21 luglio 2015

Negazionismo calcistico.

Ci risiamo. Un'altra volta, forse l'ennesima. È dal dicembre 2010 che buona parte del popolo doriano, forse la maggioranza, aspetta il ritorno del suo profeta. Non uso il termine "profeta" a caso: per una qualche vaga ragione, la fede blucerchiata ha in Antonio Cassano il suo messia, a prescindere da quello che è successo in passato e di come questi fatti possano aver affievolito quello straordinario feeling.

Cassano e il Parma, un'avventura conclusasi a gennaio.

È necessario un riassunto delle puntate precedenti, come in una buona telenovela che si rispetti (e questa trattativa non ci va lontano). Ci siamo lasciati tre anni fa, con un mio pezzo che parlava dello stesso argomento: Cassano vicino al ritorno alla Sampdoria, magari con Rafa Benitez alla guida dei blucerchiati. Poi il viaggio di Sensibile a Londra andò male e i Garrone non ritennero necessario potenziare la squadra con il ritorno del figliol prodigo.
Nel frattempo, la Sampdoria ha passato due campionati di A pessimi (14° e 12°), con un cambio di d.s., l'allontanamento dell'amministratore delegato, tre allenatori diversi e infine il passaggio di presidenza da Garrone a Ferrero. L'ultima annata è stata molto positiva e forse sarebbe meglio mantenere il gruppo attuale e aggiungere qualche pezzo nuovo. Magari ragazzi che potrebbero potenzialmente esser rivenduti con una plusvalenza.
Cassano, invece? Beh, Antonio come al solito ha fatto quello che gli pareva. Disse nel lontano gennaio 2011, alla presentazione con i rossoneri: «Sarà l'ultima tappa della mia carriera, stavolta è l'ultima occasione. Se sbaglio al Milan, sono da manicomio». Ovviamente sbaglia e passa all'Inter nell'estate 2012 nello scambio con Pazzini, lanciandosi nell'ennesima dichiarazione sbagliata: «Sopra al Milan solo il cielo? Dopo il cielo c'è l'Inter».
Tutti a ridere in sala stampa. Beati loro: è l'ennesima sparata da cazzaro di chi proprio non impara mai. Altro che figli e responsabilità: Cassano rimane Cassano. E infatti discute con Mazzarri e va a Parma. In Emilia lo aspetta una grande annata, ma il perché della sua partenza è nel suo stile: «Mazzarri mi ha mandato via. Le uniche persone che rispetto nel calcio sono Ghirardi e Leonardi: non volevo venire qui perché ho paura di deluderli».
Non le deluderà, ma come al solito ci vede benissimo (come ha dimostrato l'andazzo della vicenda societaria gialloblu). A quel punto è arrivata la risoluzione e l'attesa per sei mesi. Una proposta indecente alla Samp, che fermò tutto per volere di Mihajlovic. Ora ci riprova. Tanto Cassano è un maestro nel rimangiarsi le promesse: «Se non arriva nessuna proposta entro giugno, smetto», aveva detto a gennaio. Continua ad allenarsi, chissà perché...
Ora, non sarò certo io a negare l'affetto che Cassano può provare verso la Sampdoria. L'ha detto in tutte le salse e forse non ha ancora trovato una squadra perché manchino le offerte (le fanno a Osvaldo, figuriamoci a Cassano), ma perché Fantantonio aspetta SOLO la Sampdoria. Il problema semmai qui è un altro. Come dice un andazzo italiano: «Le parole e i fatti non si pesano nella stessa bilancia».


