09 maggio 2016

Un anno da dimenticare.

Ci è voluta qualche ora per sbollire non tanto la rabbia, quanto lo smarrimento nel vedere lo spettacolo del "Ferraris" di ieri pomeriggio. Spesso si parla (a sproposito) del derby che «cambia la stagione», anche se quest'annata non sarebbe stata salvata neanche da una stracittadina stra-vinta. Invece, il 3-0 finale del Genoa su(i resti de)lla Samp è stato svilente.

La Gradinata Sud colorata per l'occasione: una delle poche cose da salvare.

Le due squadre si presentano con moduli speculari. Con le assenze a centrocampo, Montella decide di schierarsi a specchio per prevenire le avanzate avversarie. A sorpresa, c'è Cassano dall'inizio accanto a Quagliarella. Per Gasperini il 3-5-2 vede Suso in appoggio a Pavoletti, con Laxalt e Ansaldi sulle fasce, mentre Rigoni è leggermente più avanzato rispetto al resto della mediana.
Pronti, via e la Samp è subito in svantaggio. In un delirio collettivo difensivo, il Genoa va in vantaggio. Rigoni (solo) serve Ansaldi in corsa, che taglia la difesa blucerchiata come il burro (non seguito da Dodô) e mette in mezzo: il cross non è granché, ma Viviano scivola e Silvestre si perde Pavoletti, che segna l'1-0 e il terzo gol in un derby della Lanterna.
Il vantaggio ammazza una Samp già poco brillante. Tre minuti e c'è pure il rischio del raddoppio "ospite", con Dzemaili che tenta di cogliere Viviano fuori dalla porta da 40 metri. Il Genoa sembra padrone della partita, tanto da raddoppiare al 26': Suso punta Cassani, si sposta il pallone sul mancino e neanche l'ulteriore marcatura di Silvestre gli impedisce il tiro.
Dopo il 2-0, lo spagnolo esulta sotto la Sud in maniera provocatoria, ricordando Palladino quasi sette anni fa e causando l'ira di Viviano, che si becca un giallo. Peccato che i blucerchiati siano inesistenti, aggrappati alla venia di un Cassano che gioca da fermo. La Samp è tutta nell'occasione del minuto 33, quando Cassano pesca Soriano, che però centra Lamanna da buona posizione.
Pavoletti (due volte) e Rigoni hanno persino l'occasione per il 3-0, se non fosse che per poca precisione o per la difesa blucerchiata il terzo gol non arriva. Si va all'intervallo con la consapevolezza che c'è bisogno di un secondo tempo diverso: peccato che il canovaccio sarà praticamente identico.
La Samp ha qualche folata, ancora grazie a Cassano, che mette Quagliarella solo davanti a Lamanna: peccato che il 27 blucerchiato spara addosso al portiere del Genoa. Il Genoa gestisce: ogni tanto si fa vedere con qualche tiro dalle parti di Viviano, ma pensa prima di tutto a non prenderle. Ansaldi e Laxalt sono l'incubo della difesa doriana.
Le speranze di pareggio si chiudono con due fotografie. La prima al minuto 74, quando il Genoa segna il 3-0 in contropiede. Pessima gestione del pallone di Correa, che sbatte su Sala e regala ai rossoblu un contropiede in campo aperto. Cassani sbaglia il fuorigioco e Laxalt si presenta davanti a Viviano, che lo ferma. Sulla ribattuta, però, Pavoletti serve Suso per il 3-0 a porta vuota.
Due minuti più tardi, la giornata si conferma storta: gran destro di Fernando dai 25 metri, traversa a Lamanna battuto. Sulla respinta, Quagliarella è solo per schiacciare di testa in rete, ma la sua incornata finisce tra le braccia del portiere avversario. Paradossalmente, sono Pavoletti e Tachtsidis a sfiorare il 4-0. Finisce con uno scarto magari troppo grande, ma con un derby a senso unico.

Suso, 22 anni: seconda nel derby di Genova, doppietta al ritorno.

Viviano 5.5; Diakité 5, Sivlestre 5, Cassani 4.5; De Silvestri 5 (dal 12' s.t. Correa 5), Soriano 4.5, Palombo 4.5 (dal 27' s.t. Sala 5.5), Fernando 5, Dodô 4; Cassano 6; Quagliarella 4.5 (dal 39' s.t. Muriel s.v.) - già pubblicate su SampNews24

Spesso si parla (a sproposito) di supremazia cittadina. Forse perché sono di Roma e non vivo la rivalità annuale, ma non può fregarmene di meno se i risultati sono questi. La stagione è stata brutta al di là del pessimo derby giocato ieri. E per chi parla un po' più di presente e meno di storia, dal ritorno del Genoa in A la Samp è stata davanti solo quattro volte su otto stagioni.
Rivalità cittadina a parte, ora si parla anche di Montella e del suo futuro. Ieri il tecnico ha voluto accusare apertamente Osti di ingraziarsi i tifosi invece di guardare la realtà e oggi leggo di un suo possibile approdo in nazionale. Per l'Italia sarebbe una gran notizia. Per noi anche: al di là del bene che gli voglio, Vincenzino ha dimostrato di esser un grande allenatore, ma non un fine psicologo. Forse ciò che sarebbe servito di più a questi ragazzi.
E la società? Osti ha fatto delle dichiarazioni da compitino a fine gara. Ferrero si è divertito con il drone e poi ha abbandonato la barca a un quarto d'ora dalla fine dopo il 3-0 di Suso. C'è da chiedersi cosa c'è dietro il suo arrivo: viene quasi da dare ragione a chi pensa che Ferrero sia un prestanome per evitare ai Garrone troppa attenzione mediatica sulla loro (pessima) gestione post-2011.
Certo, sarei ingiusto se non mettessi in mezzo anche i giocatori. Forse in generale l'ambiente è il problema. In cinque stagioni post-retrocessione, quattro sono state un fallimento. Sì, anche quella del 2011-12, dove si è risaliti in A, ma solo tramite i play-off dopo aver promesso di ammazzare la B. Si è iniziato con un 0-4, si finisce con un 0-3. Protagonisti diversi, ma l'anno è comunque da dimenticare.

Vincenzo Montella, 41 anni: che ne sarà di lui?

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