivo europeo. Andiamo ad analizzare quanto accaduto in quest'inverno così impegnativo per la società blucerchiata, che si è messa all'opera con largo anticipo.

Massimo Ferrero, 63 anni, con Luis Muriel, 23, e Samuel Eto'o, 33.

I fuochi d'artificio sono l'immagine migliore per descrivere le operazioni in entrata della società blucerchiata. Del 4-3-3 che ha portato la Samp al terzo posto c'era poco da cambiare: qualche occasione poteva esser colta, ma in realtà si è deciso per una totale rivoluzione. Da quando si è capito che Gabbiadini sarebbe effettivamente andato al Napoli, Mihajlovic ha svoltato sul 4-3-1-2. Da qui la decisione di passare a un mercato effervescente.
Il colpo dell'inverno è stato Samuel Eto'o, arrivato dall'Everton dopo essersi liberato dal contratto che lo legava all'Everton. Tre anni e mezzo di contratto, nei quali si trova anche l'anno da dirigente che la Samp gli ha offerto. Un colpaccio mediatico, ma bisognerà vedere anche come si adatterà il camerunense alla nuova Serie A: se l'attaccante non è quello del Triplete interista, neanche la massima serie italiana è così difficile. Ergo potrebbe esser subito utile e aiutare la Samp a centrare il tanto cercato obiettivo europeo.
Un altro colpaccio - almeno in prospettiva - è quello di Luis Fernando Muriel. Personalmente sono innamorato del colombiano, capace di farmi rivedere in alcune occasioni il primo Ronaldo interista. Tuttavia, i dubbi sulla sua tenuta fisica sono tanti: quest'anno all'Udinese non ha praticamente messo piede in campo e nel 2013-14 il rendimento è stato deficitario. Per tornare quello visto tra Lecce e il primo anno in bianconero, bisognerà aspettarlo.
Un altro che merita di essere atteso è Joaquin Correa, arrivato per otto milioni di dollari dall'Estudiantes de La Plata. Il club argentino ha come presidente Juan Sebastian Veron, che ha pesato nella decisione del giovane trequartista di andare alla Sampdoria. Classe '94, dovrà assorbire l'impatto con la Serie A e il calcio europeo. Certo è che il ragazzo è molto interessante, che ha margini di miglioramento notevoli e che nel 4-3-1-2 potrebbe rivelarsi quello che Pastore è stato per il Palermo qualche anno fa. Tutto sta nel dargli il giusto tempo e la fiducia necessaria (Mihajlovic speriamo non commetta errori in questo).
Infine, le altre operazioni sono servite ad avere altri ricambi. Coda è arrivato nell'operazione Muriel e sarà utile per rimpiazzare Fornasier, andato in prestito. Bonazzoli è un classe '97 promettente, ma è stato pagato tanto. L'Inter potrà riscattarlo nei prossimi anni, ma per ora l'attaccante rimane a Milano a far la spola tra prima squadra e Primavera. Acquah sostituirà Krsticic, Frison prende il posto di Da Costa e Muñoz rimarrà per sei mesi in prestito, prima di andare al Milan. Varga e Hromada sono arrivati come compensazione per la metà di Beltrame, mentre Muzzi jr. rimpinguerà la rosa della Primavera blucerchiata.
OPERAZIONI IN ENTRATA: voto 7.5


Se è in entrata si è fatto tanto, in realtà è in uscita che il compito era difficile. Il d.s. blucerchiato Osti doveva piazzare molti giocatori e ha avuto a che fare con delle uscite inaspettate. La prima perdita imprevista è stata quella di Manolo Gabbiadini, passato al Napoli. I partenopei hanno pagato 13 milioni di euro le due metà di Juve e Samp. Il timore della società di Corte Lambruschini era di perdere l'attaccante a giugno a favore della Juventus. Una paura che ha spinto a lasciar partire il numero 11 anche contro il parere di Mihajlovic.
Un'altra operazione dolorosa e imprevista in uscita è stata quella riguardante il capitano Daniele Gastaldello. Colonna della Samp dal 2007, il numero 28 è stato in grado di guadagnarsi la fiducia dei tifosi e di quasi tutti i tecnici che sono passati sulla panchina blucerchiata. L'offerta di un triennale l'ha attratto troppo: in fondo il Bologna tornerà a breve in A e il progetto americano sembra importante. Difficile dire di no, comprensibile il suo addio.
Un altro trio che ha seguito il difensore a Bologna è quello rappresentato da Gianluca Sansone, Angelo Da Costa e Nenad Krsticic. Tutti prestiti, ma il portiere andrà in scadenza a giugno e quindi rimarrà in Emilia, così come ci sono buone possibilità che anche Sansone stia al Dall'Ara. Diverso il discorso per il serbo, per il quale c'è un diritto di riscatto, ma c'è anche una minima chance di tornare in blucerchiato. Tutte e tre le operazioni hanno un senso: Sansone trovava poco spazio con Mihajlovic, Da Costa era diventato il terzo portiere con il ritorno di Romero e Krsticic stava perdendo smalto a forza di stare in panchina.
Fedato ha lasciato Genova per Modena: operazione in prestito, inevitabile viste le poche presenze e il passaggio al 4-3-1-2. Anche Fornasier è andato alla caccia di continuità a Pescara: la cosa migliore, visto che secondo l'ex Manchester United ha un bisogno disperato di giocare per crescere. Beltrame è tornato alla Juve, mentre Hromada - appena trasferitosi alla Samp - è stato subito girato alla Pro Vercelli in B. Due considerazioni finali: a) il mercato è stato positivo perché tutte le operazioni in uscita sono state colmate con le entrate adeguate; b) un peccato che Wszolek non abbia accettato il Pescara: meglio giocare in B per sei mesi che stare un anno fermo in una squadra di A.
OPERAZIONI IN USCITA: voto 7.5

03 febbraio 2015

Il peggiore degli incubi.