Già, perché tutto sommato Cassano ha promesso la sua fedeltà un po' ovunque. Che fosse Inter, Milan, Parma o nazionale, i buoni propositi non sono mai bastati. Alla fine, lui ha fatto sempre il bello e il cattivo tempo come preferiva. Certo, sul campo c'è stato poco da dire: a Parma ha disputato un 2013-14 straordinario (12 gol, 7 assist), mentre sulla sponda nerazzurra di Milano è andata così così. Tuttavia, la classe del 99 non è oggetto di dibattito.
Quel che si dibatte è che l'amore - quando si spezza - non si ricuce. Un connubio così perfetto, come quello che la Samp e Cassano hanno avuto fino alla discussione del suddetto con Garrone senior, è qualcosa di talmente ben costruito che è difficile poi far finta di niente e tornare al passato. Del resto, le dichiarazioni di fedeltà di Fantantonio sono da prender con le pinze.
Ma sopratutto: Cassano serve alla Sampdoria? La risposta è no. È uno dei migliori talenti italiani (così nessuno mi accuserà di averlo sottostimato), ma la Samp schiera già Éder e Muriel come seconde punte. E chi dice che questi ultimi possono fare i centravanti, si sta solo prendendo in giro. Davanti c'è solo Bonazzoli e Okaka è in uscita. Manca un 9 classico, non gli assist (ci penseranno Correa e Soriano).
Eppure leggo sulla rete di proclami di ritorno e di grande eccitazione. Una fibrillazione così da parte dei tifosi della Samp non la vedo dall'estate del 2008, quando la Samp sfiorò a più riprese l'arrivo di Andriy Shevchenko dal Chelsea. Poi l'ucraino scelse un inglorioso ritorno al Milan (ben gli sta: 26 presenze stagionali, due gol!) e la Samp prese Pazzini.
Sul mercato c'è una marea di gente che la Samp potrebbe monitorare. Eppure - come nei casi Zukanovic e Silvestre - la società punta semplicemente su quello che ha sotto gli occhi. C'è mancanza di memoria nella dirigenza, che forse ha scordato quanto avvenuto cinque anni fa. In Ferrero, che non pensa a un altro Correa, ma solo a un modo per ingraziarsi i tifosi.
Al di là che Cassano accetti o meno la proposta (riportata da SampNews24: rimane solo l'ostacolo Zenga), ormai poco importa. L'ambiente, la dirigenza, l'idea di mercato blucerchiata han già perso. Poco importano i risultati se il pensiero fisso è semplicemente riportare a casa qualcuno che ha già tradito una volta. Siamo di fronte al negazionismo calcistico, di sé stessi e delle proprie prospettive. Tanti auguri.

Antonio Cassano, 33 anni, vuole il ritorno alla Sampdoria.

14 luglio 2015

FERRARIS CALLING: Kosuke Ota

Buongiorno a tutti, ragazzi. La stagione è iniziata, ma è da un po' di tempo che non scrivo qualcosa. Così ho pensato di proporvi qualche consiglio per gli acquisti estivo è giusto provare a lanciare qualche idea per la Samp 2015-16. Oggi voglio parlare di Kosuke Ota, l'uomo che (forse) risolverebbe i problemi blucerchiati sulla fascia mancina di difesa (e di cui ho parlato sul mio blog nel dicembre scorso).

© Kaoru Watanabe

La Sampdoria si prepara a una nuova stagione: la 2015-16 sarà l'annata delle conferme, nel senso che bisognerà ripetere un rendimento di un certo livello, da parte sinistra della classifica. Lo ha confermato Zenga in conferenza stampa e si sa come funziona con le conferme. L'ha spiegato una volta Steve Jobs: «C'è un principio classico nel mercato, chiamato la "sindrome del secondo prodotto": deriva dal non riuscire a comprendere qual'è la componente che ha reso il tuo primo prodotto così di successo. Mi è capitato alla Apple». Un interrogativo che colpì Jobs anche quando lavorava alla Pixar. E che potrebbe capitare anche a Massimo Ferrero e soci, desiderosi di ripetere una buona annata come quella del 2014-15.

Per farlo, sarà importante non sbagliare alcune mosse. Tra queste, il rinnovamento di alcuni protagonisti della Sampdoria. Ci sono due posizioni in cui la squadra blucerchiata ha un urgente bisogno di cambiamento. La prima è quella del regista, dove Angelo Palombo ha faticato, mentre Pedro Obiang - il più adatto (ma non l'ideale) per ricoprire quella posizione - ha lasciato Genova per la sponda Hammer di Londra. La seconda assenza - forse ben più grave - è quella di un terzino sinistro. Una piaga che ha ricoperto la Samp fin da quando Reto Ziegler ha lasciato Genova per la Juventus. Tanti gli interpreti. Nell'ordine cronologico: Castellini, Costa, Estigarribia, Poulsen, Gavazzi, Regini, Mesbah. Nessuno di loro ha mai convinto fino in fondo.


