25 aprile 2016

È fatta.

È fatta. La matematica non ci consegna ancora verdetti certi, ma la vittoria per 2-1 della Samp contro la Lazio mette la parola fine a questo travagliato campionato. Con un modico +8 sul Palermo, la corsa salvezza dei blucerchiati ha raggiunto il suo epilogo. E poco importa che ci siano ancora tre gare alla fine: questo stillicidio chiamato 2015-16 è finalmente giunto a conclusione.

Simone Inzaghi, 40 anni, alla prima sconfitta da mister della Lazio.

La Samp si presenta alla penultima in casa con un 3-5-2 totale: niente trequartista, Soriano e Correa in panchina. Davanti c'è ancora Muriel, ma stavolta accanto a lui c'è Quagliarella. Gli ospiti invece puntano sul 4-3-3 della nuova gestione Inzaghi, con Keita e Candreva che affiancano l'unico terminale offensivo Djordjevic.
Il problema è che dopo tre minuti la Lazio è già in vantaggio: Candreva temporeggia e mette in mezzo, dove un maldestro Silvestre si perde totalmente Djordjevic, libero di incornare di testa per l'1-0 ospite. Bella mazzata, considerando che la Samp deve ancora conquistare una tranquilla posizione in classifica e le notizie giunte da Frosinone-Palermo non sono delle migliori.
La Lazio è abbastanza arrembante, sfruttando la prestazione dei due esterni, che però sono inconcludenti sotto porta. Prima Keita salta tutti ma spara a lato una volta arrivato davanti a Viviano, Candreva, invece, è solo in area, ma si prende uno stop di troppo e alla fine Dodô lo recupera, stoppandogli il tiro.
Fortunatamente al 18' i padroni di casa trovano il pari: passaggio in profondità di Krsticic per Quagliarella, che però decide di lasciar passare il pallone. Gentiletti lascia un buco in mezzo all'area, dove s'infila Fernando, non seguito da Lulic: il destro del brasiliano non lascia scampo a Marchetti per il pareggio.
Muriel ci riprova al 22' su punizione (stranamente lasciata da Fernando), ma il pallone sibila alla destra di Marchetti. Da quel momento in poi, la Samp sparisce e lascia l'iniziativa ancora agli ospiti. Ci vogliono due miracoli di Viviano per chiudere il primo tempo in parità: il primo è su Keita, servito da Lulic in profondità.
Il secondo arriva sull'ennesimo calcio di rigore concesso in maniera ingenua dalla Samp, con Dodô che stende Keita in area senza alcun motivo. Dal dischetto si presenta Candreva, che ha un modo di calciare standard: pallonetto o incrocio sulla sua sinistra. Viviano capisce l'andazzo e si tuffa per neutralizzare il penalty, il secondo in una settimana.
Nel secondo tempo, la partita è per ritmi un'amichevole estiva: la Lazio arretra il baricentro e si fa meno pericolosa, mentre la Samp non riesce a concretizzare una mole di gioco superiore alla prima frazione. Muriel e Quagliarella impegnano Marchetti, che però si disimpegna bene su entrambi. Djordjevic ha la palla del 2-1 al 68', ma manca l'impatto con la palla da solo in area.
La fortuna vuole che la Samp passi in vantaggio al 78'. Soriano si guadagna astutamente una punizione: Fernando mette in mezzo e Silvestre incorna, trovando una grande respinta di Marchetti. La palla danza sulla traversa e poi torna giù, con Diakité che sembra anticipare tutti, anche i compagni (De Silvestri rimedia una gomitata): è il vantaggio blucerchiato.
La Lega poi assegnerà il gol al numero 29, ma intanto è 2-1: la Lazio improvvisamente si gioca la carta Morrison e si butta in avanti, creando un'unica occasione al minuto 94. Il giovane Skriniar - entrato nel finale per Dodô - concede una punizione per Biglia, che scavalca la barriera ma trova ancora Viviano. Il fischio finale di Rizzoli chiude la stagione della Samp con la salvezza.

Fernando Lucas Martins, 24 anni, al quarto gol in campionato.

Viviano 7.5; Diakité 6.5, Silvestre 5.5, Cassani 6; De Silvestri 6, Krsticic 5.5 (dal 28' s.t. Soriano 6), Fernando 7, Barreto 6, Dodô 5 (dal 46' s.t. Skriniar s.v.); Muriel 5 (dal 20' s.t. Correa 6), Quagliarella 6.5 - già pubblicate su SampNews24

Mi hanno stupito le dichiarazioni dei giocatori della Lazio al termine della gara, quasi defraudati di una vittoria che gli dèi del calcio avrebbero dovuto assegnargli d'ufficio. Su tutti il tecnico Simone Inzaghi, incapace di capacitarsi di una sconfitta come questa. Però la Lazio si è vista (bene) solo nel primo tempo, creando pochissimo nella ripresa: mah.
Non nego che al momento dell'1-0 di Djordjevic ho pensato: «La prossima andiamo a Palermo e siamo a +5. Se perdiamo questa e quella in Sicilia, retrocediamo sicuro». Per fortuna, il gol di Fernando e i tanti errori sotto porta della Lazio - uniti alle parate di Viviano - hanno cambiato il corso della gara e ora respiriamo.
E il futuro? Tendo a non esser ottimista di natura. Mi definisco un realista, per cui vi dico che non so cosa accadrà: la presidenza Ferrero mi sembra ristretta di prospettive, con l'obiettivo di tirare a campare. A stadio e centro sportivo non ci credo finché non li vedo, figuriamoci al rinforzo della squadra. Posso solo sperare che avere Montella dall'inizio produca esiti diversi.
Il bilancio stagionale di questo 2015-16 è un pianto: siamo partiti per giocarci quattro partite con cui saremmo dovuti entrare in Europa League e invece a tre giornate dalla fine non possiamo ancora dirci matematicamente salvi. A inizio anno pensavo che rimanere nella parte sinistra della classifica con l'Europa a tenerci impegnati sarebbe stato impensabile.
Era però un sacrificio, uno scambio che avrei fatto volentieri. Sei partite di Europa League (più le quattro per arrivarci) sarebbero valse molto più del campionato melenso, sofferto e incolore che abbiamo fatto. Ci vorrebbe una rivoluzione in campo e fuori, cambiando il d.s. e portando una nuova guida per la Samp. Ma non avverrà: accontentiamoci della salvezza per ora.

Massimo Ferrero, 64 anni, ed Emiliano Viviano, 30, in festa al fischio finale.

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