Forse il calciomercato ha distratto molti dalla realtà. Forse l'arrivo di uno come Eto'o ha fatto pensare non solo che potessimo puntare all'Europa, ma che ce la meritassimo. Mettiamola così: il 5-1 subito da un normalissimo Torino all'Olimpico farà bene in ogni caso. Ora siamo tutti arrabbiati, ma chissà che domani non frutti qualche esperienza in più. E comunque le colpe sono ben chiare senza timore di smentita.


La trasferta di Torino arriva in un momento estatico per la Samp. Se togliamo la polemica del gol-non gol di Morganella nell'ultimo Samp-Palermo, la presentazione di Eto'o e il calciomercato hanno portato solo gioie in questo mese di gennaio. La Samp è sempre a due punti dal terzo posto, ma il Torino viene da sette risultati utili e vuole continuare la striscia positiva. I blucerchiati si presentano all'Olimpico con il ritorno al 4-3-3: Bergessio ed Eder sono ai lati di Okaka, mentre a centrocampo Soriano torna al ruolo di mezzala. Diverso l'atteggiamento del Torino, che punta sul solito 3-5-2 con Martinez accanto a Quagliarella.
In realtà, il primo tempo della Samp non esiste: un destro flebile di Eder e un debole colpo di testa di Silvestre sono tutto quello che gli ospiti producono nei primi 45'. Dove, invece, il Torino fa quel che vuole. A cominciare dal 15', quando Quagliarella porta in vantaggio i padroni di casa: sponda aerea di un compagno su corner e l'ex attaccante blucerchiato sfrutta una dormita di De Silvestri per realizzare l'1-0. La partita scorre inerme, finché Silvestre non perde Glik su corner e regala un penalty agli avversari: dal dischetto sempre Quagliarella è implacabile e firma il 2-0, nonostante Viviano tocchi la palla. Benassi potrebbe anche segnare il 3-0, ma il suo tiro è centrale.
La ripresa non cambia copione: la Samp acquista un po' di dinamismo con l'entrata di Duncan per Bergessio, ma sostanzialmente la gara rimane in mano alle ripartenze del Torino. Su una di queste, Quagliarella trova l'hat-trick al 67': buco di Romagnoli e destro in diagonale dell'attaccante granata. A questo punto, la beneficenza prosegue imperterrita: appena entrato, Amauri trova il 4-0 al 72', sfruttando un rimpallo con Silvestre e battendo Viviano. La Samp allevia i dolori con un bellissimo gesto tecnico di Obiang, che trova un gol di tacco grazie a una disattenzione di Padelli su assist di De Silvestri. Tuttavia, è una fiammata. Benassi e Maxi Lopez sfiorano il quinto, finché a battere Viviano non ci pensa Bruno Peres. Il brasiliano ha umiliato Regini per tutto il match e lo trova impreparato anche al 92': dribbling sul numero 19 blucerchiato e rete del 5-1 finale. Risultato che poteva esser anche peggiore se non fosse stato per Viviano. Grandi fischi dal settore ospiti, rabbia da parte dei tifosi e un addio amaro per Daniele Gastaldello, che da ieri è un nuovo giocatore del Bologna.

Fabio Quagliarella, 31 anni: tre gol per lui ieri da ex.

Viviano 5.5; De Silvestri 5, Romagnoli 5, Silvestre 4, Regini 4; Obiang 5.5, Palombo 5, Soriano 5 (dal 34' s.t. Krsticic s.v.); Bergessio 5 (dal 1' s.t. Duncan 5.5), Okaka 5, Eder 5.5 (dal 25' s.t. Eto'o s.v.) - pagelle già pubblicate su SampNews24

A mente fredda, è più facile ragionare su quella che può essere chiamata tranquillamente con il suo nome: disfatta. Una sconfitta senza se e senza ma, senza scusanti e di cui tutti - staff tecnico e giocatori - si devono vergognare. Non si possono prendere cinque gol in una situazione normale, figuriamoci giocando così e in un momento del genere. Inutile riempirsi la bocca di Europa e terzo posto se poi le prove successive alle dichiarazioni entusiaste sono queste.
Mihajlovic ha schierato un inspiegabile 4-3-3 dopo che finalmente la squadra aveva assorbito il passaggio al 4-3-1-2. Un modulo - quello col trequartista - che la Samp stava facendo fatica ad accettare, ma le vittorie contro Empoli e Parma avevano dimostrato che il materiale su cui lavorare c'era. E si sperava che l'arrivo di Eto'o - entrato a metà del secondo tempo - potesse ulteriormente migliorare questo buon momento.
L'importante era mantenere alta l'attenzione e la cattiveria: doti che sono mancate in quel di Torino. Se si analizza a mente fredda la dinamica dei cinque gol avversari, quattro di essi hanno luogo grazie a singole disattenzione difensive. I quattro della retroguardia hanno sulla coscienza un gol a testa: un evento che raramente accade. Un'equa redistribuzione delle colpe che credo abbia pochi precedenti nella storia del calcio.
Ora ci attende il Sassuolo al Ferraris. Di Francesco dovrà fare a meno di tutto il tridente d'attacco: Zaza, Berardi e Sansone sono squalificati, in più mancheranno gli infortunati Terranova e Longhi. C'è la situazione ideale per un rilancio, specie a mercato chiuso. Tuttavia anche la gara di Torino sembrava facile e invece è arrivato un 5-1 per i granata. Attenzione, perché il peggiore degli incubi l'abbiamo già vissuto domenica. E io non ho voglia di altri replay.

Samuel Eto'o, 33 anni, prova a dare indicazioni a Pedro Obiang, 22.