COME MAKOTO SODA - Per questo, la Samp dovrà cercare qualcuno in quella posizione. E allora tanto vale puntare lo sguardo dove i soldi e le occasioni lo consentiranno. Si potrebbe tentare in Giappone, dove c'è un giocatore che si sta mettendo in luce sia con il proprio club che in nazionale. Sto parlando di Kosuke Ota, classe '87 dell'F.C. Tokyo. Ragazzo ormai esperto in J-League (ha superato le 200 presenze nel campionato giapponese negli ultimi tempi), Ota è una colonna della squadra della capitale, che ha per tecnico proprio un italiano: Massimo Ficcadenti sta vivendo un'avventura proficua in terra nipponica e il suo Tokyo è attualmente terzo in classifica.

Se si cerca qualche contributo su YouTube riguardo Ota, il primo video che spunta è quello riguardante una collaborazione tra la J-League e l'anime Tsubasa Oozora (meglio noto in Italia come Holly & Benji). Le battute che accostano i giocatori giapponesi a questo cartone così importante per molti bambini italiani degli anni '80 e '90 si sprecano, ma in realtà il video mette in risalto la prima qualità di Ota: il piede mancino. Un suo compagno di squadra lo sfida a ripetere il tiro di Makoto Soda dell'Azumaichi (nella versione italiana è Ralph Patterson dell'Artic), un terzino destro in grado di dare alla palla un effetto clamoroso.

Ota ci pensa e poi si prepara per il Kamisori Shot. Il suo compagno Ishihara gli porge il pallone e lui colpisce la palla con un effetto notevole. La telecamera stacca dopo due secondi di ripresa, dando l'impressione che la palla sia entrata proprio nell'anime. Ma anche togliendo il finale, colpisce la capacità di calcio del terzino dell'F.C. Tokyo. Lui è soddisfatto, ma non sa che in realtà - tra i video che associano l'anime e la massima lega professionistica in Giappone - il suo è quello più vicino alla realtà.


KAZU CALLING - La storia di Ota è particolare. Ha iniziato a giocare a calcio alla tenera età di cinque anni fino a esser cercato dalle migliori università del Giappone. C'è però un personaggio che gli impedisce di frequentare l'università, ovvero quel Kazu Miura che abbiamo visto in Italia con la maglia del Genoa. In terra nipponica King Kazu è una star e vorrebbe Ota nella sua squadra, lo Yokohama F.C. Puoi dire di no a una leggenda? Ota ha qualche dubbio, ma non si può rifiutare una chiamata del genere. E allora Ota esordisce a soli 19 anni in seconda divisione, per poi giocare ben 17 gare a vent'anni nella massima serie giapponese. Dopo l'avventura con lo Yokohama, sceglie lo Shimizu S-Pulse per continuare la sua crescita.

Vince un premio fair play e diventa un prospetto considerato anche in Europa, dove persino il Twente segue le sue prestazioni. Alla fine, Ota decide di continuare la sua avventura in Giappone, dove è cresciuto ulteriormente con la maglia dell'F.C. Tokyo. In tre anni, si è affermato come il titolare della fascia sinistra di difesa, nonché come uno dei migliori giocatori dell'intera J-League. Nella stagione 2014, Ota è stato anche inserito nella top 11 della J-League, la sua prima volta in carriera.

NUOVO PROTAGONISTA - Questo perché la sua crescita è ormai sotto gli occhi di tutti. Ota è nato come centrale difensivo, ma già nel periodo trascorso a Yokohama il suo allenatore, l'ex nazionale Satoshi Tsunami, l'aveva spostato sulla fascia mancina. Poi ha cominciato anche a prendersi la responsabilità dei calci piazzati, diventandone negli ultimi tempi uno dei migliori esecutori in Giappone. Ora è tempo di prendersi anche qualche vittoria: la sua bacheca è per ora vuota, ma chissà che un trasferimento in Europa non interrompa il tutto.

La vera esplosione è avvenuta da quando veste la maglia dell'F.C. Tokyo. Basti guardare il suo rendimento e la sua posizione nella classifica assist alla fine di ogni stagione: quinto nel 2013 (nove assist), quarto nel 2014 (dieci), primo finora nel 2015 (a quota nove, a pari merito con Naoyuki Fujita del Sagan Tosu). Una crescita visibile, che l'ha portato a far parte in maniera fissa della nazionale giapponese.

Ota aveva alle spalle un Mondiale U-20 e una sola presenza con il Giappone nel lontano 2010. Dopo il deludente Mondiale brasiliano, il neo-ct Aguirre ha cominciato a convocarlo per le amichevoli, finché il terzino non ha fatto parte della spedizione per la Coppa d'Asia di quest'anno. Non ha mai giocato, ma continua a esser nei piani anche del ct Halilhodzic, subentrato al messicano nel febbraio scorso. L'unico problema per Ota è il titolare della fascia sinistra in nazionale, quel Yuto Nagatomo che è stato a lungo titolare anche nell'Inter degli ultimi anni.


AFFARE FATTIBILE - La verità è che Ota risolverebbe tre problemi in uno per la Sampdoria. Il primo è quello della fascia sinistra di difesa: come detto, i blucerchiati soffrono la mancanza di interpreti da diverse stagioni e un acquisto come Ota - con l'età giusta e nel momento migliore della sua carriera - potrebbe rivelarsi fondamentale. Il secondo è quello delle punizioni. Non neghiamo la realtà: nonostante l'inventiva di Mihajlovic sugli schemi da piazzato, la Sampdoria quest'anno è solamente 12° nella classifica dei gol segnati su calcio-piazzato secondo i dati Squawka. Questo però contando l'intera stagione.

Se invece facessimo partire la graduatoria dall'inizio di gennaio, la situazione sarebbe diversa. Senza l'apporto di Manolo Gabbiadini (giocatore importantissimo sul fondamentale del calcio da fermo), la Samp è 19° in graduatoria. A riprova di come né la soluzione Palombo né quella di Muriel abbiano funzionato. Ota potrebbe risolvere questa mancanza con il suo ottimo mancino, capace di pennellare una trentina di assist nell'ultimo triennio in J-League.

Il terzo problema è una considerazione puramente personale: la Samp non rischia. Sul mercato, i blucerchiati raramente si sono messi in gioco con un investimento particolare. L'esempio che mi viene in mente è l'Udinese, che in quest'estate si gode il suo nuovo stadio. Uno stadio ricostruito non grazie a un magnate che ne fa le fortune, ma grazie alle plusvalenze ottenute con acquisti all'apparenza rischiosi, ma in realtà redditizi. La Samp, quando ci ha provato (leggi casi Fornaroli e Mati Rodriguez), si è spesso scottata (o si è bruciata da sola non schierandoli?). Ma non sarà il caso di dar più fiducia a questi tipo di investimenti?

Il calcio giapponese non è un territorio inesplorato. Non è un calcio esoso, nel quale i club chiedono cifre abnormi. Lo stesso F.C. Tokyo ha appena venduto la sua stella Yoshinori Muto al Mainz per tre milioni di euro. Ma Muto è un giocatore con uno status da fuoriclasse, è sulla cresta dell'onda e ha appena 22 anni. Le condizioni di Ota sono ben diverse: è in nazionale, ma è una riserva. È un buon giocatore, ma ha 28 anni, quindi è maturo e pronto per una nuova esperienza.

Guardate l'Udinese: ha preso Ali Adnan, considerato il Bale d'Iraq. Molti pensano a un'iperbole, ma vedremo a maggio 2016 quale sarà stato il risultato. Il prezzo di Ota non è neanche proibitivo: transfermarkt.com segnala un prezzo d'acquisto da 1,5 milioni di euro. Minore dei quasi tre che la Samp spenderebbe per Zukanovic, giocatore inferiore al giapponese. Spero che la Samp possa rischiare di più invece di cadere nel solito riciclaggio di giocatori.